Twitter censura Wikileaks. Questo è il dubbio che ha sconvolto le vite di molti fedelissimi utenti del più diffuso sistema di microblogging, dopo aver constatato che nei trend worldwide #wikileaks non è ancora apparso.
Ora, obiettivamente, non c’è probabilmente persona al mondo a non aver sentito parlare del sito di “rivelazioni scottanti” che diffondendo documenti secretati sta mettendo a soqquadro la diplomazia Usa e creando grattacapi a parecchi governi (anche se poi di vere e proprie rivelazioni in tanti casi non si è trattato…). Tanto che si è pure iniziato a parlare di #cablegate dopo che i server di Amazon hanno lasciato a piedi Wikileaks. Neppure di questo c’è ora traccia nei trend di Twitter, anche se una fugace apparizione #cablegate l’ha avuta.
Mentre anche Pay Pal blocca l’account di Wikileaks e Assange è ricercato dall’Interpol (#Assange neppure si è visto nei trend), possibile che su Twitter l’argomento non sia strachiacchierato?
No, secondo molti utenti, che hanno cominciato a gridare allo scandalo. Memore dell’impegno di Twitter per consentire tweet e retweet sulla protesta in Iran un anno fa,
su Os News Eugenia Loli-Queru ha scritto un post di denuncia riprendendo Student Activism, che aveva ricostruito il funzionamento dei trend di Twitter ponendo parecchie domande sulla questione.
Un membro dello staff di Twitter aveva poi commentato, senza convincere, il post di Student Activism, spiegando che il trend è determinato non solo dal volume di tweet:
Trends isn’t just about volume of a term but also the diversity of people and tweets about a term and looking for organic volume increases above the norm.
Risposta però che pare non abbia convinto né Student Activism né tante altre persone.
Intanto, proprio su Twitter, Wikileaks ha annunciato che sono già 208 i siti “specchio” che stanno aiutando gli uomini di Assange nella loro iniziativa.