Locui raggiunse il corridoio centrale, al momento non vi era nessuno a girovagare se non qualche guardia controllore che badava alla tutela di qualcosa, sembrava temere per qualcosa o per qualcuno. Cercò di non farsi notare, cammino velocemente da un colonnato all’altro affinché non destasse troppa attenzione: non sapeva precisamente dove andare ma pensare che Mizu, in quanto scuola acquatica, fosse stata assoggettata Arcadio grazie al suo Raptor era l’ipotesi più plausibile, ma il problema sorgeva nel dove trovare le conferme e le informazioni necessarie per la buona riuscita della missione.
Locui: "..Potrei pensare di incastrare la preside Tamara e cercare di estorcerle qualche informazione utile.. No! È troppo rischioso! Tamara possiede il raptor, non conosco il livello della sua potenza a pieno titolo, non conosco altre sue abilità, rischiare così l’operazione è da principianti.." -pensò mentre manteneva il passo diretto proprio verso l’ufficio della preside Tamara- "Mi dirigerò da lei sperando di non trovarla e inizierò a cercare qualcosa che possa essere ricollegato ad Arcadio all’interno del suo ufficio.." -mentre il numero delle guardie nei corridoi si faceva sempre più intenso man mano che ci si avvicinava al cuore della scuola acquatica-.
Il tempo di voltarsi e si ritrovò un tritone, una delle guardie superiori dirette al comando, proprio difronte a sé, dimostrandosi molto più veloce del preside di Cristaly, rimasto spiazzato dall’amara scoperta:
Tritone: "Torna da dove sei venuto oppure non avrai neanche il tempo per un battito di ciglia che ti ritroverai una delle mie sette lame conficcate nel petto" -con tono autorevole, il comandante superiore minacciò severamente Locui rimasto sorpreso dall’agilità del tritone ma ancora sul pezzo-
Locui: "Nessuno ha mai osato minacciarmi, né professionalmente né in alcun altro modo. Sei stato il primo e ti assicuro l’ultimo.." -agilmente scattò in avanti, si ritrovò alla base della coda del Tritone che lo spazzò via con un rapido movimento di pinna, rapido ma molto forte, come una grande cannonata-.
Il Preside strisciò per terra con una mano poggiata ed il corpo piegato in avanti, in genuflessione, si riassettò rimettendosi in piedi, scrocchiò la testa da parte a parte, afferrò nuovamente i due pugnali coi quali aveva ucciso le due guardie precedenti e si gettò nuovamente a capo fitto contro il nemico:
Tritone: "A quanto pare sei ostinato. Sbarazzarti di te sarà un gioco da ragazzi!" -il nemico si preparò all’impatto col preside il quale aveva sentito poco o meno delle parole espresse per via della sua mancanza dell’udito data come effetto collaterale della pozione donatagli dalla Tressavia-
Improvvisamente, giunto nuovamente alla base della coda del tritone, il quale rispose con una nuova pinnata, esso la evitò sollevandosi in aria e assestando una prima coltellata proprio al collo del nemico, mozzandolo lievemente provocando una grande fuoriuscita di sangue che indusse l’uomo ad accovacciarsi a terra:
Locui: "Te l’avevo detto, la tua agilità potrà essere anche delle eccellenti ma rimane il fatto che di cervello te n’è rimasto poco nella scatola cranica e quello rimarrà la perfetta macchina di strategia che ogni essere vivente avrà a disposizione da qui all’eternità. Dipende dall’utilizzo che ne fai: se vuoi sprecare tempo a pavoneggiarti o sfoderare la lama e farmi vedere a cosa puoi arrivare a pensare!" -con gesto rapido, usò la lama alla mano destra per mozzare completamente la testa del Tritone, lasciandola lì a terra, mentre il sangue colava inesorabile andandosi, di lì a poco, ad infiltrare anche in una delle aule lì vicine, destando così la paura e la sorpresa da parte di studenti e professori di ruolo in quel momento, da lì sarebbe nato il vero incubo-.
Locui continuò il suo cammino, nessuno aveva sentito nulla, ogni guardia era rimasta al proprio posto e non era ovviamente stata avvertita dell’accaduto in quanto il Tritone, comandante superiore dell’ala Est della scuola, non aveva fatto in tempo ad avvisare tutte le sue unità dell’ingresso in ambiente scolastico di intrusi. Riuscì finalmente a trovare l’ufficio della preside Tamara, alla fine proprio del corridoio centrale che poi si apriva a strade secondarie: una grande scalinata portava ad un alto portone incastonato di perle, grandi e piccole, e delle quali soltanto una di quelle poteva garantire l’accesso ruotandola su sé stessa di 125 gradi, queste erano le informazioni poste su una grande lastra di roccia posizionata proprio al lato dell’accesso. Il problema era trovare la singola perla che garantisse l’apertura fra le centinaia lì presenti e il poco tempo da dedicarci per provarle a ruotare entrambe.
