Lettera di una escort al premier Monti
Napoli - Lei non scrive per chiedere soldi, ma per darne. Forse, come rivoluzione del governo Monti, è la più curiosa. Pur avendo il compito di risanare i conti pubblici, ha cominciato dai costumi. E allora basta con le intercettazioni di donne di dubbia condotta che tramano per scucire quattrini al (vecchio) presidente del Consiglio. Ora i tempi sono cambiati. Marina, prostituta, scrive una lettera al Mattino di Napoli rivolta al (nuovo) presidente del Consiglio perché, invece, i soldi li vuole dare. Non solo: li vuol dare in forma di tasse.
Termine abusato negli ultimi anni, ma non ho problemi a definirmi orgogliosamente una “*****”», spiega la donna, che racconta come le difficoltà economiche della sua famiglia l’abbiano spinta a fare la vita. «Era l’unica alternativa valida». Grazie al mestiere, ha potuto «continuare gli studi a Roma, lontano da casa» e «aiutare la mia stessa famiglia a uscire dalla grave situazione che stava vivendo». Nel frattempo, «mi sono laureata e ho anche pagato due master col mio lavoro di prostituta». Un lavoro che rende bene e che «non lascio per paura dell’incertezza del futuro, che in questo momento come me riguarda molti cittadini italiani». Tempi duri per tutti.
In questo modo potrà (e dovrà) pagare le tasse, e lei lo considera giusto. Meglio, equo. «Tanti paesi civili Europei lo hanno fatto da anni». E poi «In Italia, la legalizzazione della prostituzione, non solo porterebbe tanti milioni – se non miliardi – di euro nelle casse dello Stato», ma potrebbe risolvere anche «il problema dello sfruttamento della prostituzione e della tratta di esseri umani dei quali sono vittime». Sarebbero, secondo i suoi conti, circa 300.000 «individui fra donne/trans/uomini che risultano, per lo Stato, disoccupati».
Due piccioni con una fava. Per questo «il governo Monti dovrebbe includere nella sua Manovra sul lavoro, anche la possibilità di legalizzare la prostituzione», scrive. È una questione importante: «fateci pagare le tasse, fateci aiutare il nostro Paese». Altro che Terry De Nicolò e il suo "neodarwinismo" sociale.Quello che è certo, però, è che Marina (o chi per lei) solleva un tema importante. Più volte viene avanzata l’ipotesi di una riforma della legge Merlin, o un piano di legalizzazione. In questi tempi di austerity, forse un introito sottratto alla malavita non guasterebbe. E allora Marina ha ragione. Così facendo, il governo Monti potrebbe dare respiro ai conti, colpire le organizzazioni criminali e soprattutto aiutare molte ragazze in difficoltà. Del resto l’ultima cosa, a suo modo, la faceva anche il suo predecessore.
Napoli - Lei non scrive per chiedere soldi, ma per darne. Forse, come rivoluzione del governo Monti, è la più curiosa. Pur avendo il compito di risanare i conti pubblici, ha cominciato dai costumi. E allora basta con le intercettazioni di donne di dubbia condotta che tramano per scucire quattrini al (vecchio) presidente del Consiglio. Ora i tempi sono cambiati. Marina, prostituta, scrive una lettera al Mattino di Napoli rivolta al (nuovo) presidente del Consiglio perché, invece, i soldi li vuole dare. Non solo: li vuol dare in forma di tasse.
Termine abusato negli ultimi anni, ma non ho problemi a definirmi orgogliosamente una “*****”», spiega la donna, che racconta come le difficoltà economiche della sua famiglia l’abbiano spinta a fare la vita. «Era l’unica alternativa valida». Grazie al mestiere, ha potuto «continuare gli studi a Roma, lontano da casa» e «aiutare la mia stessa famiglia a uscire dalla grave situazione che stava vivendo». Nel frattempo, «mi sono laureata e ho anche pagato due master col mio lavoro di prostituta». Un lavoro che rende bene e che «non lascio per paura dell’incertezza del futuro, che in questo momento come me riguarda molti cittadini italiani». Tempi duri per tutti.
In questo modo potrà (e dovrà) pagare le tasse, e lei lo considera giusto. Meglio, equo. «Tanti paesi civili Europei lo hanno fatto da anni». E poi «In Italia, la legalizzazione della prostituzione, non solo porterebbe tanti milioni – se non miliardi – di euro nelle casse dello Stato», ma potrebbe risolvere anche «il problema dello sfruttamento della prostituzione e della tratta di esseri umani dei quali sono vittime». Sarebbero, secondo i suoi conti, circa 300.000 «individui fra donne/trans/uomini che risultano, per lo Stato, disoccupati».
Due piccioni con una fava. Per questo «il governo Monti dovrebbe includere nella sua Manovra sul lavoro, anche la possibilità di legalizzare la prostituzione», scrive. È una questione importante: «fateci pagare le tasse, fateci aiutare il nostro Paese». Altro che Terry De Nicolò e il suo "neodarwinismo" sociale.Quello che è certo, però, è che Marina (o chi per lei) solleva un tema importante. Più volte viene avanzata l’ipotesi di una riforma della legge Merlin, o un piano di legalizzazione. In questi tempi di austerity, forse un introito sottratto alla malavita non guasterebbe. E allora Marina ha ragione. Così facendo, il governo Monti potrebbe dare respiro ai conti, colpire le organizzazioni criminali e soprattutto aiutare molte ragazze in difficoltà. Del resto l’ultima cosa, a suo modo, la faceva anche il suo predecessore.