L’etimologia della parola “mucca” è molto incerta. L’espressione, secondo alcuni studiosi, comparve in un testo scritto della metà del 700.
In origine la voce era limitata alla Toscana e indicava, molto probabilmente, una razza proveniente dalla Svizzera. Il medico e letterato Antonio Cocchi (1965-1758) spiegò che le mucche erano “una sorta di vacca più mansueta delle altre”.
Ipotesi Onomatopeica - Su come sia nata la parola si son fatte molte ipotesi: potrebbe semplicemente essere una parola onomatopeica (cioè che riproduce il verso dell’animale) o una sovrapposizione delle parole “muggire” e “vacca“.
Nel 1910 il filologo Pio Rajna propose all’Accademia della Crusca una derivazione tedesca, dall’espressione mulkerei (o molkerei), ovvero vaccheria o stalla, portata in italia dai mercanti di vacche.
Se imbarazza… – Ma la soluzione non convinse tutti. Quel che è certo è che la grande fortuna del neologismo, a partire dal XVIII secolo, dipese dal voler evitare l’antica espressione “vacca”, per via del valore che il termine aveva assunto: già nel XVI secolo, infatti, la voce era usata per indicare una prostituta o più genericamente “una donnaccia”, come scrisse l’artista fiorentino Benvenuto Cellini (1500 – 1571).
In origine la voce era limitata alla Toscana e indicava, molto probabilmente, una razza proveniente dalla Svizzera. Il medico e letterato Antonio Cocchi (1965-1758) spiegò che le mucche erano “una sorta di vacca più mansueta delle altre”.
Ipotesi Onomatopeica - Su come sia nata la parola si son fatte molte ipotesi: potrebbe semplicemente essere una parola onomatopeica (cioè che riproduce il verso dell’animale) o una sovrapposizione delle parole “muggire” e “vacca“.
Nel 1910 il filologo Pio Rajna propose all’Accademia della Crusca una derivazione tedesca, dall’espressione mulkerei (o molkerei), ovvero vaccheria o stalla, portata in italia dai mercanti di vacche.
Se imbarazza… – Ma la soluzione non convinse tutti. Quel che è certo è che la grande fortuna del neologismo, a partire dal XVIII secolo, dipese dal voler evitare l’antica espressione “vacca”, per via del valore che il termine aveva assunto: già nel XVI secolo, infatti, la voce era usata per indicare una prostituta o più genericamente “una donnaccia”, come scrisse l’artista fiorentino Benvenuto Cellini (1500 – 1571).