Locui: "Alquanto difficile.." -provò a ruotare una grande perla che sembrava essere il pomello di una porta ma la sua rotazione non portò a nulla- "Forse.." -provò con un’altra piccola perla ma il risultato fu lo stesso- "Il problema si complica: ogni perla di questa porta può ruotare perciò non si può andare a tentativi, ciò comporterebbe dispendio di troppo tempo che io non ho e la possibilità di attirare a me l’attenzione. È anche probabile che una di queste, o più, perle potrebbe far scattare qualche tipo di allarme o che, dopo un tot. di tentativi, il portone non si apra più e io venga comunque attaccato da un’orda di guardie richiamate da un sistema di monitoraggio automatico. A pensarci, non può essere una perla posizionata nella parte estrema del portone, sarebbe troppo scomoda per qualsiasi persona entri qui dentro, ma se io volessi nascondere qualcosa renderei l’accesso difficoltoso a chiunque eppure metterla all’estremità più alta non mi sembra poi una mossa così intelligente. Al tempo stesso posizionare la perla d’apertura nell’estremità bassa mi sembra troppo scontato se qualcuno vorrebbe accedere all’ufficio e se la preside nascondesse qualcosa, dare un pass facile non è una mossa strategicamente corretta. Qual è la mossa più corretta da fare?.. Un problema molto complesso che potrebbe avere tante soluzione e non provarne nessuna mi potrebbe recare solo svantaggio.. Allora direi di rischiare e provare, l’unica soluzione che vedo è questa!" -si diede così una forte spinta con le gambe, si sollevò in aria con enorme forza e prontezza ed agilmente fece ruotare la più alta perla del grande portone e grazie alla sua incrementata visione fu in grado di capire la graduazione e quindi cogliere il perfetto angolo di rotazione. Appena raggiunto di nuovo il suolo però, il portone non mostrò segni di cedimento o di apertura perciò l’ipotesi dell’estremità più in alto era sbagliata- "Proviamo allora questa.." -si accovacciò, provò a fare lo stesso per una piccola perla nell’estremità più bassa ma il risultato fu il medesimo fallimento- "Sto sbagliando qualcosa.. E se questa roccia volesse indurmi a sbagliare? Potrebbe essere un ipotesi più che plausibile.. Forse si parla dal presupposto che chiunque viva o studi in questa scuola conosca il segreto d’accesso ed inevitabilmente a sbagliare sia solo, o uno straniero ospitato da Mizu oppure un nemico infiltrato.." -si fermò, si chiuse ai ripari nei propri pensieri e nelle sue ipotesi più variegate ma l’obiettivo della sua vista tendeva a ricadere sempre su quella lastra di pietra accanto al grande portone, al di sotto della scalinata-.
Qualche dubbio stava seriamente covando un grande seme nella testa di Locui che si avvicinò così alla lastra, osservandola più da vicino, notandone la bellezza decorativa e la grande incavatura nella roccia per poter scrivere la soluzione al problema. Un colore scuro però faceva intravedere qualcosa di chiaro, aveva una certa, strana ed innaturale, trasparenza, una sottigliezza capace di essere vista soltanto con un grande senso della vista, impeccabile in quel momento nel preside templare:
Locui: "Sembrano tante piccole perle incastonate l’una con l’altra, quasi fosse un grande mosaico che ricopre tutta l’area della lastra.. Ma.." -strinse fortemente il pugno destro, mosse velocemente il braccio all’indietro come a caricare il colpo e scaraventò l’energia accumulata contro la lastra di roccia che si ruppe in mille pezzi, lasciando così cadere la struttura esterna rendendo così visibile e a cielo aperto il mosaico sottostante fatto di perle- "Ed ecco il segreto della porta di Tamara.. Forse non occorreva romperla, ma ormai.." -afferrò con entrambi le mani i lati opposti laterali del mosaico e lo ruotò per 125 gradi. Lo bloccò nel preciso punto e si distaccò- "Bastava ruotare la lastra di roccia per poter aprire il portone, mi sarei evitato questi taglietti per via dell’affilatezza delle schegge di roccia rimaste attaccate alle perle" -ferite che furono più che ripagate: il grande portone si aprì ma Locui non si fece assolutamente trovare all’entrata, anzi, si nascose dietro un possente pilastro per prima dare un’occhiata a chi ci fosse all’interno e solo dopo entrarci-.
