Choc, nausea e di corsa all'ospedale. Questa la reazione di una giovane alla vista di un topo morto dentro al sacchetto di patatine appena acquistato. Tutto ciò sarebbe successo l’altro ieri a una ventenne di Spinea che aveva acquistato in un supermercato della zona un normalissimo, all’apparenza, sacchetto di patatine. Una volta giunta a casa la giovane, in compagnia del fidanzato, ha aperto la confezione iniziando a sgranocchiare le patatine. E siccome "una tira l’altra" non c’è voluto molto tempo perchè finissero. La ragazza, come fanno tutti, ha quindi cercato sul fondo della confezione le ultime goloserie da sgranocchiare trovando però un inatteso quanto sgradito ospite: un topolino… morto ovviamente e chissà da quanto tempo.
Cose da non credere. Un ratto dentro un sacchetto di patatine. La ventenne ha cacciato un urlo e da lì a poco ha cominciato a sentirsi male provando un forte senso di nausea. Comprensibile considerato il tipo di scoperta fatta. Da qui la decisione di recarsi subito al Pronto soccorso dove la giovane, decisamente scossa, è stata sottoposta ad una serie di esami per verificare eventuali contaminazioni del cibo venuto a contato con l’animale. Il giorno dopo, la giovane accompagnata dal fidanzato ha raggiunto la caserma dei carabinieri di Spinea denunciando quanto le era accaduto.
Le indagini sono partite immediatamente. Il supermercato dove la ventenne aveva acquistato la confezione di patatine verrà presumibilmente "visitato" dai Nas nei prossimi giorni. I carabinieri per ora non escludono alcuna ipotesi e stanno, come detto, verificando la veridicità del racconto reso dalla ragazza. Se la denuncia troverà riscontri oggettivi è chiaro che a quel punto scatterenno i provvedimenti del caso, a partire ovviamente dall’azienda che commercializza il prodotto.
Le indagini sono partite immediatamente. Il supermercato dove la ventenne aveva acquistato la confezione di patatine verrà presumibilmente "visitato" dai Nas nei prossimi giorni. I carabinieri per ora non escludono alcuna ipotesi e stanno, come detto, verificando la veridicità del racconto reso dalla ragazza. Se la denuncia troverà riscontri oggettivi è chiaro che a quel punto scatterenno i provvedimenti del caso, a partire ovviamente dall’azienda che commercializza il prodotto.