MILANO, 6 giugno 2011 - Le freccette contro i giovani calciatori del City, i vaffa in campo ai suoi tifosi dell'Inter, le multe infinite per la sua supercar parcheggiata sui marciapiedi di Manchester, gli spari con una scacciacani in centro a Milano. Finora le chiamavano "balotellate", ma la visita dell'attaccante della nazionale a Scampia in compagnia di due boss è il nuovo capitolo di una lunga serie di testa-coda. Oggi però Mario Balotelli ha voluto spiegare l'accaduto e lo ha fatto con un comunicato dalle pagine del suo sito. "Una mattina ho prima visitato i quartieri Spagnoli, dove ricordo di aver giocato a calcio per strada con dei bambini, poi ho attraversato il quartiere di Scampia. Dopo poco ho chiesto io stesso di venir via perché mi son reso conto che la situazione poteva essere pericolosa".
"Dopo aver visto il film Gomorra, che mi ha molto colpito, sapevo che a Napoli c'è un'altra realtà. Anche in Brasile ho chiesto di poter vedere le favelas"
GOMORRA — Ecco il testo del racconto: "Circa un anno fa sono stato invitato a Napoli per ritirare il premio Golden Boy e mi sono fermato qualche giorno in vacanza. Mi hanno fatto visitare tanti posti stupendi di Napoli, come Piazza del Plebiscito, ma io ho chiesto anche di poter visitare quelli che sono fuori dagli itinerari turistici perché sapevo, dopo aver visto il film Gomorra, che mi aveva colpito molto, che c’è anche un’altra realtà. Ho voluto vedere di persona per cercare di capire i gravi problemi della periferia di Napoli, di cui si parla. È una realtà molto diversa da quella in cui sono cresciuto e in cui vivo ora. Qualcuno preferisce girare lo sguardo e far finta di niente, ma io non sono fatto così. Anche in Brasile nel 2008 ho chiesto di visitare le favelas e i quartieri più poveri di Bahia, dove ho incontrato persone e parlato con loro. E dove ho improvvisato partite di calcio con i ragazzini della favela".
"Dopo poco ho capito che poteva essere pericoloso e ho chiesto io di venir via. Non sono a conoscenza di indagini su questo episodio"
SITUAZIONE PERICOLOSA — "A Napoli - prosegue il racconto - una mattina, ho prima visitato i quartieri Spagnoli, dove ricordo di aver giocato a calcio per strada con dei bambini, poi ho attraversato il quartiere di Scampia. Dopo poco ho chiesto io stesso di venir via perché mi son reso conto che la situazione poteva essere pericolosa. Non sono a conoscenza di indagini nei miei confronti a seguito di questo episodio, né sono mai stato convocato dagli organi inquirenti. Francamente non capisco come mai un’informativa dei carabinieri basata su un ‘confidente segreto’ possa essere stata inviata ai giornali, tra l’altro con una tempistica che non ha bisogno di commenti. Solo in Italia possono succedere queste cose. Sono quindi profondamente disgustato del fatto che una mia iniziativa in assoluta buona fede sia oggi usata contro di me in questo modo".
"Accostare il mio nome ai recenti episodi di calcio scommesse è davvero troppo. Invito la Polizia a fare tutte le indagini necessarie"
SONO STATO INGENUO — "Mi rendo conto di essere stato un ingenuo - chiude la nota di Balotelli -, ma accostare il mio nome ai recenti episodi di calcio scommesse è davvero troppo. Non ho nulla a che fare con le scommesse, né tanto meno con la criminalità organizzata. Sono assolutamente tranquillo e invito la Polizia a fare tutte le indagini necessarie, perché non ho nulla da nascondere. Ho dato mandato al mio avvocato di denunciare chi invece vuole strumentalizzare il mio nome allo scopo di far credere che io sia coinvolto in qualcosa di illecito. Infine, credo che proprio in questi momenti così delicati per il calcio italiano non ci sia bisogno di ulteriore clamore e si debba piuttosto pensare a risolvere i problemi veri".
Mario Balotelli al lavoro in maglia azzurra.
L'INVITO DI DON ANIELLO — Della visita di Balotelli a Scampia si ricorda anche don Aniello Manganiello, all'epoca dei fatti parroco della chiesa di S. Maria della Provvidenza, nota a tutti come il baluardo della lotta alla camorra. "Seppi del suo arrivo proprio dai giovani della parrocchia - dice Don Aniello - mi fu pure detto che nella notte si fece anche il bagno a Mergellina, dove perse un bracciale, da qualcuno recuperato e riconsegnato". Ma, di quella visita, Don Aniello non ha un ricordo gioioso: "Speravo venisse da noi, da chi, con sacrificio e mettendosi in pericolo, cerca di strappare braccia alla camorra". E, invece, Supermario, preferì, forse incosapevolmente e rapito da una curiosità morbosa verso un film campione d'incassi, visitare "i santuari della criminalità piuttosto che quelli della legalità e della bellezza". Ma, Don Aniello, da buon cristiano perdona e rilancia: "Sono sbagli che i giovani fanno senza pensare. Così come sovente accade da noi. Lo invito a venire qui e trascorrere qualche giorno qui. Avrà modo di capire cosa significa battersi contro il male e convincere i giovani ad abbandonare le ghiotte chimere della camorra per una vita fatta di sacrifici ma anche di legalità e di rispetto delle regole e degli altri. Il suo aiuto potrebbe essere determinante".