Rifatta la scalinata, oltrepassò l’uscio della porta e si ritrovò un ambiente incontaminato, brillante come l’acqua del mare più pura, ambiente ricoperto da una grande cupola trasparente che rendeva visibile il terribile baratro oscuro all’esterno ma al tempo stesso le più variegate specie marine esistenti a Mizu, uniche di quel luogo. Alghe ed alte rocce animavano la stanza, coralli che tappezzavano il pavimento non facendo però vedere cosa ci fosse al di sotto delle stesse: camminare su di esse era come fare lo stesso su un trampolino, una flessione ad ogni passo. La scrivania della preside era centrale nell’enorme stanza, caratterizzava soltanto da un disco acquatico, solidificato e sollevato da terra, sembrava galleggiare nell’aria senza nessun supporto che lo mantenesse: al di sopra della lastra d’acqua vi era solo una pila di libri, alquanto antichi a primo impatto, lasciati lì all’occasione come se qualcosa ti più importante avesse assunto la priorità. Locui si inoltrò silenziosamente nell’enorme stanza con sicuramente il timore che qualcuno fosse lì presente, ma certamente il preside di Cristaly non si sarebbe lasciato trasportare dai sentimentalismi o da qualsiasi altro limite: la missione assegnatagli da Cosmia era la priorità, l’unica cosa che avesse importanza in quel momento. Si accostò alla cattedra, toccò con mano i libri che vide lì poggiati e notò che nelle ricerche e nello studio di Tamara non vi erano stranezze; ne afferrò anche uno, lo aprì giusto per dare un’occhiata all’interno ma nulla che destasse in lui stupore o sospetto. Si guardò intorno, vide che non vi era altro se non alghe e, nel contorno della stanza, l’enorme cupola: alzò così lo sguardo verso il soffitto e notò che questo era totalmente rivestito da un grande acquario contenenti meravigliosi pesci tropicali, strano trovarli lì a Mizu, le condizioni climatiche non facevano per loro, ma conoscendo minimamente l’egocentrismo della preside Tamara, quei pesci era lì semplicemente per suo capriccio. Camminò in giro per la stanza, spostò qualche alga nel caso in cui qualcosa fosse occultato dalla loro presenza o da quelle delle rocce, ma nulla, nulla di sospetto o di alquanto strano. Ritornò alla scrivania, fece scivolare la sua mano sulla sua superficie e di lì si crearono delle onde, come quando una pietra viene gettata in acqua appunto: queste diedero vita ad un vero e proprio specchio d’acqua veggente, questo capace di permettere al visionario la possibilità di dare un’occhiata a qualsiasi persone o cosa esso desiderasse. A quel punto il preside si sedette sul trono ricco nel contorno da ninfee magicamente mantenute in vita e riprese a vedere quello che fu lasciato in sospeso dalla preside o dall’ultima persona che utilizzò quello specchio:
Locui: "Ecco perché la pila di libri si trovava all’estrema destra, forse qualcuno, se non Tamara, qualcun altro all’interno della scuola, volendo usare lo specchio, per avere una vista più chiara gli è convenuto spostare i libri ingombranti.." -l’immagine si chiarificò e plasmò la figura di Talessa, in uno strano corridoio, intenta a camminare, sembrava indossare la stessa veste che aveva prima della sua scomparsa e del combattimento contro Lorden, bruciacchiata e in alcune parti logorata. Una vista dall’alto rendeva possibile a Locui vedere i chiari spostamenti della strega la quale si introdusse in una camera, un portone alquanto antico, ma in generale l’ambientazione era povera di qualsiasi forma di luce, un corridoio tetro e privo di vita-
Ecco cosa stava succedendo a Talessa..
