Il campione del mondo Cavendish, del Team Sky, è chiaro: “Sarò al Giro, mi piace che ci siano tante tappe per velocisti”. Bettini: "Io so chi vince ma non lo dico". Ecco tutte le insidie del percorso, 21 tappe per 3.476,4 km.
Sarà un Giro d'Italia in crescendo, non solo di emozioni. Prime tre tappe in Danimarca (decima partenza all'estero nella storia, il 7 maggio dedicato a Wouter Weylandt), di difficile lettura: il prologo assegnerà la prima maglia rosa mentre, le altre due, quasi totalmente pianeggianti, saranno condizionate dal vento e potrebbero regalare sorprese nell'ordine d'arrivo. Chi proverà a beffare i grandi nomi sarà Andrea Guardini - ci sbilanciamo - velocista della Farnese Vini, dominatore nella stagione appena conclusa in Malesia e Turchia e vincitore anche in Portogallo e nel contestatissimo Giro di Padania.
Al rientro in Italia la cronosquadre di Verona rischia di scombinare i piani, come sempre, agli uomini di classifica, con ammiraglie poco attrezzate per queste prove. Poi sarà un festival di ruote veloci: terreno di conquista per il fresco campione del Mondo e ultimo acquisto del Team Sky, Mark Cavendish, insomma. Cannonball si dimostra già un fulmine quando brucia i rivali sgusciando via - in pieno vernissage - con il compagno di squadra Boasson Hagen (colpa di un aereo in partenza?) a bordo del suo bolide sportivo, non prima di mostrare il proprio apprezzamento verso una prima parte di corsa adatta al suo modo di correre: “Sarò al Giro - ci rivela - mi sembra una corsa molto tecnica e mi piace che ci siano tante tappe per velocisti”. In effetti “equilibrio” è stata una delle parole d'ordine durante tutta la cerimonia: 7 frazioni di montagna con 6 arrivi in salita, 7 per velocisti puri, 4 di media montagna e 3 prove a cronometro disegnano una corsa che piace a tutti. Anche a chi, a Milano, probabilmente non arriverà.
Il primo vero arrivo in salita si avrà nella decima tappa, ad Assisi, ma per gli uomini di classifica non sarà un problema restare a contatto. A concludere la seconda settimana ecco un paio di tappe “solo all'apparenza facili” secondo il ct della Nazionale Bettini. Il Grillo non può certo fare figli e figliastri: "Chi vince? Lo so, ma non lo dico - diplomatico il toscanaccio -. Scherzi a parte, il percorso è molto bilanciato. Di sicuro l'ultima settimana, con lo Stelvio finale, ci farà divertire. Sarà una bella lotta, chi rimane a galla...".
Superate le insidie tra Seravezza e Sestri Levante e la quattordicesima frazione con arrivo a Cervinia, Giro, corridori e tifosi inizieranno ad alzare la testa e a guardare sempre più su: si arriverà infatti prima dai Pian dei Resinelli (1.278 metri) fino allo Stelvio (2.758) passando, tra gli altri, anche da Falzes, Giau, Alpe di Pampeago e un “giovane” Mortirolo, da un versante mai affrontato prima. Un Giro “ben disegnato” secondo Cunego, magari adatto al suo compagno Scarponi. Il marchigiano ha, forse, l'ultima grande occasione di rimanere nella storia del ciclismo italico. "L'obiettivo è quello di salire sul gradino più alto del podio - non si nasconde il filottranese - se poi Contador e Nibali non dovessero presentarsi sarebbe anche più facile...". Scherzando ma non troppo, dal palco invita i rivali a dedicarsi il Tour. “Invito” già raccolto sia dallo spagnolo, beccato a prepararsi sulle strade delle prime tappe del Giro solo per coincidenza (il Team Saxo Bank ha sede da quelle parti) ma in realtà, per sua stessa ammissione, concentrato più sulla Grande Boucle che sulla corsa rosa, sia in parte dallo Squalo.
Se ne avrà voglia - l'inverno porterà consiglio - sarà l'italiano più accreditato a conquistare la corsa. Nel "Lombardia" ha (ri)fatto capire di che pasta è fatto, e anche se è affamato di Tour si lascia ingolosire da un Giro comunque “più adatto a me rispetto a quello dell'anno scorso”, con un arrivo a Cortina disegnato apposta per lui. Chi quasi certamente ci sarà, anche se forse “solo” in preparazione del Tour, è il compagno di squadra Ivan Basso. Il varesino cerca il tris, ma soprattutto vuole smaltire in fretta la delusione alla Grande Boucle - che poi la botta sull'Etna s'è fatta sentire, eccome - e non nasconde di ambire addirittura alla doppietta, Rosa-Giallo. "Perché no? Il Giro di quest'anno mi piace da pazzi - ammette - farò il possibile per essere competitivo in entrambe le gare, sarebbe il massimo". Insomma, questa corsa piace a tutti, e in più, come rincalza Nibali “lo Stelvio alla fine tiene tutti i giochi aperti fino all'ultimo”.
Giochi aperti tra chi? E' questa la vera domanda. Possibile che un Giro umano, tradizionale con un finale da scrivere sullo Stelvio e insieme giovane e internazionale nei protagonisti, con un campione del mondo manniano, un potenziale uomo da battere -”Purito” Rodriguez, non Contador- spagnolo e perfino un siberiano in corsa, sia un punto di domanda sulla programmazione di tanti campioni?