"Dopo aver visto il film Gomorra, che mi ha molto colpito, sapevo che a Napoli c'è un'altra realtà. Anche in Brasile ho chiesto di poter vedere le favelas"
GOMORRA — Ecco il testo del racconto: "Circa un anno fa sono stato invitato a Napoli per ritirare il premio Golden Boy e mi sono fermato qualche giorno in vacanza. Mi hanno fatto visitare tanti posti stupendi di Napoli, come Piazza del Plebiscito, ma io ho chiesto anche di poter visitare quelli che sono fuori dagli itinerari turistici perché sapevo, dopo aver visto il film Gomorra, che mi aveva colpito molto, che c’è anche un’altra realtà. Ho voluto vedere di persona per cercare di capire i gravi problemi della periferia di Napoli, di cui si parla. È una realtà molto diversa da quella in cui sono cresciuto e in cui vivo ora. Qualcuno preferisce girare lo sguardo e far finta di niente, ma io non sono fatto così. Anche in Brasile nel 2008 ho chiesto di visitare le favelas e i quartieri più poveri di Bahia, dove ho incontrato persone e parlato con loro. E dove ho improvvisato partite di calcio con i ragazzini della favela".
"Dopo poco ho capito che poteva essere pericoloso e ho chiesto io di venir via. Non sono a conoscenza di indagini su questo episodio"
SITUAZIONE PERICOLOSA — "A Napoli - prosegue il racconto - una mattina, ho prima visitato i quartieri Spagnoli, dove ricordo di aver giocato a calcio per strada con dei bambini, poi ho attraversato il quartiere di Scampia. Dopo poco ho chiesto io stesso di venir via perché mi son reso conto che la situazione poteva essere pericolosa. Non sono a conoscenza di indagini nei miei confronti a seguito di questo episodio, né sono mai stato convocato dagli organi inquirenti. Francamente non capisco come mai un’informativa dei carabinieri basata su un ‘confidente segreto’ possa essere stata inviata ai giornali, tra l’altro con una tempistica che non ha bisogno di commenti. Solo in Italia possono succedere queste cose. Sono quindi profondamente disgustato del fatto che una mia iniziativa in assoluta buona fede sia oggi usata contro di me in questo modo".
"Accostare il mio nome ai recenti episodi di calcio scommesse è davvero troppo. Invito la Polizia a fare tutte le indagini necessarie"
SONO STATO INGENUO — "Mi rendo conto di essere stato un ingenuo - chiude la nota di Balotelli -, ma accostare il mio nome ai recenti episodi di calcio scommesse è davvero troppo. Non ho nulla a che fare con le scommesse, né tanto meno con la criminalità organizzata. Sono assolutamente tranquillo e invito la Polizia a fare tutte le indagini necessarie, perché non ho nulla da nascondere. Ho dato mandato al mio avvocato di denunciare chi invece vuole strumentalizzare il mio nome allo scopo di far credere che io sia coinvolto in qualcosa di illecito. Infine, credo che proprio in questi momenti così delicati per il calcio italiano non ci sia bisogno di ulteriore clamore e si debba piuttosto pensare a risolvere i problemi veri".
Mario Balotelli al lavoro in maglia azzurra.
L'INVITO DI DON ANIELLO — Della visita di Balotelli a Scampia si ricorda anche don Aniello Manganiello, all'epoca dei fatti parroco della chiesa di S. Maria della Provvidenza, nota a tutti come il baluardo della lotta alla camorra. "Seppi del suo arrivo proprio dai giovani della parrocchia - dice Don Aniello - mi fu pure detto che nella notte si fece anche il bagno a Mergellina, dove perse un bracciale, da qualcuno recuperato e riconsegnato". Ma, di quella visita, Don Aniello non ha un ricordo gioioso: "Speravo venisse da noi, da chi, con sacrificio e mettendosi in pericolo, cerca di strappare braccia alla camorra". E, invece, Supermario, preferì, forse incosapevolmente e rapito da una curiosità morbosa verso un film campione d'incassi, visitare "i santuari della criminalità piuttosto che quelli della legalità e della bellezza". Ma, Don Aniello, da buon cristiano perdona e rilancia: "Sono sbagli che i giovani fanno senza pensare. Così come sovente accade da noi. Lo invito a venire qui e trascorrere qualche giorno qui. Avrà modo di capire cosa significa battersi contro il male e convincere i giovani ad abbandonare le ghiotte chimere della camorra per una vita fatta di sacrifici ma anche di legalità e di rispetto delle regole e degli altri. Il suo aiuto potrebbe essere determinante".