La strega si trovava in una delle scuole abbandonate di Utopia, mandata a girovagare proprio per ordine di Lorden, se di comando si può chiamare in quanto la strega manteneva salda la propria indipendenza, rimasta intatta rispetto alla sua mente, logorata dal suo stesso incantesimo durante il combattimento con Lorden, al fine di bloccare le illusioni invocate dal Raptor dello stregone. Talessa aprì una delle grandi porte, una delle poche rimaste ancora in piedi, senza considerare quelle mancanti o distrutte e rimaste per metà penzolanti: si introdusse nella stanza, una vecchia aula di chissà quale materia alla ricerca di vecchi documenti voluti espressamente da Arcadio in persona, non sembravano essere incantesimi: alla strega fu detto che ciò che doveva trovare erano informazioni vitali sulla compagnia dei guardiani, l’ex compagnia che distrusse per la prima volta Arcadio applicando su di lui uno dei migliori sigilli della storia della magia. Una piccola aula, polverosa e ricca solo di ragnatele penzolanti ed avvolgenti intorno e accanto ai grandi scaffali contenenti pile e pile di libri di ogni specie, dai più antichi ai più recenti, da quelli ridotti nelle dimensioni a quelli pesanti e tozzi. Iniziò così a cercare qualcosa, prese qualche libro polveroso ma nessuno fu scritto per far parlare della Compagnia dei Guardiani, nessun testo né antico né moderno parlava di loro, non perché non fossero importanti o non avessero scritto la storia, ma semplicemente questo era stato il volere dei membri della compagnia e la condizione per farne parte. Afferrò un libro e lo poggiò su di un mobiletto mal messo, vecchio e decadente anch’esso: soffiò sul grande manuale sollevando un gran polverone e lo aprì..
Talessa: "Nulla di utile neanche in questo.. L’indice parla della struttura generale di una compagnia, le regole da seguire ecc.. Non fa il minimo accenno alla compagnia dei Guardiani.. Iniziare a dubitare della sua esistenza credo sia il minimo arrivati a questo punto.." -materializzandosi nella stanza comparve Lorden, ritornando nelle vesti del perfetto gentiluomo con un alto cilindro in testa e un completo perfettamente calzato- "Tu cosa ne pensi?"
Lorden: "Penso che tu ci stia prendendo in giro e direi anche alla grande!" -si mosse in piede di guerra-
Talessa: "Perché dovrei? Abbiamo un patto adesso sto eseguendo un ordine di Arcadio perciò sto rispettando i patti mentre tu cosa stai facendo? Nulla! Oserei dire che usi me come arma di scambio con Arcadio per qualcosa di molto più importante, ma mettere me sul piatto della bilancia va a tuo vantaggio, conosci quali sono le mie competenze e la mia magia, sai meglio di me cosa posso e non posso fare eppure sei disposto ad ottenere qualcosa in cambio di offrire me.. Mi domando cosa sia?" -continuando a non distogliere lo sguardo dal grande libro che aveva in mano-
Lorden: "Lurida strega insolente!" -nelle sue mani apparvero due sfere di fuoco blu, un colore splendente che rispecchiava pienamente il suo umore, ma allo stesso tempo la strega risposte evocando nella sola mano sinistra una sfera di colore verdastro pronta anch’essa ad essere lanciata- "Non ti conviene sfidarmi Talessa!"
Talessa: "Lo stesso vale per te Lorden.. Ti ho sigillato una volta, non costringermi a farlo di nuovo e ti assicuro che ne sarei più che contenta!" -gli animi si placarono dopo che Lorden ripensò alla sua vecchia strategia e ripose così l’ascia di guerra, lo stesso fece la strega-.
Continuarono così le ricerche dei due, tutto ciò mentre Locui continuava ad osservarli dall’alto dello specchio d’acqua visionario, non destando all’esterno chissà quali emozioni: né paura, né felicità, né gioia, nulla. L’obiettivo del templare era individuare il covo di Arcadio, pensava di riuscirci, voleva riuscirci ma non sapeva come fare esattamente: aveva cercato di toccare l’immagine riflessa nello specchio ma questa era impenetrabile, aveva provato a parlargli ma non c’era stata risposta, aveva provato a cercare qualche strano comando sulla scrivania ma niente. Il portone d’ingresso era stato richiuso ovviamente da Locui affinché nessuno, né passante casuale né professore potesse vederlo lì dentro a frugare tra le cose della preside Tamara, ma la fortuna lo accompagnò ancora per poco. Improvvisamente qualcosa dall’esterno si sentì ruotare, con alquanta sicurezza e determinazione, sembrava perciò essere qualcuno che conosceva sicuramente il posto, ma tutto ciò non fu possibile essere capito dal templare in quanto il suo udito era pressoché annullato ma stava però iniziando a risentire qualcosa, l’effetto della pozione stava per svanire. Senza pensarci due volte, il templare afferrò una maschera completamente bianca con due fori applicati a livello dei bulbi oculari e con disegnate sopra due lance che si incrociavano tra loro; indossò la maschera ed afferrò un secondo oggetto, una pozione di trasfigurazione che gli rese possibile, facendola cadere su sé stesso, la trasformazione del vestiario affinché non potesse essere riconosciuto da nessuno, tutto ciò lo fece soltanto in momento di pericolo in quanto la durata della pozione era davvero limitata perciò tirare a corto in un possibile combattimento sarebbe stata la miglior mossa da fare. Il portone si spalancò e ad entrare fu proprio la preside Tamara con una grande vesta nera, discesa sino a terra, ed una sola cintura bianca che le stringeva il busto con sopra uno squalo come accessorio:
Tamara: "Hai finito il tuo tour? Sono pronta ad accompagnarti alla porta, basta chiedere!" ...
