Pena di morte, in Texas morì l'uomo sbagliato
La Columbia: «Era il sosia del colpevole».
Gli errori si fanno, per carità. Ma quando c'è di mezzo una vita umana, sono macigni sulla coscienza.
In Texas, nel 1989, un uomo innocente è stato ucciso per sbaglio. Si chiamava Carlos De Luna e con la rapina e l'uccisione di un benzinaio, avvenuto nel 1983, a Corpus Christi, non c'entrava proprio nulla.
A compiere quel crimine era stato un altro ispanico Carlos Hernandez, che gli somigliava molto, e che invece l'ha fatta franca. C'è stato uno scambio di persona, uno sbaglio gravissimo, fatale.
A 29 anni di distanza ecco emergere la tragica verità grazie alla scoperta del team del professore della Columbia University di New York, James Liebman.
GRIDÒ LA SUA INNOCENZA FINO ALLA MORTE. De Luna, sino alla fine, si dichiarò sempre innocente.
Quando venne arrestato, a pochi isolati dalla scena del crimine, aveva appena 20 anni.
Ma c'erano degli elementi che lo portarono alla pena capitale. Bastarono alcuni testimoni oculari, 129 dollari trovati nel suo portafogli e un alibi ridicola.
Ma a metterlo veramente nei guai fu il fatto che già all'epoca aveva una fedina penale piena di arresti per rapina, guida in stato di ebbrezza e altri reati.
Ora però, una più attenta analisi del processo, ha portato finalmente alla verità.
LE INDAGINI SI CHIUSERO IN FRETTA. Gli studenti e i ricercatori della prestigiosa università newyorchese hanno riscontrato molte incongruenze nelle diverse testimonianze che hanno inchiodato De Luna.
In un rapporto di 400 pagine, emerge in modo chiaro che gli inquirenti hanno fatto di tutto per chiudere in fretta il caso.
«Se oggi si facesse un nuovo processo su questo caso, De Luna sarebbe assolto», ha osservato amaramente Richard Dieter, direttore del Death Penalty Information Center, la più grande organizzazione abolizionista d'America.
«È il classico caso in cui il colpevole è libero, e un innocente è stato ucciso», ha aggiunto.
LOTTA CONTRO LA PENA DI MORTE. Questo caso va a rafforzare ancor di più la lotta del movimento contro la pena di morte che da decenni si batte negli States e che ha fatto dello scambio di persona, da sempre, uno dei suoi maggiori cavalli di battaglia.
Negli Stati Uniti, già da tempo, s'é riaperto un dibattito sulla legittimità di questa delicatissima questione morale.
Già diversi Stati (come il Connecticut) hanno votato leggi che l'hanno abolita, istituendo come pena massima il carcere a vita.
Ora però tutti gli occhi sono puntati sulla California, dove il 6 novembre, proprio in corrispondenza del voto presidenziale, ai cittadini del Golden State è dato il compito di decidere se dire no a iniezioni letali e boia.
La Columbia: «Era il sosia del colpevole».
Gli errori si fanno, per carità. Ma quando c'è di mezzo una vita umana, sono macigni sulla coscienza.
In Texas, nel 1989, un uomo innocente è stato ucciso per sbaglio. Si chiamava Carlos De Luna e con la rapina e l'uccisione di un benzinaio, avvenuto nel 1983, a Corpus Christi, non c'entrava proprio nulla.
A compiere quel crimine era stato un altro ispanico Carlos Hernandez, che gli somigliava molto, e che invece l'ha fatta franca. C'è stato uno scambio di persona, uno sbaglio gravissimo, fatale.
A 29 anni di distanza ecco emergere la tragica verità grazie alla scoperta del team del professore della Columbia University di New York, James Liebman.
GRIDÒ LA SUA INNOCENZA FINO ALLA MORTE. De Luna, sino alla fine, si dichiarò sempre innocente.
Quando venne arrestato, a pochi isolati dalla scena del crimine, aveva appena 20 anni.
Ma c'erano degli elementi che lo portarono alla pena capitale. Bastarono alcuni testimoni oculari, 129 dollari trovati nel suo portafogli e un alibi ridicola.
Ma a metterlo veramente nei guai fu il fatto che già all'epoca aveva una fedina penale piena di arresti per rapina, guida in stato di ebbrezza e altri reati.
Ora però, una più attenta analisi del processo, ha portato finalmente alla verità.
LE INDAGINI SI CHIUSERO IN FRETTA. Gli studenti e i ricercatori della prestigiosa università newyorchese hanno riscontrato molte incongruenze nelle diverse testimonianze che hanno inchiodato De Luna.
In un rapporto di 400 pagine, emerge in modo chiaro che gli inquirenti hanno fatto di tutto per chiudere in fretta il caso.
«Se oggi si facesse un nuovo processo su questo caso, De Luna sarebbe assolto», ha osservato amaramente Richard Dieter, direttore del Death Penalty Information Center, la più grande organizzazione abolizionista d'America.
«È il classico caso in cui il colpevole è libero, e un innocente è stato ucciso», ha aggiunto.
LOTTA CONTRO LA PENA DI MORTE. Questo caso va a rafforzare ancor di più la lotta del movimento contro la pena di morte che da decenni si batte negli States e che ha fatto dello scambio di persona, da sempre, uno dei suoi maggiori cavalli di battaglia.
Negli Stati Uniti, già da tempo, s'é riaperto un dibattito sulla legittimità di questa delicatissima questione morale.
Già diversi Stati (come il Connecticut) hanno votato leggi che l'hanno abolita, istituendo come pena massima il carcere a vita.
Ora però tutti gli occhi sono puntati sulla California, dove il 6 novembre, proprio in corrispondenza del voto presidenziale, ai cittadini del Golden State è dato il compito di decidere se dire no a iniezioni letali e boia.