..di medie grandezze, facilmente maneggiabile e abbastanza robusta, da usare, o meglio scagliare contro la possente serratura che teneva bloccata Politea all'interno dell'angolo buio. Luana prese la roccia, e scaricò la sua forza nel primo colpo inflitto alla gabbia, sperando in una sua rottura: colpo dopo colpo, il suo viso faceva sempre di più trasparire la sua stanchezza, il suo affliggersi per la non riuscita delle sue azioni, mentre la madre la guardava altrettanto affranta, accasciata a terra, senza forze e senza un modo per aiutare sua figlia, per contribuire alla sua liberazione.
Luana: ".. Non la lascio chi a patire la solitudine.. Nessuno è nato per essere solo.. mia madre non è nata da sola, e di certo non lo diventerà adesso!.." -pensava mentre continuava a colpire a tutta forza quella maledetta serratura, sperando in una sua rottura, e volgendo intanto il suo sguardo al futuro, immaginandosi fra le braccia della madre, accolta dal suo amore e calore, rimpiangendo ogni momento con lei perso o sfumato-.
Intanto Kamelia vagava velocemente per i corridoi della prigionie, gli stessi percorsi in precedenza da Luana, con l'obiettivo di disorientare le guardie che la inseguivano, immettendosi in piccole e grandi stradine, chi più chi meno abbandonate, dimenticate dal tutto e da tutti, loro insieme agli "ospiti" delle numerose celle che costolonavano queste viottole. Kamelia continuava a nuotare a tutta forza, mentre le guardie si erano separate in vie secondarie per cercare di colpirla frammentariamente, da più direzioni, rinchiudendola su tutti i fronti. Kamelia aveva un cervello, conosceva la strategia delle guardie, le classiche che venivano utilizzate per la cattura di qualche malcapitato, e sapeva, ovviamente, come contrastarle appieno: fece un respiro profondo, raccogliendo a sé le ultime forze rimaste, ed accelerò ancor di più cercando di battere in velocità e sul tempo i pedinatori..
Intanto Luana continuava a colpire la serratura che teneva bloccata, rinchiusa, in quel piccolo angolo, la madre:
Luana: "Ma con cosa è stata fatta questa maledetta serratura! è impossibile romperla.." -fermandosi un attimo per riacquisire le energie e ripartire nuovamente nell'operazione di scassinaggio-
Politea: "Lascia stare amore mio.. è inutile.. tutto è inutile qui.. stai solo consumando energie.. risparmiale.. usale per qualcosa per cui vale.. davvero la pena lottare.." -disse faticosamente la madre, mentre, strisciando a terra come i vermi, si avvicinò alle sbarre colpite dalla figlia, appoggiandosi ad esse, ormai troppo stanca per fare troppo, quando quel troppo è poco, e si capisce ciò, si è giunti alla fine-.
Luana osservava in silenzio la madre, pensava, chissà a cosa: forse ai momenti felici del passato? Forse stava guardando così teneramente la madre con l'unica intenzione di abbracciarla, di essere lei la sbarra che in quel momento stava sostenendo Politea? O ancora, forse stava semplicemente amando, stava contemplando la madre, curandola con il suo affetto, e riscaldandola con il suo calore.
Luana: "Qualcosa per cui vale la pena lottare.. è questo il mio qualcosa! Sei tu il mio "qualcosa" e io non lascio indietro ciò che mi appartiene!" -prese la roccia che aveva in mano, e la schiantò pesantemente contro la serratura, spaccando sia l'arma che l'obiettivo, liberando finalmente dalle catene il "qualcosa" che le avevano sottratto- "Ce l'ho fatta.. forse sto sognando.. Mamma.." -si bloccò per un attimo prima di precipitarsi incontro alla madre, abbandonandosi ad un abbraccio profondamente sentito, mentre le lacrime sgorgavano libere, anch'esse svincolate dal controllo delle catene, almeno da parte della giovane sirena, mentre la madre, con le braccia abbandonate a terra, accoglieva la figlia con un singolo sorriso, appena accennato, debole ma sinceramente sentito-.
