Napoli vs Google Maps: lenzuola sui tetti da sanare
NAPOLI - Al confine dell’aneddoto, qualcosa di più di una fantasiosa leggenda metropolitana. Ne parlano i quotidiani e la notizia sta rimbalzando velocemente sulla rete. Altro che Grande Fratello, altro che era della trasparenza obbligata, tra cellulari e satelliti che possono indicare dove siamo in ogni momento. E che potrebbero, teoricamente, servire a rendere tutto, se non altro, più sicuro e legale.
Ebbene, non è escluso che si tratti di una voce maliziosa ma è insistente la diceria che a Napoli avrebbero trovato il sistema per fregare nientemeno che Google Maps. Per quale motivo? Perché sempre più spesso gli organi preposti al controllo delle modifiche degli edifici e alle conseguenti concessioni (condoni o sanatorie che siano) usano proprio il geolocalizzatore del più noto motore di ricerca per espletare i controlli e le visure. E allora entrerebbe in campo pure la possibilità di fregare il satellite e fare credere una cosa per un’altra a chi si serve di Google Maps per prendere decisioni.
In cosa consisterebbe il trucco? In una manovra che spesso è preventiva, propedeutica, specie se prima o poi arriva un condono. L’idea è quella di piantare nelle aree verdi o in quelle in cui si vuole intervenire o fare un abuso con pali e lenzuola. Distese bianche e riflettenti che dalla prospettiva aerea diano l’idea che in quelle aree ci sia già qualcosa di costruito.
Non è affatto detto che il trucco venga scoperto e così ci si predispone a trasformare in cubatura ampi lotti e superfici. Libero – il giornale che ha ripreso l’indiscrezione – si chiede se sarà mai possibile far stare assieme un pezzo d’Europa che vive ancora di trucchi ed espedienti e il resto, che fin qui si è limitato soprattutto a fare leggi, regolamenti pedanti e di dettaglio, mal interpretando, quanto meno quello che doveva essere il succo dell’esperienza dell’Unione, tradendone i principi ed il senso.
Ma a fare tornare tutti consapevoli di quanto sia oramai autolesionistico fare i furbi ed essere poco europei e poco rispettosi dell’ambiente e del paesaggio oramai basta poco: la prima frana, l’allagamento che arriva subito alle prime piogge, la scossa che travolge anche quello che dovrebbe rimanere in piedi.
Ebbene, non è escluso che si tratti di una voce maliziosa ma è insistente la diceria che a Napoli avrebbero trovato il sistema per fregare nientemeno che Google Maps. Per quale motivo? Perché sempre più spesso gli organi preposti al controllo delle modifiche degli edifici e alle conseguenti concessioni (condoni o sanatorie che siano) usano proprio il geolocalizzatore del più noto motore di ricerca per espletare i controlli e le visure. E allora entrerebbe in campo pure la possibilità di fregare il satellite e fare credere una cosa per un’altra a chi si serve di Google Maps per prendere decisioni.
In cosa consisterebbe il trucco? In una manovra che spesso è preventiva, propedeutica, specie se prima o poi arriva un condono. L’idea è quella di piantare nelle aree verdi o in quelle in cui si vuole intervenire o fare un abuso con pali e lenzuola. Distese bianche e riflettenti che dalla prospettiva aerea diano l’idea che in quelle aree ci sia già qualcosa di costruito.
Non è affatto detto che il trucco venga scoperto e così ci si predispone a trasformare in cubatura ampi lotti e superfici. Libero – il giornale che ha ripreso l’indiscrezione – si chiede se sarà mai possibile far stare assieme un pezzo d’Europa che vive ancora di trucchi ed espedienti e il resto, che fin qui si è limitato soprattutto a fare leggi, regolamenti pedanti e di dettaglio, mal interpretando, quanto meno quello che doveva essere il succo dell’esperienza dell’Unione, tradendone i principi ed il senso.
Ma a fare tornare tutti consapevoli di quanto sia oramai autolesionistico fare i furbi ed essere poco europei e poco rispettosi dell’ambiente e del paesaggio oramai basta poco: la prima frana, l’allagamento che arriva subito alle prime piogge, la scossa che travolge anche quello che dovrebbe rimanere in piedi.