Creato in un laboratorio olandese un supervirus dell'influenza, virtualmente capace di sterminare la metà della popolazione mondiale. I ricercatori che l'hanno prodotto volevano dimostrare fosse possibile ottenere un virus iper contagioso e aggressivo. Ma la comunità scientifica si oppone alla pubblicazione dei risultati dello studio, e altri sollevano dubbi sull'opportunità dell'esperimento. La notizia è stata pubblicata dal sito di Science che precisa si tratta di un virus geneticamente modificato ottenuto partendo dal già noto H5N1, quello responsabile dell'influenza aviaria.
La nuova "creatura" incarna le paure della comunità scientifica, da sempre preoccupata che il virus dell'aviaria (attualmente aggressivo ma non abbastanza contagioso) potesse mutare geneticamente acquisendo la capacità di causare una pandemia. "Questo è probabilmente il virus più letale che si possa immaginare - spiega Ron Fouchier, dell'Erasmus Medical Centre in Olanda e principale autore della ricerca che vorrebbe pubblicare i risultati del proprio studio - ma studiarlo servirà a prevenire eventuali pandemie".
L'equipe coordinata dal virologo Fouchier ha dimostrato che bastano solo 5 passaggi per far mutare il virus dell'aviaria in un microrganismo altamente contagioso. L'esperimento, condotto sui furetti, diventati il modello animale di prima scelta per i test sui virus influenzali, fa parte di una più ampia ricerca internazionale per comprendere meglio l'H5N1. Il virologo - si legge sul quotidiano britannico Daily Mail - è consapevole che potrebbe ben presto abbattersi su di lui una tempesta mediatica. Ha già ingaggiato un consigliere per lavorare insieme a una strategia di comunicazione.
Lo scienziato non intende fare retromarcia: ammette che il virus creato è "uno dei più pericolosi che si possano ottenere", ma è lo stesso deciso a voler pubblicare come ci è riuscito. La pubblicazione agita la comunità scientifica, divisa fra la libertà di stampa e la necessità di regolamentare ricerche che potrebbero avere effetti benefici sulla salute pubblica, ma allo stesso tempo potrebbero essere strumentalizzate e rivelarsi utili per il bioterrorismo.
Lo studio olandese ha raggiunto gli stessi risultati di un'altra ricerca, guidata da Yoshihiro Kawaoka dell'università del Wisconsin. Entrambe le ricerche sono state presentate a riviste, e sono ora allo studio del U.S. National Science Advisory Board for Biosecurity, un organismo statunitense che deve approvarne la pubblicazione, anche se molti esperti pensano che non sia opportuno rivelare la ricetta potenzialmente appetibile per i bioterroristi: "Non riesco a pensare ad un altro organismo patogeno che mi fa paura quanto questo - ha affermato Paul Keim, microbiologo del Board - persino l'antrace lo è di meno".