Sarà un Giro d'Italia in crescendo, non solo di emozioni. Prime tre tappe in Danimarca (decima partenza all'estero nella storia, il 7 maggio dedicato a Wouter Weylandt), di difficile lettura: il prologo assegnerà la prima maglia rosa mentre, le altre due, quasi totalmente pianeggianti, saranno condizionate dal vento e potrebbero regalare sorprese nell'ordine d'arrivo. Chi proverà a beffare i grandi nomi sarà Andrea Guardini - ci sbilanciamo - velocista della Farnese Vini, dominatore nella stagione appena conclusa in Malesia e Turchia e vincitore anche in Portogallo e nel contestatissimo Giro di Padania.
Al rientro in Italia la cronosquadre di Verona rischia di scombinare i piani, come sempre, agli uomini di classifica, con ammiraglie poco attrezzate per queste prove. Poi sarà un festival di ruote veloci: terreno di conquista per il fresco campione del Mondo e ultimo acquisto del Team Sky, Mark Cavendish, insomma. Cannonball si dimostra già un fulmine quando brucia i rivali sgusciando via - in pieno vernissage - con il compagno di squadra Boasson Hagen (colpa di un aereo in partenza?) a bordo del suo bolide sportivo, non prima di mostrare il proprio apprezzamento verso una prima parte di corsa adatta al suo modo di correre: “Sarò al Giro - ci rivela - mi sembra una corsa molto tecnica e mi piace che ci siano tante tappe per velocisti”. In effetti “equilibrio” è stata una delle parole d'ordine durante tutta la cerimonia: 7 frazioni di montagna con 6 arrivi in salita, 7 per velocisti puri, 4 di media montagna e 3 prove a cronometro disegnano una corsa che piace a tutti. Anche a chi, a Milano, probabilmente non arriverà.
Il primo vero arrivo in salita si avrà nella decima tappa, ad Assisi, ma per gli uomini di classifica non sarà un problema restare a contatto. A concludere la seconda settimana ecco un paio di tappe “solo all'apparenza facili” secondo il ct della Nazionale Bettini. Il Grillo non può certo fare figli e figliastri: "Chi vince? Lo so, ma non lo dico - diplomatico il toscanaccio -. Scherzi a parte, il percorso è molto bilanciato. Di sicuro l'ultima settimana, con lo Stelvio finale, ci farà divertire. Sarà una bella lotta, chi rimane a galla...".
Superate le insidie tra Seravezza e Sestri Levante e la quattordicesima frazione con arrivo a Cervinia, Giro, corridori e tifosi inizieranno ad alzare la testa e a guardare sempre più su: si arriverà infatti prima dai Pian dei Resinelli (1.278 metri) fino allo Stelvio (2.758) passando, tra gli altri, anche da Falzes, Giau, Alpe di Pampeago e un “giovane” Mortirolo, da un versante mai affrontato prima. Un Giro “ben disegnato” secondo Cunego, magari adatto al suo compagno Scarponi. Il marchigiano ha, forse, l'ultima grande occasione di rimanere nella storia del ciclismo italico. "L'obiettivo è quello di salire sul gradino più alto del podio - non si nasconde il filottranese - se poi Contador e Nibali non dovessero presentarsi sarebbe anche più facile...". Scherzando ma non troppo, dal palco invita i rivali a dedicarsi il Tour. “Invito” già raccolto sia dallo spagnolo, beccato a prepararsi sulle strade delle prime tappe del Giro solo per coincidenza (il Team Saxo Bank ha sede da quelle parti) ma in realtà, per sua stessa ammissione, concentrato più sulla Grande Boucle che sulla corsa rosa, sia in parte dallo Squalo.
Se ne avrà voglia - l'inverno porterà consiglio - sarà l'italiano più accreditato a conquistare la corsa. Nel "Lombardia" ha (ri)fatto capire di che pasta è fatto, e anche se è affamato di Tour si lascia ingolosire da un Giro comunque “più adatto a me rispetto a quello dell'anno scorso”, con un arrivo a Cortina disegnato apposta per lui. Chi quasi certamente ci sarà, anche se forse “solo” in preparazione del Tour, è il compagno di squadra Ivan Basso. Il varesino cerca il tris, ma soprattutto vuole smaltire in fretta la delusione alla Grande Boucle - che poi la botta sull'Etna s'è fatta sentire, eccome - e non nasconde di ambire addirittura alla doppietta, Rosa-Giallo. "Perché no? Il Giro di quest'anno mi piace da pazzi - ammette - farò il possibile per essere competitivo in entrambe le gare, sarebbe il massimo". Insomma, questa corsa piace a tutti, e in più, come rincalza Nibali “lo Stelvio alla fine tiene tutti i giochi aperti fino all'ultimo”.
Giochi aperti tra chi? E' questa la vera domanda. Possibile che un Giro umano, tradizionale con un finale da scrivere sullo Stelvio e insieme giovane e internazionale nei protagonisti, con un campione del mondo manniano, un potenziale uomo da battere -”Purito” Rodriguez, non Contador- spagnolo e perfino un siberiano in corsa, sia un punto di domanda sulla programmazione di tanti campioni?