Intanto Kamelia lungo la sua possente nuotata, si scontrò con diverse guardie sbucate dal nulla, chi schiacciate contro le pareti con grande...
Luana: ".. Non la lascio chi a patire la solitudine.. Nessuno è nato per essere solo.. mia madre non è nata da sola, e di certo non lo diventerà adesso!.." -pensava mentre continuava a colpire a tutta forza quella maledetta serratura, sperando in una sua rottura, e volgendo intanto il suo sguardo al futuro, immaginandosi fra le braccia della madre, accolta dal suo amore e calore, rimpiangendo ogni momento con lei perso o sfumato-.
Intanto Kamelia vagava velocemente per i corridoi della prigionie, gli stessi percorsi in precedenza da Luana, con l'obiettivo di disorientare le guardie che la inseguivano, immettendosi in piccole e grandi stradine, chi più chi meno abbandonate, dimenticate dal tutto e da tutti, loro insieme agli "ospiti" delle numerose celle che costolonavano queste viottole. Kamelia continuava a nuotare a tutta forza, mentre le guardie si erano separate in vie secondarie per cercare di colpirla frammentariamente, da più direzioni, rinchiudendola su tutti i fronti. Kamelia aveva un cervello, conosceva la strategia delle guardie, le classiche che venivano utilizzate per la cattura di qualche malcapitato, e sapeva, ovviamente, come contrastarle appieno: fece un respiro profondo, raccogliendo a sé le ultime forze rimaste, ed accelerò ancor di più cercando di battere in velocità e sul tempo i pedinatori..
Intanto Luana continuava a colpire la serratura che teneva bloccata, rinchiusa, in quel piccolo angolo, la madre:
Luana: "Ma con cosa è stata fatta questa maledetta serratura! è impossibile romperla.." -fermandosi un attimo per riacquisire le energie e ripartire nuovamente nell'operazione di scassinaggio-
Politea: "Lascia stare amore mio.. è inutile.. tutto è inutile qui.. stai solo consumando energie.. risparmiale.. usale per qualcosa per cui vale.. davvero la pena lottare.." -disse faticosamente la madre, mentre, strisciando a terra come i vermi, si avvicinò alle sbarre colpite dalla figlia, appoggiandosi ad esse, ormai troppo stanca per fare troppo, quando quel troppo è poco, e si capisce ciò, si è giunti alla fine-.
Luana osservava in silenzio la madre, pensava, chissà a cosa: forse ai momenti felici del passato? Forse stava guardando così teneramente la madre con l'unica intenzione di abbracciarla, di essere lei la sbarra che in quel momento stava sostenendo Politea? O ancora, forse stava semplicemente amando, stava contemplando la madre, curandola con il suo affetto, e riscaldandola con il suo calore.
Luana: "Qualcosa per cui vale la pena lottare.. è questo il mio qualcosa! Sei tu il mio "qualcosa" e io non lascio indietro ciò che mi appartiene!" -prese la roccia che aveva in mano, e la schiantò pesantemente contro la serratura, spaccando sia l'arma che l'obiettivo, liberando finalmente dalle catene il "qualcosa" che le avevano sottratto- "Ce l'ho fatta.. forse sto sognando.. Mamma.." -si bloccò per un attimo prima di precipitarsi incontro alla madre, abbandonandosi ad un abbraccio profondamente sentito, mentre le lacrime sgorgavano libere, anch'esse svincolate dal controllo delle catene, almeno da parte della giovane sirena, mentre la madre, con le braccia abbandonate a terra, accoglieva la figlia con un singolo sorriso, appena accennato, debole ma sinceramente sentito-.
Intanto Kamelia lungo la sua possente nuotata, si scontrò con diverse guardie sbucate dal nulla, chi schiacciate contro le pareti con grande...