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Kabul, buco nero della Nato

I costi della guerra: 1.400 mld di dollari.

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Kabul, 11 anni dopo l’inizio della guerra degli americani, è un colabrodo in cui il 15 aprile si è combattuto per 18 ore consecutive. In cui il blindatissimo quartiere del centro sede delle ambasciate, del parlamento e della Nato, può essere penetrato da una milizia di attentatori talebani pronti a seminare panico e morte.
IL BOLLETTINO DELLE VITTIME. Poco importa che il numero delle vittime, nel bollettino conclusivo, annoveri proprio 36 studenti coranici (insieme con otto membri delle forza afghane e tre civili).
La prova di forza della rediviva offensiva di primavera, al di là del suo potenziale militare, ha dimostrato con enorme eco mediatica quello che nelle stanze dei bottoni e nel fango delle vallate afghane si sa già: la guerra finora è stata un fallimento.
ARMAMENTI E CASERME. A certificarlo, oltre alle prove mediatico-muscolari degli integralisti, ci sono soprattutto fiumi di denaro spesi in armamenti e caserme: oltre 1.400 miliardi di dollari. Per non parlare delle vittime. Secondo il servizio di ricerca del Congresso americano, i civili afghani uccisi sono quasi 12 mila. I soldati della coalizione Nato morti in Afghanistan sono invece più di 2.900: quasi quante le vittime dell'11 settembre, per vendicare le quali gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra ai talebani e allo sceicco del terrore Osama bin Laden.

Washington spende 120 miliardi di dollari l'anno, l'Italia 700 milioni

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La situazione è così compromessa che l'Afghanistan per l’amministrazione americana è diventato un problema anche economico e, appena eletto, Barack Obama pensò di chiudere in fretta la guerra iniziata da George W. Bush. Allora, infatti, il conflitto era già in stallo, nonostante fosse costato fino a quel momento circa 120 miliardi di dollari all'anno.
La strategia del presidente inizialmente fu l'aumento delle truppe per dare il via a una controinsurrezione anti-guerriglia: nel mese di febbraio del 2010 le spese sostenute dal dipartimento Usa per mantenere le truppe in Afghanistan (6,7 miliardi di dollari) superarono per la prima volta quelle messe sul campo per il conflitto iracheno (5,5 miliardi di dollari).
IL RITIRO DELLE TRUPPE NEL 2014. Nel 2011 Obama ha annunciato il ritiro entro il 2014 e parallelamente ha potenziato il piano di addestramento e arruolamento delle forze di sicurezza locali.
Nel 2012 la spesa della Difesa Usa per addestrare l'esercito e la polizia di Kabul ha superato gli 11 miliardi di dollari, e le previsioni parlano di 5,7 miliardi per il 2013 e di almeno 5 miliardi per gli anni a venire. A cui vanno aggiunti i fondi per la ricostruzione (800 milioni solo nel 2012) e per sovvenzionare le produzioni agricole alternative all'oppio (1 miliardo dal 2002) e i 20 miliardi che dal 2001 il Congresso ha stanziato a favore del vicino Pakistan.
DOWNING STREET: 4 MILIARDI L'ANNO. Gli Stati Uniti non sono i soli ad aver archiviato anni di spese militari e umane. La Gran Bretagna, ad esempio, secondo contingente della missione Enduring Freedom con 9.500 soldati, ha speso per la guerra in Afghanistan 4 miliardi di sterline all'anno e a Downing street sanno che anche dopo il ritiro della maggior parte delle truppe, mantenere il presidio e accompagnare le nuove forze di sicurezza locali non costerà meno di 165 milioni di sterline l'anno.
Anche la Francia nel 2010 ha aumentato il suo contingente: la spesa per la guerra è salita dai 200 milioni del 2009 (più 11 milioni per gli aiuti sociali) a 470 milioni del 2011. A gennaio del 2012, però, dopo la morte di altri quattro soldati, per un totale di 82 vittime sul campo, Parigi ha sospeso attività militari e di addestramento e ha annunciato il ritiro per metà 2013.
ROMA AUMENTA L'IMPEGNO SUL CAMPO. Direzione esattamente contraria a quella imboccata da Roma, che invece ha accresciuto il suo impegno per i programmi di istruzione dell'esercito di Kabul. A gennaio del 2012 i militari italiani sul campo hanno superato le 3.950 unità ed è aumentato anche l'impiego di mezzi dell'aeronautica (a cui diamo il terzo contributo dopo Gran Bretagna e Usa) e di blindati. Per il 2012 la spesa per la missione, approvata dal parlamento a febbraio, è di 750 milioni di euro, a fronte dei 700 milioni del 2010 e dei 650 milioni del 2011.

La strategia per uscire dal pantano: un fondo miliardario per l'esercito afghano

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Il mare di denaro, però, si è perso tra il caos tribale dell’immenso e impervio territorio afghano.
Tra il 2001e il 2004, cioè tra la caduta di Kabul in mani americane - l'11 novembre del 2001 - e le elezioni che incoronarono il governo di Hamid Karzai, la road map prevista dalle forze Nato sembrava rispettata. Conquistati i centri metropolitani più importanti, gli eserciti dell'Alleanza atlantica si erano illusi di aver fiaccato la guerriglia talebana, che invece ha continuato a proliferare.
Nemmeno il tentativo di Obama, all'indomani della sua elezione, di aumentare la presenza militare in Afghanistan è servita a pacificare il Paese, come gli attacchi dell’estate del 2011 hanno dimostrato. Mentre alcuni talebani decidevano di sedere al tavolo dei negoziati, infatti, le fazioni più integraliste della rete Haqqani assaltavano l'hotel Continental nel centro di Kabul.
OBIETTIVO 350 MILA SOLDATI. Tra il 2010 e il 2011, è cresciuto esponenzialmente il numero di militari occidentali rimasti uccisi: a oggi sono morti 1.900 soldati americani, 408 inglesi e l'Italia a marzo ha pianto la sua 50esima vittima. I feriti, poi, sono oltre 15 mila.
L'exit strategy annunciata ora da Obama punta almeno a diminuire costo economico e umano del conflitto, rafforzando le forze di sicurezza locali e riducendo progressivamente le truppe.
La comunità internazionale vorrebbe infatti lasciare l'Afghanistan con un esercito di 350 mila anime, capace, almeno sulla carta, di piegare i talebani che non sarebbero più di 20 mila.
UN AIUTO ANCHE DA RUSSIA E CINA. A febbraio 2012 al vertice Nato di Bruxelles, a cui hanno partecipato 28 Stati membri dell'Alleanza atlantica e altre 22 nazioni, gli Usa hanno proposto la creazione di un fondo multimiliardario destinato a finanziare il nuovo esercito afghano e hanno invitato tutti gli Stati della regione a contribuirvi, implicitamente chiedendo una mano anche a Russia, Cina e India.
Ora, dopo la nuova prova di forza dei talebani, il vertice Nato in programma a maggio con l'obiettivo di chiarire le condizioni del ritiro è destinato a partire in salita: l'Afghanistan rimane un pozzo che ingurgita vite, denaro ed eserciti stranieri.

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Il mondo sta andando nella Cacchina <.<
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