Locui: "..Potrei pensare di incastrare la preside Tamara e cercare di estorcerle qualche informazione utile.. No! È troppo rischioso! Tamara possiede il raptor, non conosco il livello della sua potenza a pieno titolo, non conosco altre sue abilità, rischiare così l’operazione è da principianti.." -pensò mentre manteneva il passo diretto proprio verso l’ufficio della preside Tamara- "Mi dirigerò da lei sperando di non trovarla e inizierò a cercare qualcosa che possa essere ricollegato ad Arcadio all’interno del suo ufficio.." -mentre il numero delle guardie nei corridoi si faceva sempre più intenso man mano che ci si avvicinava al cuore della scuola acquatica-.
Il tempo di voltarsi e si ritrovò un tritone, una delle guardie superiori dirette al comando, proprio difronte a sé, dimostrandosi molto più veloce del preside di Cristaly, rimasto spiazzato dall’amara scoperta:
Tritone: "Torna da dove sei venuto oppure non avrai neanche il tempo per un battito di ciglia che ti ritroverai una delle mie sette lame conficcate nel petto" -con tono autorevole, il comandante superiore minacciò severamente Locui rimasto sorpreso dall’agilità del tritone ma ancora sul pezzo-
Locui: "Nessuno ha mai osato minacciarmi, né professionalmente né in alcun altro modo. Sei stato il primo e ti assicuro l’ultimo.." -agilmente scattò in avanti, si ritrovò alla base della coda del Tritone che lo spazzò via con un rapido movimento di pinna, rapido ma molto forte, come una grande cannonata-.
Il Preside strisciò per terra con una mano poggiata ed il corpo piegato in avanti, in genuflessione, si riassettò rimettendosi in piedi, scrocchiò la testa da parte a parte, afferrò nuovamente i due pugnali coi quali aveva ucciso le due guardie precedenti e si gettò nuovamente a capo fitto contro il nemico:
Tritone: "A quanto pare sei ostinato. Sbarazzarti di te sarà un gioco da ragazzi!" -il nemico si preparò all’impatto col preside il quale aveva sentito poco o meno delle parole espresse per via della sua mancanza dell’udito data come effetto collaterale della pozione donatagli dalla Tressavia-
Improvvisamente, giunto nuovamente alla base della coda del tritone, il quale rispose con una nuova pinnata, esso la evitò sollevandosi in aria e assestando una prima coltellata proprio al collo del nemico, mozzandolo lievemente provocando una grande fuoriuscita di sangue che indusse l’uomo ad accovacciarsi a terra:
Locui: "Te l’avevo detto, la tua agilità potrà essere anche delle eccellenti ma rimane il fatto che di cervello te n’è rimasto poco nella scatola cranica e quello rimarrà la perfetta macchina di strategia che ogni essere vivente avrà a disposizione da qui all’eternità. Dipende dall’utilizzo che ne fai: se vuoi sprecare tempo a pavoneggiarti o sfoderare la lama e farmi vedere a cosa puoi arrivare a pensare!" -con gesto rapido, usò la lama alla mano destra per mozzare completamente la testa del Tritone, lasciandola lì a terra, mentre il sangue colava inesorabile andandosi, di lì a poco, ad infiltrare anche in una delle aule lì vicine, destando così la paura e la sorpresa da parte di studenti e professori di ruolo in quel momento, da lì sarebbe nato il vero incubo-.
Locui continuò il suo cammino, nessuno aveva sentito nulla, ogni guardia era rimasta al proprio posto e non era ovviamente stata avvertita dell’accaduto in quanto il Tritone, comandante superiore dell’ala Est della scuola, non aveva fatto in tempo ad avvisare tutte le sue unità dell’ingresso in ambiente scolastico di intrusi. Riuscì finalmente a trovare l’ufficio della preside Tamara, alla fine proprio del corridoio centrale che poi si apriva a strade secondarie: una grande scalinata portava ad un alto portone incastonato di perle, grandi e piccole, e delle quali soltanto una di quelle poteva garantire l’accesso ruotandola su sé stessa di 125 gradi, queste erano le informazioni poste su una grande lastra di roccia posizionata proprio al lato dell’accesso. Il problema era trovare la singola perla che garantisse l’apertura fra le centinaia lì presenti e il poco tempo da dedicarci per provarle a ruotare entrambe.
