FLCGIL - La situazione delle scuole e le condizioni della dirigenza scolastica sono drammatiche. E’ necessario e possibile un cambiamento: le proposte della struttura nazionale di comparto dei dirigenti scolastici della FLC.
Ordine del giorno della Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL
2 dicembre 2011
La Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL, riunita a Lamezia il 1 e 2 dicembre 2011, ha analizzato la situazione delle scuole e la condizione dei dirigenti scolastici e ha confermato le valutazioni già espresse nel passato sulla gravità dello stato delle scuole sia dal punto di vista finanziario che da quello organizzativo e sull’insostenibile aggravio di lavoro per i dirigenti provocato dai continui interventi sull’organizzazione delle scuole.
Gli interventi sul dimensionamento scolastico previsti dalla manovra di luglio determineranno per la dirigenza scolastica non solo il peggioramento delle condizioni di lavoro ma anche lo stravolgimento del suo profilo, sempre più costretto in una dimensione amministrativa, gestionale e finanziaria che condizionerà lo svolgimento delle funzioni di leadership educativa e di rappresentanza e governo della comunità nel sistema delle relazioni sul territorio.
Si deve intervenire, urgentemente, relativamente alla situazione delle casse delle scuole, prive della liquidità necessaria per far fronte alle spese e con enormi residui attivi derivanti dalle spese di spettanza dello stato, anticipate dalle scuole negli anni passati.
Siamo al paradosso che moltissime scuole stanno ricevendo dall’Agenzia delle Entrate multe per ritardati pagamenti del 2009 quando, in conseguenza della mancata erogazione dei finanziamenti per le supplenze da parte del MIUR, sono stati pagati in ritardo i contributi dovuti per le supplenze.
Il ritardo nei pagamenti si sta per ripetere, con maggiore gravità e dimensioni, perché quasi tutte le scuole sono in difficoltà di cassa e perché sono tanti i lavoratori ed i fornitori che debbono essere pagati.
La scuola ha bisogno di poter lavorare contando sulle risorse professionali ed economiche indispensabili ed ha bisogno di ritrovare la serenità necessaria per assicurare il servizio di istruzione e la sua qualità. Sono il MIUR ed il Governo che debbono garantire alle scuole le condizioni di “benessere” organizzativo e finanziario necessarie per lavorare nell’interesse delle nuove generazioni e del Paese.
Siamo fiduciosi che almeno cesseranno gli insulti e l’indifferenza che hanno caratterizzato negli anni passati il comportamento del precedente Ministro verso le scuole ed i lavoratori. E non sarà poco considerato quanto hanno dovuto sopportare i dirigenti scolastici e i lavoratori della scuola per essere stati descritti come incapaci e fannulloni o come “oppositori politici” del governo.
Ma non basta. Oltre a restituire rispetto ai lavoratori e al loro lavoro ed alla funzione della scuola pubblica statale, debbono anche cessare le molestie burocratiche e le ingerenze nell’autonomia della scuola.
E’ necessario quindi dare alle scuole e ai dirigenti certezza dei finanziamenti e delle assegnazioni delle risorse professionali e finanziarie, sostenere la formazione e l’aggiornamento del personale, favorire la ricerca e l’innovazione, restituire alla valutazione il suo valore vero, quello di essere il motore del miglioramento e non ragione di sanzioni e di dannose differenziazioni retributive fra i docenti e gli ATA.
In questi anni i dirigenti hanno sofferto l’insistenza con la quale I Ministri Gelmini e Brunetta chiedevano a loro di imporre i cambiamenti e di costringere i docenti ad aderire a principi e modelli educativi, specialmente sulla valutazione, non condivisi e sanzionatori, e di adottare comportamenti autoritari nelle relazioni con i docenti e nella contrattazione integrativa.
Deve essere abbandonata l’idea che il cambiamento ed il miglioramento possano essere determinati dalle punizioni che causano divisione fra gli alunni e fra i lavoratori o che si possa decidere prima e meglio attraverso l’esercizio di poteri legittimati dalla funzione e non dal consenso.
Queste idee non hanno mai sostenuto i processi di innovazione che sono stati invece sempre favoriti dalla speranza del miglioramento e dalla passione per il proprio lavoro.
