Sono bastate poche settimane perché il Copimismo, la bizzarra religione per ora riconosciuta ufficialmente solo nella Svezia del Partito dei Pirati, trovasse ospitalità sui siti Web di mezzo mondo. Sul sito ufficiale della Chiesa Missionaria del Copimismo ne vengono illustrate le basi teoriche.
La strana crociata apre un nuovo fronte nella battaglia sul diritto d’autore, offrendo agli utenti del file sharing un escamotage legale piuttosto originale: giustificare lo scambio di materiale digitale come “atto sacro” imposto dal proprio credo religioso. Richiamandosi alla duplicazione del DNA come alla prova di un “ordine naturale” fondato sull’attività di copia, riproduzione e diffusione, il Copimismo esorta quindi i suoi seguaci a condividere con gli altri qualsiasi contenuto, attraverso un “messaggio missionario” che porta a “uno scambio senza inizio e senza fine”.
Obiettivo dichiarato: favorire la crescita culturale e creativa attraverso la copia. Sui siti legati al copimismo fioriscono i primi dogmi della nuova religione e anche i simboli sacri, come “Ctrl-C” e “Ctrl-V”, le combinazioni di tasti per il “copia e incolla”.
Anche se la nascita della nuova religione appare evidentemente pretestuosa, il tentativo potrebbe rivelarsi tutt’altro che velleitario. La maggior parte delle legislazioni europee sanciscono, infatti, la libertà di espressione del credo religioso e i tribunali devono in qualche modo tenerne conto. Un intreccio che potrebbe mettere gli adepti della nuova religione al riparo da sanzioni legate allo scambio su Internet di materiale protetto dal diritto d’autore.
I precedenti relativi a “trattamenti di favore” basati sull’appartenenza religiosa, d’altra parte, non mancano neanche in Italia. Tra questi una sentenza della Corte di Cassazione del 2008 che ha escluso la punibilità per la detenzione di 100 grammi di marijuana da parte di un cittadino italiano dichiaratosi rastafariano. Nella sentenza, ai tempi riportata anche dalla stampa, la Suprema Corte ha stabilito che l’appartenenza alla religione rasta giustificava l’ipotesi di detenzione per “uso personale”, normalmente esclusa per quantità superiori ai 5 grammi.
Non è escluso che i copimisti possano trarre qualche beneficio dall’appartenenza alla religione. Per gli appassionati di file sharing e i maniaci di Torrent l’adesione alla Chiesa Missionaria del Copinismo può rappresentare un’ancora di salvezza in caso di guai giudiziari, sempre che il sistema italiano decida di adeguarsi ai colleghi svedesi e riconoscere, in qualche modo, la nuova religione. Il “battesimo”, in ogni caso, richiede solo un clic del mouse.
La strana crociata apre un nuovo fronte nella battaglia sul diritto d’autore, offrendo agli utenti del file sharing un escamotage legale piuttosto originale: giustificare lo scambio di materiale digitale come “atto sacro” imposto dal proprio credo religioso. Richiamandosi alla duplicazione del DNA come alla prova di un “ordine naturale” fondato sull’attività di copia, riproduzione e diffusione, il Copimismo esorta quindi i suoi seguaci a condividere con gli altri qualsiasi contenuto, attraverso un “messaggio missionario” che porta a “uno scambio senza inizio e senza fine”.
Obiettivo dichiarato: favorire la crescita culturale e creativa attraverso la copia. Sui siti legati al copimismo fioriscono i primi dogmi della nuova religione e anche i simboli sacri, come “Ctrl-C” e “Ctrl-V”, le combinazioni di tasti per il “copia e incolla”.
Anche se la nascita della nuova religione appare evidentemente pretestuosa, il tentativo potrebbe rivelarsi tutt’altro che velleitario. La maggior parte delle legislazioni europee sanciscono, infatti, la libertà di espressione del credo religioso e i tribunali devono in qualche modo tenerne conto. Un intreccio che potrebbe mettere gli adepti della nuova religione al riparo da sanzioni legate allo scambio su Internet di materiale protetto dal diritto d’autore.
I precedenti relativi a “trattamenti di favore” basati sull’appartenenza religiosa, d’altra parte, non mancano neanche in Italia. Tra questi una sentenza della Corte di Cassazione del 2008 che ha escluso la punibilità per la detenzione di 100 grammi di marijuana da parte di un cittadino italiano dichiaratosi rastafariano. Nella sentenza, ai tempi riportata anche dalla stampa, la Suprema Corte ha stabilito che l’appartenenza alla religione rasta giustificava l’ipotesi di detenzione per “uso personale”, normalmente esclusa per quantità superiori ai 5 grammi.
Non è escluso che i copimisti possano trarre qualche beneficio dall’appartenenza alla religione. Per gli appassionati di file sharing e i maniaci di Torrent l’adesione alla Chiesa Missionaria del Copinismo può rappresentare un’ancora di salvezza in caso di guai giudiziari, sempre che il sistema italiano decida di adeguarsi ai colleghi svedesi e riconoscere, in qualche modo, la nuova religione. Il “battesimo”, in ogni caso, richiede solo un clic del mouse.