Locui: "Alquanto difficile.." -provò a ruotare una grande perla che sembrava essere il pomello di una porta ma la sua rotazione non portò a nulla- "Forse.." -provò con un’altra piccola perla ma il risultato fu lo stesso- "Il problema si complica: ogni perla di questa porta può ruotare perciò non si può andare a tentativi, ciò comporterebbe dispendio di troppo tempo che io non ho e la possibilità di attirare a me l’attenzione. È anche probabile che una di queste, o più, perle potrebbe far scattare qualche tipo di allarme o che, dopo un tot. di tentativi, il portone non si apra più e io venga comunque attaccato da un’orda di guardie richiamate da un sistema di monitoraggio automatico. A pensarci, non può essere una perla posizionata nella parte estrema del portone, sarebbe troppo scomoda per qualsiasi persona entri qui dentro, ma se io volessi nascondere qualcosa renderei l’accesso difficoltoso a chiunque eppure metterla all’estremità più alta non mi sembra poi una mossa così intelligente. Al tempo stesso posizionare la perla d’apertura nell’estremità bassa mi sembra troppo scontato se qualcuno vorrebbe accedere all’ufficio e se la preside nascondesse qualcosa, dare un pass facile non è una mossa strategicamente corretta. Qual è la mossa più corretta da fare?.. Un problema molto complesso che potrebbe avere tante soluzione e non provarne nessuna mi potrebbe recare solo svantaggio.. Allora direi di rischiare e provare, l’unica soluzione che vedo è questa!" -si diede così una forte spinta con le gambe, si sollevò in aria con enorme forza e prontezza ed agilmente fece ruotare la più alta perla del grande portone e grazie alla sua incrementata visione fu in grado di capire la graduazione e quindi cogliere il perfetto angolo di rotazione. Appena raggiunto di nuovo il suolo però, il portone non mostrò segni di cedimento o di apertura perciò l’ipotesi dell’estremità più in alto era sbagliata- "Proviamo allora questa.." -si accovacciò, provò a fare lo stesso per una piccola perla nell’estremità più bassa ma il risultato fu il medesimo fallimento- "Sto sbagliando qualcosa.. E se questa roccia volesse indurmi a sbagliare? Potrebbe essere un ipotesi più che plausibile.. Forse si parla dal presupposto che chiunque viva o studi in questa scuola conosca il segreto d’accesso ed inevitabilmente a sbagliare sia solo, o uno straniero ospitato da Mizu oppure un nemico infiltrato.." -si fermò, si chiuse ai ripari nei propri pensieri e nelle sue ipotesi più variegate ma l’obiettivo della sua vista tendeva a ricadere sempre su quella lastra di pietra accanto al grande portone, al di sotto della scalinata-.
Qualche dubbio stava seriamente covando un grande seme nella testa di Locui che si avvicinò così alla lastra, osservandola più da vicino, notandone la bellezza decorativa e la grande incavatura nella roccia per poter scrivere la soluzione al problema. Un colore scuro però faceva intravedere qualcosa di chiaro, aveva una certa, strana ed innaturale, trasparenza, una sottigliezza capace di essere vista soltanto con un grande senso della vista, impeccabile in quel momento nel preside templare:
Locui: "Sembrano tante piccole perle incastonate l’una con l’altra, quasi fosse un grande mosaico che ricopre tutta l’area della lastra.. Ma.." -strinse fortemente il pugno destro, mosse velocemente il braccio all’indietro come a caricare il colpo e scaraventò l’energia accumulata contro la lastra di roccia che si ruppe in mille pezzi, lasciando così cadere la struttura esterna rendendo così visibile e a cielo aperto il mosaico sottostante fatto di perle- "Ed ecco il segreto della porta di Tamara.. Forse non occorreva romperla, ma ormai.." -afferrò con entrambi le mani i lati opposti laterali del mosaico e lo ruotò per 125 gradi. Lo bloccò nel preciso punto e si distaccò- "Bastava ruotare la lastra di roccia per poter aprire il portone, mi sarei evitato questi taglietti per via dell’affilatezza delle schegge di roccia rimaste attaccate alle perle" -ferite che furono più che ripagate: il grande portone si aprì ma Locui non si fece assolutamente trovare all’entrata, anzi, si nascose dietro un possente pilastro per prima dare un’occhiata a chi ci fosse all’interno e solo dopo entrarci-.
