LONDRA, 21 marzo 2012
Anche il Barcellona con Muamba.
I medici sono ottimisti: "La sua forza lo aiuterà moltissimo per tornare ai livelli di prima dell’incidente". Intanto il tecnico del City si scaglia contro le procedure mediche attualmente in uso nella Premier League per dare l’idoneità agonistica ai giocatori. “Abbiamo perso?”: dopo aver chiesto notizie del figlioletto Joshua e della fidanzata Shauna (che non si è mai mossa dal suo capezzale, tenendosi in contatto con il mondo anche grazie a Twitter), quando lunedì Fabrice Muamba ha ripreso conoscenza nel reparto di terapia intensiva del London Chest Hospital ha voluto sapere da papà Marcel come fosse finito il quarto di finale di FA Cup fra Bolton e Tottenham, segno che il ricordo di quanto successo sabato a White Hart Lane era ben vivo nella sua mente. E quando il padre gli ha detto che la gara era stata sospesa sul risultato di parità, il giocatore del Bolton se n’è meravigliato al punto da chiederne il motivo. “Per te”, è stata la semplice risposta dell’uomo, che ha poi invitato il boss della squadra, Owen Coyle, a tornare a casa (il tecnico non si mosso dall’ospedale da sabato sera e ha dato due giorni di permesso anche ai suoi giocatori, troppo sconvolti da quanto accaduto per pensare di allenarsi) per dire ai compagni di Fabrice che è tempo di tornare a giocare e che devono farlo proprio per il figlio.
GIOCATE PER FABRICE — In realtà, l’idea iniziale dei dirigenti del Bolton era quella di abbandonare la FA Cup e di chiedere il rinvio anche del derby-salvezza contro il Blackburn di sabato, ma ora pare che la volontà sia quella di onorare gli impegni (ovvero, giocare contro il Blackburn e riaffrontare il Tottenham martedì prossimo) e di cercare di salvarsi anche per Muamba, come ha chiesto il padre a Coyle durante una breve chiacchierata ieri pomeriggio. Intanto il 23enne centrocampista continua a migliorare sensibilmente e, a soli quattro giorno dall’arresto cardiaco, ha già ripreso a respirare autonomamente, riconosce e interagisce con amici e familiari (anche ieri c’è stato il solito via-vai di colleghi, fra cui Kevin Davies, Darren Pratley ed Emmanuel Adebayor, mentre Leo Messi ha indossato una maglietta a lui dedicata e il pugile Amir Khan lo ha invitato ad assistere a bordo ring a Las Vegas alla sfida mondiale a Lamont Peterson il prossimo 19 maggio) e muove gambe e braccia.
IL RECUPERO E’ POSSIBILE — Un recupero che ha del miracoloso se si pensa alle condizioni disperate in cui Muamba era arrivato in ospedale (la sua salvezza pare sia dipesa dal tempestivo intervento del dottor Andrew Deaner, presente allo stadio e a cui Harry Redknapp ha fatto pervenire a mezzo stampa l’invito ad assistere agli allenamenti degli Spurs “perché voglio stringere la mano di questo eroe”) e che ha spinto lo stesso Coyle, pur con tutte le cautele del caso, a sperare di rivederlo presto in campo. “I medici dicono che è già successo prima - ha raccontato al Daily Mail - anche se ogni caso fa da sé, ma gli elementi che possono giocare a suo favore sono la giovane età, l’eccellente forma fisica e la vita che ha fatto. Fabrice è un combattente nato e sono certo che questa attitudine lo aiuterà moltissimo per tornare ai livelli di prima dell’incidente, sebbene ora il calcio debba inevitabilmente passare in secondo piano e siamo ancora all’inizio della strada e ci aspetta un lungo cammino, ma i segnali di miglioramento ci sono e sono confortanti”.
MANCINI CRITICA LE PROCEDURE MEDICHE — Di certo, il tragico incidente di cui è rimasto vittima il 23enne Muamba qualcosa ha già prodotto: ovvero, la revisione di tutte le procedure mediche attualmente in uso nella Premier League per dare l’idoneità agonistica ai giocatori. Un cambiamento che era stato auspicato ieri anche dallo stesso Roberto Mancini, che aveva invocato controlli più severi, sul modello di quelli italiani. “Quando sono arrivato due anni fa in Inghilterra mi sono spaventato per le procedure mediche che venivano adottate - ha detto infatti il tecnico del Manchester City - e perciò dobbiamo migliorare sotto questo aspetto, per il bene dei giocatori, controllandoli almeno due volte l’anno e in maniera più accurata, come già avviene in Italia”.
