Successo esterno dei giallorossi, che si aggiudicano per 2-0 il secondo anticipo dell'11.a giornata. Succede tutto nella ripresa, tra il 28' e il 31'. Ora i piemontesi rischiano di scivolare al penultimo posto se il Lecce passa a Cesena.
Partite che non si possono perdere, partite che sanno quasi di verdetto finale nonostante la stagione sia solo al suo undicesimo atto. Questo lo spirito con cui Novara e Roma si sono affrontate nel secondo anticipo serale della Serie A: gli azzurri terzultimi della classe contro i giallorossi in cerca di una precisa identità. Identità che i capitolini, dopo un primo tempo accorto, hanno finalmente trovato nella ripresa, quando il tecnico Luis Enrique ha ridisegnato l'attacco con Lamela sistemato alle spalle delle punte Bojan e Osvaldo, entrambi in rete.
"Ho notatato dei progressi", aveva detto l'allenatore spagnolo alla vigilia. E in effetti qualcosa si è mosso. Allo stadio Piola la Roma ottiene il secondo successo esterno della stagione facendo la partita dal primo minuto. Merito di un gioco stavolta basato più sul possesso di palla che sulla spasmodica e poco ragionata ricerca del gol. Incessante, a tratti commovente, il lavoro dei terzini Rosi e Taddei. Nel primo tempo mancano però le conclusioni, la giusta cattiveria nell'area avversaria, segno che un accorgimento tattico è necessario. E quando questo arriva nella ripresa, con l'ingresso di Bojan, i conti tornano e pure i gol. In tre minuti di vera Roma, tra il 28 e il 31', i giallorossi sbloccano con l'ex Barcellona e raddoppiano con Osvaldo.
Non risponde invece all'appello il Novara. Dai piemontesi ci si aspettava un atteggiamento più sfacciato, lo stesso con il quale la formazione di Tesser è riuscita a battere l'Inter. Era il 20 settembre, sembra passata un'eternità. Agli azzurri non riesce nemmeno di bissare il pari della scorsa settimana ottenuto a Lecce: un'eventuale vittoria dei pugliesi a Cesena spedirebbe Meggiorini e compagni al penultimo posto. Classifica a parte, l'operazione salvezza rischia di diventare una missione impossibile con un centrocampo con poche idee, poca qualità e un attacco in grado di inquadrare solo in due occasioni la porta difesa egregiamente da Stekelenburg. Pre restare in A serve di più, molto di più.
Partite che non si possono perdere, partite che sanno quasi di verdetto finale nonostante la stagione sia solo al suo undicesimo atto. Questo lo spirito con cui Novara e Roma si sono affrontate nel secondo anticipo serale della Serie A: gli azzurri terzultimi della classe contro i giallorossi in cerca di una precisa identità. Identità che i capitolini, dopo un primo tempo accorto, hanno finalmente trovato nella ripresa, quando il tecnico Luis Enrique ha ridisegnato l'attacco con Lamela sistemato alle spalle delle punte Bojan e Osvaldo, entrambi in rete.
"Ho notatato dei progressi", aveva detto l'allenatore spagnolo alla vigilia. E in effetti qualcosa si è mosso. Allo stadio Piola la Roma ottiene il secondo successo esterno della stagione facendo la partita dal primo minuto. Merito di un gioco stavolta basato più sul possesso di palla che sulla spasmodica e poco ragionata ricerca del gol. Incessante, a tratti commovente, il lavoro dei terzini Rosi e Taddei. Nel primo tempo mancano però le conclusioni, la giusta cattiveria nell'area avversaria, segno che un accorgimento tattico è necessario. E quando questo arriva nella ripresa, con l'ingresso di Bojan, i conti tornano e pure i gol. In tre minuti di vera Roma, tra il 28 e il 31', i giallorossi sbloccano con l'ex Barcellona e raddoppiano con Osvaldo.
Non risponde invece all'appello il Novara. Dai piemontesi ci si aspettava un atteggiamento più sfacciato, lo stesso con il quale la formazione di Tesser è riuscita a battere l'Inter. Era il 20 settembre, sembra passata un'eternità. Agli azzurri non riesce nemmeno di bissare il pari della scorsa settimana ottenuto a Lecce: un'eventuale vittoria dei pugliesi a Cesena spedirebbe Meggiorini e compagni al penultimo posto. Classifica a parte, l'operazione salvezza rischia di diventare una missione impossibile con un centrocampo con poche idee, poca qualità e un attacco in grado di inquadrare solo in due occasioni la porta difesa egregiamente da Stekelenburg. Pre restare in A serve di più, molto di più.