A Stoccolma, dove la Sony ha convocato giornalisti da tutto il mondo, dal Messico al Giappone all'Australia, la frenetica due giorni comporta anche un incontro one to one, in assenza di Daniel Craig, già impegnato col nuovo Bond, con due star del film, l'acclamata protagonista Rooney Mara e Stellan Skarsgård, che gioca in casa.
Vedendo le immagini del film sembra che la Mara batta la rivale Noomi Rapace quanto a somiglianza col personaggio. Magra, cerea e minuta e immobile, l'attrice dà risposte esaurienti in modo molto conciso.
Inizio chiedendole dove abbia trovato la sua libertà creativa in un personaggio meticolosamente descritto dall'autore in tutti i suoi aspetti: “Volevamo essere il più possibile fedeli ai libri per quel che riguarda il personaggio e credo che l'abbiamo fatto, ma se c'era qualcosa su cui avevamo un'altra interpretazione, ci sentivamo liberi di usarla. E' sicuramente diverso interpretare un personaggio tratto da un libro, specie se è così conosciuto e amato, ma bisogna trovare un equilibrio. E avere qualcosa di fisico a cui attingere, come il trucco e i vestiti, è sempre molto utile per entrarci dentro”.
In merito ai romanzi e alla performance di Noomi Rapace, che ha interpretato Lisbeth Salander prima di lei, Rooney Mara dice: “Ho visto il film svedese molto prima di sapere che avrei fatto il provino per quello americano, mi è piaciuto molto e ho trovato che lei fosse incredibile. Ma quando ho saputo che sarei stata provinata ho letto i libri e avevo un'interpretazione diversa di Lisbeth, quindi non ho tenuto in mente la sua immagine. Avevo la mia idea sul personaggio, e quando sono stata scritturata non ho fatto riferimento alla sua performance, ma solo a quella che ne era la mia interpretazione”.
Non è la prima volta che Rooney Mara interpreta un personaggio dark, è un caso o è davvero attratta da questo aspetto? “Sono sempre stata più attratta dal lato oscuro, ma più che altro mi piacciono i personaggi complessi, e purtroppo molti di questi appaiono in film che sono dark e hanno questo tipo di oscurità”.
E qual è il fascino che Lisbeth Salander in particolare ha esercitato su di lei? “Credo che il fascino che esercita su di me sia quello che esercita su tutti. E' diverso da qualsiasi personaggio abbia mai letto. E' piena di contraddizioni, è un po' come Pippi Calzelunghe: è una bambina ma ha una forza sovrumana, è incredibilmente coraggiosa ma al tempo stesso è emotivamente ritardata. E' un personaggio di grande complessità”.
Dopo averci confessato che se il film avrà successo sarà più che felice di interpretarla di nuovo, Rooney Mara ci racconta qualcosa della sua esperienza sul set: “E' buffo essere di nuovo a Stoccolma, stranamente mi fa l'effetto di tornare a casa, mi sembra consolante essere di nuovo qui. E' stata sicuramente un'esperienza intensa e estenuante, una lunga lavorazione, molto più lunga di quella che è la regola, ma forse proprio perché è stata così intensa e difficile, si sono creati dei rapporti molto stretti tra tutti noi. E' stata un'esperienza davvero incredibile”.
E' sempre un piacere incontrare Stellan Skarsgård, che abbiamo cordialmente “odiato” in Melancholia, e che in Uomini che odiano le donne interpreta uno dei membri della famiglia di industriali al centro dell'intrigo, Martin Vanger, sospettato per la scomparsa della sorella.
Spiritoso e in gran forma, l'attore svedese si rifiuta di parlare del personaggio per non fornire spoiler a chi non ha letto il libro, ma è ben disposto a parlare e ci racconta che era già stato chiamato per il film di Niels Arden Oplev: “mi sembra di ricordare che non fu possibile a causa di altri miei impegni. Ricevo ancora offerte dalla Svezia, anche se meno di un tempo, ma succede raramente che riesca a incastrarle nei miei impegni. In realtà quelo che mi ha spinto a cogliere al volo questa occasione non è stata il libro, perché non l'avevo letto - come non l'ho letto adesso -, ma il fatto che volevo lavorare con David Fincher. Ho pensato che sarebbe stato molto interessante. Quando l'ho incontrato non era stato scritturato nessuno e si doveva decidere ancora chi avrebbe interpretato chi, perciò iniziammo a parlare della sceneggiatura e mi piacque un sacco. Per quanto riguarda il personaggio, l'ho affrontato come faccio sempre, cercando di scoprire gli ingredienti che deve avere perché dia qualcosa al film e non lo distrugga. Una volta ho trovato questa cornice posso riempirla con quello che voglio. Inizio a pensare a cosa pensa, a quali siano le sue paure, le sue passioni, a riempire questi spazi vuoti. Ma prendo poche decisioni irremovibili. Buona parte del lavoro la faccio direttamente sul set, quando si gira, perché in fase di riprese scopri tante cose se ti lasciano abbastanza libero, che è quello che succede con Fincher. Scopri molto sul personaggio mentre giri”.
Colpisce il lettore e lo spettatore straniero il contrasto tra i temi del libro (il neonazismo, la violenza contro le donne) e la società svedese che percepiamo come molto civile. C'è davvero un cuore nero in questo mondo, o è un'invenzione letteraria? Skarsgård rivela un animo decisamente patriottico: “Gli svedesi sono molto civili, ed è una società molto piacevole, per questo vivo ancora qui. Perciò non si possono leggere i libri e pensare che la Svezia è così. Riflettono in un certo senso il dibattito in corso all'epoca nel paese, all'inizio del ventunesimo secolo, tutte le discussioni che ci furono quando un sindacalista venne ucciso dai neonazisti. Ma erano pochissimi. Non abbiamo una destra forte come avete voi in Italia, non abbiamo una Lega Nord o qualcosa di simile. Non abbiamo di questi problemi. Si parlava anche della tratta di giovani donne e della violenza maschile contro le donne, quelli erano i dibattiti dell'epoca, li si trovava dappertutto nella società del tempo, quindi il libro riflette questo. Era un momento in cui il leader di ogni partito svedese si sentiva in dovere di proclamare di essere femminista”.
Tornando a parlare del film gli chiedo qual è il rapporto con Fincher per un attore, e che tipo di regista sia: “Ama gli attori, e anche se tecnicamente è uno dei registi più preparati al mondo, sa che sono i personaggi a portare avanti la storia, specie con un materiale come questo. Questo significa che dà agli attori spazio per sperimentare. Ma è anche estremamente concentrato, quindi si lavora sempre molto concentrati, si gira di continuo e non ci sono tempi morti. Ma è fantastico, e dal momento che è così bravo ho imparato un sacco anche solo guardando come sistemava le luci, le inquadrature, ecc. Al tempo stesso, il fatto di avere a disposizione 40 ciak a scena per farla bene, per un attore è fantastico”.
E la difficoltà maggiore che ha incontrato in questa bella esperienza? Ridendo, Skarsgård risponde: “Penso che la cosa più difficile sia stata girare a 28 gradi sotto zero senza avere dei vestiti adeguati, e cercare di non tremare di continuo e battere i denti mentre parlavo. Quello è stato duro. Non eravamo mai vestiti come dovevamo, o troppo poco per questo clima o troppo per gli interni”.