Anche il Barcellona con Muamba.
I medici sono ottimisti: "La sua forza lo aiuterà moltissimo per tornare ai livelli di prima dell’incidente". Intanto il tecnico del City si scaglia contro le procedure mediche attualmente in uso nella Premier League per dare l’idoneità agonistica ai giocatori. “Abbiamo perso?”: dopo aver chiesto notizie del figlioletto Joshua e della fidanzata Shauna (che non si è mai mossa dal suo capezzale, tenendosi in contatto con il mondo anche grazie a Twitter), quando lunedì Fabrice Muamba ha ripreso conoscenza nel reparto di terapia intensiva del London Chest Hospital ha voluto sapere da papà Marcel come fosse finito il quarto di finale di FA Cup fra Bolton e Tottenham, segno che il ricordo di quanto successo sabato a White Hart Lane era ben vivo nella sua mente. E quando il padre gli ha detto che la gara era stata sospesa sul risultato di parità, il giocatore del Bolton se n’è meravigliato al punto da chiederne il motivo. “Per te”, è stata la semplice risposta dell’uomo, che ha poi invitato il boss della squadra, Owen Coyle, a tornare a casa (il tecnico non si mosso dall’ospedale da sabato sera e ha dato due giorni di permesso anche ai suoi giocatori, troppo sconvolti da quanto accaduto per pensare di allenarsi) per dire ai compagni di Fabrice che è tempo di tornare a giocare e che devono farlo proprio per il figlio.
GIOCATE PER FABRICE — In realtà, l’idea iniziale dei dirigenti del Bolton era quella di abbandonare la FA Cup e di chiedere il rinvio anche del derby-salvezza contro il Blackburn di sabato, ma ora pare che la volontà sia quella di onorare gli impegni (ovvero, giocare contro il Blackburn e riaffrontare il Tottenham martedì prossimo) e di cercare di salvarsi anche per Muamba, come ha chiesto il padre a Coyle durante una breve chiacchierata ieri pomeriggio. Intanto il 23enne centrocampista continua a migliorare sensibilmente e, a soli quattro giorno dall’arresto cardiaco, ha già ripreso a respirare autonomamente, riconosce e interagisce con amici e familiari (anche ieri c’è stato il solito via-vai di colleghi, fra cui Kevin Davies, Darren Pratley ed Emmanuel Adebayor, mentre Leo Messi ha indossato una maglietta a lui dedicata e il pugile Amir Khan lo ha invitato ad assistere a bordo ring a Las Vegas alla sfida mondiale a Lamont Peterson il prossimo 19 maggio) e muove gambe e braccia.
IL RECUPERO E’ POSSIBILE — Un recupero che ha del miracoloso se si pensa alle condizioni disperate in cui Muamba era arrivato in ospedale (la sua salvezza pare sia dipesa dal tempestivo intervento del dottor Andrew Deaner, presente allo stadio e a cui Harry Redknapp ha fatto pervenire a mezzo stampa l’invito ad assistere agli allenamenti degli Spurs “perché voglio stringere la mano di questo eroe”) e che ha spinto lo stesso Coyle, pur con tutte le cautele del caso, a sperare di rivederlo presto in campo. “I medici dicono che è già successo prima - ha raccontato al Daily Mail - anche se ogni caso fa da sé, ma gli elementi che possono giocare a suo favore sono la giovane età, l’eccellente forma fisica e la vita che ha fatto. Fabrice è un combattente nato e sono certo che questa attitudine lo aiuterà moltissimo per tornare ai livelli di prima dell’incidente, sebbene ora il calcio debba inevitabilmente passare in secondo piano e siamo ancora all’inizio della strada e ci aspetta un lungo cammino, ma i segnali di miglioramento ci sono e sono confortanti”.
MANCINI CRITICA LE PROCEDURE MEDICHE — Di certo, il tragico incidente di cui è rimasto vittima il 23enne Muamba qualcosa ha già prodotto: ovvero, la revisione di tutte le procedure mediche attualmente in uso nella Premier League per dare l’idoneità agonistica ai giocatori. Un cambiamento che era stato auspicato ieri anche dallo stesso Roberto Mancini, che aveva invocato controlli più severi, sul modello di quelli italiani. “Quando sono arrivato due anni fa in Inghilterra mi sono spaventato per le procedure mediche che venivano adottate - ha detto infatti il tecnico del Manchester City - e perciò dobbiamo migliorare sotto questo aspetto, per il bene dei giocatori, controllandoli almeno due volte l’anno e in maniera più accurata, come già avviene in Italia”.