Rifatta la scalinata, oltrepassò l’uscio della porta e si ritrovò un ambiente incontaminato, brillante come l’acqua del mare più pura, ambiente ricoperto da una grande cupola trasparente che rendeva visibile il terribile baratro oscuro all’esterno ma al tempo stesso le più variegate specie marine esistenti a Mizu, uniche di quel luogo. Alghe ed alte rocce animavano la stanza, coralli che tappezzavano il pavimento non facendo però vedere cosa ci fosse al di sotto delle stesse: camminare su di esse era come fare lo stesso su un trampolino, una flessione ad ogni passo. La scrivania della preside era centrale nell’enorme stanza, caratterizzava soltanto da un disco acquatico, solidificato e sollevato da terra, sembrava galleggiare nell’aria senza nessun supporto che lo mantenesse: al di sopra della lastra d’acqua vi era solo una pila di libri, alquanto antichi a primo impatto, lasciati lì all’occasione come se qualcosa ti più importante avesse assunto la priorità. Locui si inoltrò silenziosamente nell’enorme stanza con sicuramente il timore che qualcuno fosse lì presente, ma certamente il preside di Cristaly non si sarebbe lasciato trasportare dai sentimentalismi o da qualsiasi altro limite: la missione assegnatagli da Cosmia era la priorità, l’unica cosa che avesse importanza in quel momento. Si accostò alla cattedra, toccò con mano i libri che vide lì poggiati e notò che nelle ricerche e nello studio di Tamara non vi erano stranezze; ne afferrò anche uno, lo aprì giusto per dare un’occhiata all’interno ma nulla che destasse in lui stupore o sospetto. Si guardò intorno, vide che non vi era altro se non alghe e, nel contorno della stanza, l’enorme cupola: alzò così lo sguardo verso il soffitto e notò che questo era totalmente rivestito da un grande acquario contenenti meravigliosi pesci tropicali, strano trovarli lì a Mizu, le condizioni climatiche non facevano per loro, ma conoscendo minimamente l’egocentrismo della preside Tamara, quei pesci era lì semplicemente per suo capriccio. Camminò in giro per la stanza, spostò qualche alga nel caso in cui qualcosa fosse occultato dalla loro presenza o da quelle delle rocce, ma nulla, nulla di sospetto o di alquanto strano. Ritornò alla scrivania, fece scivolare la sua mano sulla sua superficie e di lì si crearono delle onde, come quando una pietra viene gettata in acqua appunto: queste diedero vita ad un vero e proprio specchio d’acqua veggente, questo capace di permettere al visionario la possibilità di dare un’occhiata a qualsiasi persone o cosa esso desiderasse. A quel punto il preside si sedette sul trono ricco nel contorno da ninfee magicamente mantenute in vita e riprese a vedere quello che fu lasciato in sospeso dalla preside o dall’ultima persona che utilizzò quello specchio:
Locui: "Ecco perché la pila di libri si trovava all’estrema destra, forse qualcuno, se non Tamara, qualcun altro all’interno della scuola, volendo usare lo specchio, per avere una vista più chiara gli è convenuto spostare i libri ingombranti.." -l’immagine si chiarificò e plasmò la figura di Talessa, in uno strano corridoio, intenta a camminare, sembrava indossare la stessa veste che aveva prima della sua scomparsa e del combattimento contro Lorden, bruciacchiata e in alcune parti logorata. Una vista dall’alto rendeva possibile a Locui vedere i chiari spostamenti della strega la quale si introdusse in una camera, un portone alquanto antico, ma in generale l’ambientazione era povera di qualsiasi forma di luce, un corridoio tetro e privo di vita-
Ecco cosa stava succedendo a Talessa..
La strega si trovava in una delle scuole abbandonate di Utopia, mandata a girovagare proprio per ordine di Lorden, se di comando si può chiamare in quanto la strega manteneva salda la propria indipendenza, rimasta intatta rispetto alla sua mente, logorata dal suo stesso incantesimo durante il combattimento con Lorden, al fine di bloccare le illusioni invocate dal Raptor dello stregone. Talessa aprì una delle grandi porte, una delle poche rimaste ancora in piedi, senza considerare quelle mancanti o distrutte e rimaste per metà penzolanti: si introdusse nella stanza, una vecchia aula di chissà quale materia alla ricerca di vecchi documenti voluti espressamente da Arcadio in persona, non sembravano essere incantesimi: alla strega fu detto che ciò che doveva trovare erano informazioni vitali sulla compagnia dei guardiani, l’ex compagnia che distrusse per la prima volta Arcadio applicando su di lui uno dei migliori sigilli della storia della magia. Una piccola aula, polverosa e ricca solo di ragnatele penzolanti ed avvolgenti intorno e accanto ai grandi scaffali contenenti pile e pile di libri di ogni specie, dai più antichi ai più recenti, da quelli ridotti nelle dimensioni a quelli pesanti e tozzi. Iniziò così a cercare qualcosa, prese qualche libro polveroso ma nessuno fu scritto per far parlare della Compagnia dei Guardiani, nessun testo né antico né moderno parlava di loro, non perché non fossero importanti o non avessero scritto la storia, ma semplicemente questo era stato il volere dei membri della compagnia e la condizione per farne parte. Afferrò un libro e lo poggiò su di un mobiletto mal messo, vecchio e decadente anch’esso: soffiò sul grande manuale sollevando un gran polverone e lo aprì..