Rispetto quindi per i dirigenti scolastici ed i lavoratori e per la scuola e rafforzamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e della loro capacità di ricercare, innovare, valutare e migliorare.
Per questo occorre tornare al contratto come strumento di gestione del rapporto di lavoro e cancellare le limitazioni e le storture introdotte dal Dlgs 150/2009 riconoscendo che ci sono priorità da affrontare per tutti i lavoratori pubblici; la difesa del potere d’acquisto e il riconoscimento delle professionalità prima di tutto. Per i dirigenti scolastici questo significa trovare soluzione alle ingiustizie retributive che riguardano la categoria in rapporto alle altre dirigenze pubbliche e al suo interno e restituire alla contrattazione integrativa, nazionale e regionale, le materie e le risorse necessarie a tutelare i dirigenti.
Restituzione all’autonomia contrattuale delle parti delle decisioni sul merito del lavoro nelle scuole e riconoscimento della contrattazione integrativa come strumento per costruire il consenso e la condivisione nelle scuole, oggi essenziale per garantire l’esercizio della funzione costituzionale della scuola, a fronte della riduzione delle risorse professionali.
Alla qualità della scuola serve una nuova stagione che rimuova definitivamente conflitti inutili e dannosi e dia certezza che le regole di utilizzo dei lavoratori e i cosiddetti obblighi connessi al rapporto di lavoro siano definiti attraverso la contrattazione nazionale e integrativa.
E’ necessario ripristinare corrette relazioni con il sindacato a livello nazionale e nelle scuole, nelle quali le prossime elezioni delle RSU costituiranno un momento fondamentale per dare certezza della rappresentanza dei lavoratori, indispensabile per il riconoscimento reciproco delle parti e per l’esercizio di corrette e proficue relazioni nella scuola.
La Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL ritiene che sia necessaria una svolta nelle politiche sul sistema nazionale educativo di istruzione e di formazione e chiede con forza e con determinazione che siano abbandonati definitivamente e in modo chiaro e visibile metodi e contenuti di una relazione autoritaria e centralistica fra governo, scuole autonome e dirigenti scolastici e sia aperta una nuova stagione di ascolto, sostegno e valorizzazione di tutte le componenti del sistema di istruzione.
Ordine del giorno della Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL
2 dicembre 2011
La Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL, riunita a Lamezia il 1 e 2 dicembre 2011, ha analizzato la situazione delle scuole e la condizione dei dirigenti scolastici e ha confermato le valutazioni già espresse nel passato sulla gravità dello stato delle scuole sia dal punto di vista finanziario che da quello organizzativo e sull’insostenibile aggravio di lavoro per i dirigenti provocato dai continui interventi sull’organizzazione delle scuole.
Gli interventi sul dimensionamento scolastico previsti dalla manovra di luglio determineranno per la dirigenza scolastica non solo il peggioramento delle condizioni di lavoro ma anche lo stravolgimento del suo profilo, sempre più costretto in una dimensione amministrativa, gestionale e finanziaria che condizionerà lo svolgimento delle funzioni di leadership educativa e di rappresentanza e governo della comunità nel sistema delle relazioni sul territorio.
Si deve intervenire, urgentemente, relativamente alla situazione delle casse delle scuole, prive della liquidità necessaria per far fronte alle spese e con enormi residui attivi derivanti dalle spese di spettanza dello stato, anticipate dalle scuole negli anni passati.
Siamo al paradosso che moltissime scuole stanno ricevendo dall’Agenzia delle Entrate multe per ritardati pagamenti del 2009 quando, in conseguenza della mancata erogazione dei finanziamenti per le supplenze da parte del MIUR, sono stati pagati in ritardo i contributi dovuti per le supplenze.
Il ritardo nei pagamenti si sta per ripetere, con maggiore gravità e dimensioni, perché quasi tutte le scuole sono in difficoltà di cassa e perché sono tanti i lavoratori ed i fornitori che debbono essere pagati.
La scuola ha bisogno di poter lavorare contando sulle risorse professionali ed economiche indispensabili ed ha bisogno di ritrovare la serenità necessaria per assicurare il servizio di istruzione e la sua qualità. Sono il MIUR ed il Governo che debbono garantire alle scuole le condizioni di “benessere” organizzativo e finanziario necessarie per lavorare nell’interesse delle nuove generazioni e del Paese.