Talessa: "Nulla di utile neanche in questo.. L’indice parla della struttura generale di una compagnia, le regole da seguire ecc.. Non fa il minimo accenno alla compagnia dei Guardiani.. Iniziare a dubitare della sua esistenza credo sia il minimo arrivati a questo punto.." -materializzandosi nella stanza comparve Lorden, ritornando nelle vesti del perfetto gentiluomo con un alto cilindro in testa e un completo perfettamente calzato- "Tu cosa ne pensi?"
Lorden: "Penso che tu ci stia prendendo in giro e direi anche alla grande!" -si mosse in piede di guerra-
Talessa: "Perché dovrei? Abbiamo un patto adesso sto eseguendo un ordine di Arcadio perciò sto rispettando i patti mentre tu cosa stai facendo? Nulla! Oserei dire che usi me come arma di scambio con Arcadio per qualcosa di molto più importante, ma mettere me sul piatto della bilancia va a tuo vantaggio, conosci quali sono le mie competenze e la mia magia, sai meglio di me cosa posso e non posso fare eppure sei disposto ad ottenere qualcosa in cambio di offrire me.. Mi domando cosa sia?" -continuando a non distogliere lo sguardo dal grande libro che aveva in mano-
Lorden: "Lurida strega insolente!" -nelle sue mani apparvero due sfere di fuoco blu, un colore splendente che rispecchiava pienamente il suo umore, ma allo stesso tempo la strega risposte evocando nella sola mano sinistra una sfera di colore verdastro pronta anch’essa ad essere lanciata- "Non ti conviene sfidarmi Talessa!"
Talessa: "Lo stesso vale per te Lorden.. Ti ho sigillato una volta, non costringermi a farlo di nuovo e ti assicuro che ne sarei più che contenta!" -gli animi si placarono dopo che Lorden ripensò alla sua vecchia strategia e ripose così l’ascia di guerra, lo stesso fece la strega-.
Continuarono così le ricerche dei due, tutto ciò mentre Locui continuava ad osservarli dall’alto dello specchio d’acqua visionario, non destando all’esterno chissà quali emozioni: né paura, né felicità, né gioia, nulla. L’obiettivo del templare era individuare il covo di Arcadio, pensava di riuscirci, voleva riuscirci ma non sapeva come fare esattamente: aveva cercato di toccare l’immagine riflessa nello specchio ma questa era impenetrabile, aveva provato a parlargli ma non c’era stata risposta, aveva provato a cercare qualche strano comando sulla scrivania ma niente. Il portone d’ingresso era stato richiuso ovviamente da Locui affinché nessuno, né passante casuale né professore potesse vederlo lì dentro a frugare tra le cose della preside Tamara, ma la fortuna lo accompagnò ancora per poco. Improvvisamente qualcosa dall’esterno si sentì ruotare, con alquanta sicurezza e determinazione, sembrava perciò essere qualcuno che conosceva sicuramente il posto, ma tutto ciò non fu possibile essere capito dal templare in quanto il suo udito era pressoché annullato ma stava però iniziando a risentire qualcosa, l’effetto della pozione stava per svanire. Senza pensarci due volte, il templare afferrò una maschera completamente bianca con due fori applicati a livello dei bulbi oculari e con disegnate sopra due lance che si incrociavano tra loro; indossò la maschera ed afferrò un secondo oggetto, una pozione di trasfigurazione che gli rese possibile, facendola cadere su sé stesso, la trasformazione del vestiario affinché non potesse essere riconosciuto da nessuno, tutto ciò lo fece soltanto in momento di pericolo in quanto la durata della pozione era davvero limitata perciò tirare a corto in un possibile combattimento sarebbe stata la miglior mossa da fare. Il portone si spalancò e ad entrare fu proprio la preside Tamara con una grande vesta nera, discesa sino a terra, ed una sola cintura bianca che le stringeva il busto con sopra uno squalo come accessorio:
Tamara: "Hai finito il tuo tour? Sono pronta ad accompagnarti alla porta, basta chiedere!" ...