Siamo fiduciosi che almeno cesseranno gli insulti e l’indifferenza che hanno caratterizzato negli anni passati il comportamento del precedente Ministro verso le scuole ed i lavoratori. E non sarà poco considerato quanto hanno dovuto sopportare i dirigenti scolastici e i lavoratori della scuola per essere stati descritti come incapaci e fannulloni o come “oppositori politici” del governo.
Ma non basta. Oltre a restituire rispetto ai lavoratori e al loro lavoro ed alla funzione della scuola pubblica statale, debbono anche cessare le molestie burocratiche e le ingerenze nell’autonomia della scuola.
E’ necessario quindi dare alle scuole e ai dirigenti certezza dei finanziamenti e delle assegnazioni delle risorse professionali e finanziarie, sostenere la formazione e l’aggiornamento del personale, favorire la ricerca e l’innovazione, restituire alla valutazione il suo valore vero, quello di essere il motore del miglioramento e non ragione di sanzioni e di dannose differenziazioni retributive fra i docenti e gli ATA.
In questi anni i dirigenti hanno sofferto l’insistenza con la quale I Ministri Gelmini e Brunetta chiedevano a loro di imporre i cambiamenti e di costringere i docenti ad aderire a principi e modelli educativi, specialmente sulla valutazione, non condivisi e sanzionatori, e di adottare comportamenti autoritari nelle relazioni con i docenti e nella contrattazione integrativa.
Deve essere abbandonata l’idea che il cambiamento ed il miglioramento possano essere determinati dalle punizioni che causano divisione fra gli alunni e fra i lavoratori o che si possa decidere prima e meglio attraverso l’esercizio di poteri legittimati dalla funzione e non dal consenso.
Queste idee non hanno mai sostenuto i processi di innovazione che sono stati invece sempre favoriti dalla speranza del miglioramento e dalla passione per il proprio lavoro.
Rispetto quindi per i dirigenti scolastici ed i lavoratori e per la scuola e rafforzamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e della loro capacità di ricercare, innovare, valutare e migliorare.
Per questo occorre tornare al contratto come strumento di gestione del rapporto di lavoro e cancellare le limitazioni e le storture introdotte dal Dlgs 150/2009 riconoscendo che ci sono priorità da affrontare per tutti i lavoratori pubblici; la difesa del potere d’acquisto e il riconoscimento delle professionalità prima di tutto. Per i dirigenti scolastici questo significa trovare soluzione alle ingiustizie retributive che riguardano la categoria in rapporto alle altre dirigenze pubbliche e al suo interno e restituire alla contrattazione integrativa, nazionale e regionale, le materie e le risorse necessarie a tutelare i dirigenti.
Restituzione all’autonomia contrattuale delle parti delle decisioni sul merito del lavoro nelle scuole e riconoscimento della contrattazione integrativa come strumento per costruire il consenso e la condivisione nelle scuole, oggi essenziale per garantire l’esercizio della funzione costituzionale della scuola, a fronte della riduzione delle risorse professionali.
Alla qualità della scuola serve una nuova stagione che rimuova definitivamente conflitti inutili e dannosi e dia certezza che le regole di utilizzo dei lavoratori e i cosiddetti obblighi connessi al rapporto di lavoro siano definiti attraverso la contrattazione nazionale e integrativa.
E’ necessario ripristinare corrette relazioni con il sindacato a livello nazionale e nelle scuole, nelle quali le prossime elezioni delle RSU costituiranno un momento fondamentale per dare certezza della rappresentanza dei lavoratori, indispensabile per il riconoscimento reciproco delle parti e per l’esercizio di corrette e proficue relazioni nella scuola.
La Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL ritiene che sia necessaria una svolta nelle politiche sul sistema nazionale educativo di istruzione e di formazione e chiede con forza e con determinazione che siano abbandonati definitivamente e in modo chiaro e visibile metodi e contenuti di una relazione autoritaria e centralistica fra governo, scuole autonome e dirigenti scolastici e sia aperta una nuova stagione di ascolto, sostegno e valorizzazione di tutte le componenti del sistema di istruzione.