Depistaggio Aldrovandi, condanne confermate
La madre di Federico: «Ora si dica tutto».
La corte di appello di Bologna ha confermato le condanne nel processo «Aldrovandi bis».
Si tratta dei presunti depistaggi nelle indagini per la morte del diciottenne Federico Aldrovandi, durante un intervento di polizia il 25 settembre 2005 a Ferrara, che vedeva imputati i poliziotti Marcello Bulgarelli, addetto alla centrale operativa 113, la mattina quando morì il ragazzo, e Marco Pirani, ispettore di polizia giudiziaria in servizio alla procura di Ferrara, durante le indagini tra 2005 e 2006.
LA MAMMA: «SI DICA TUTTO». Per la morte di Federico Aldrovandi, con il pronunciamento della Cassazione lo scorso 21 giugno, è passata in giudicato la condanna di quattro poliziotti della Questura di Ferrara a tre anni e sei mesi.
Soddisfatta la mamma di Federico, che ha ricevuto, nei giorni scorsi, le scuse del capo della polizia Manganelli. «Questa sentenza è un altro passo per conoscere la verità su quello che è accaduto quella mattina a Federico e ora è giunto il momento che chi sa dica tutto», ha detto Patrizia Moretti, commentando la conferma in appello delle condanne dei due poliziotti per i depistaggi.
Il centralinista interruppe la registrazione della telefonata che avrebbe spiegato tutto
La corte d'appello di Bologna, presieduta da Massari, il 9 luglio ha valutato le richieste del sostituto procuratore generale Longo. Il pm aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado per Bulgarelli (10 mesi, confermati), mentre per Pirani aveva chiesto la derubricazione da omissione di atti d'ufficio a omessa denuncia, con una riduzione della pena a 3 mesi rispetto agli 8 inflitti in primo grado, poi confermati dai giudici d'appello. Gli avvocati della difesa avevano chiesto l'assoluzione per i loro assistiti e annunciano ricorso, dopo la lettura delle motivazioni tra 90 giorni.
BULGARELLI DISSE: «STACCA». Bulgarelli doveva rispondere di favoreggiamento e omissione, poiché secondo l'accusa, come addetto alla centrale 113 quella mattina, interruppe su richiesta del collega Luca Casoni (processato e assolto in primo grado per lo stesso fatto) la registrazione di una telefonata in cui Casoni avrebbe spiegato cosa era successo quella mattina. Il centralinista disse il famoso «stacca», per cui la telefonata in corso poteva risultare compromettente per i quattro agenti poi condannati per la morte di Federico. A Pirani era contestato il fatto di non aver inserito nel fascicolo del pm il registro delle telefonate arrivate al 113.
CHIESTI ULTERIORI APPROFONDIMENTI. «Per Bulgarelli è stato confermato il reato, lo stesso per cui invece un altro poliziotto, e solo per un cavillo, era stato assolto (il riferimento a Casoni, ndr). Sta venendo fuori che nella questura di Ferrara in quei mesi del 2005 e poi nel 2006 si misero in atto azioni che hanno impedito di far luce appieno sui fatti, non si è trattato di semplici omissioni ma di azioni decise per insabbiare tutto», ha esortato la mamma di Federico, facendo un ultimo appello: «Ora chiedo, anche se è pia illusione, e credo sia giunto il momento che chi sa dica tutto, perché molti sanno realmente più di ciò che è stato detto. Qualcosa non ha funzionato nella questura di Ferrara in quell'epoca, mi piacerebbe che si facessero ulteriori approfondimenti». [center]
La madre di Federico: «Ora si dica tutto».
Si tratta dei presunti depistaggi nelle indagini per la morte del diciottenne Federico Aldrovandi, durante un intervento di polizia il 25 settembre 2005 a Ferrara, che vedeva imputati i poliziotti Marcello Bulgarelli, addetto alla centrale operativa 113, la mattina quando morì il ragazzo, e Marco Pirani, ispettore di polizia giudiziaria in servizio alla procura di Ferrara, durante le indagini tra 2005 e 2006.
LA MAMMA: «SI DICA TUTTO». Per la morte di Federico Aldrovandi, con il pronunciamento della Cassazione lo scorso 21 giugno, è passata in giudicato la condanna di quattro poliziotti della Questura di Ferrara a tre anni e sei mesi.
Soddisfatta la mamma di Federico, che ha ricevuto, nei giorni scorsi, le scuse del capo della polizia Manganelli. «Questa sentenza è un altro passo per conoscere la verità su quello che è accaduto quella mattina a Federico e ora è giunto il momento che chi sa dica tutto», ha detto Patrizia Moretti, commentando la conferma in appello delle condanne dei due poliziotti per i depistaggi.
Il centralinista interruppe la registrazione della telefonata che avrebbe spiegato tutto
La corte d'appello di Bologna, presieduta da Massari, il 9 luglio ha valutato le richieste del sostituto procuratore generale Longo. Il pm aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado per Bulgarelli (10 mesi, confermati), mentre per Pirani aveva chiesto la derubricazione da omissione di atti d'ufficio a omessa denuncia, con una riduzione della pena a 3 mesi rispetto agli 8 inflitti in primo grado, poi confermati dai giudici d'appello. Gli avvocati della difesa avevano chiesto l'assoluzione per i loro assistiti e annunciano ricorso, dopo la lettura delle motivazioni tra 90 giorni.
BULGARELLI DISSE: «STACCA». Bulgarelli doveva rispondere di favoreggiamento e omissione, poiché secondo l'accusa, come addetto alla centrale 113 quella mattina, interruppe su richiesta del collega Luca Casoni (processato e assolto in primo grado per lo stesso fatto) la registrazione di una telefonata in cui Casoni avrebbe spiegato cosa era successo quella mattina. Il centralinista disse il famoso «stacca», per cui la telefonata in corso poteva risultare compromettente per i quattro agenti poi condannati per la morte di Federico. A Pirani era contestato il fatto di non aver inserito nel fascicolo del pm il registro delle telefonate arrivate al 113.
CHIESTI ULTERIORI APPROFONDIMENTI. «Per Bulgarelli è stato confermato il reato, lo stesso per cui invece un altro poliziotto, e solo per un cavillo, era stato assolto (il riferimento a Casoni, ndr). Sta venendo fuori che nella questura di Ferrara in quei mesi del 2005 e poi nel 2006 si misero in atto azioni che hanno impedito di far luce appieno sui fatti, non si è trattato di semplici omissioni ma di azioni decise per insabbiare tutto», ha esortato la mamma di Federico, facendo un ultimo appello: «Ora chiedo, anche se è pia illusione, e credo sia giunto il momento che chi sa dica tutto, perché molti sanno realmente più di ciò che è stato detto. Qualcosa non ha funzionato nella questura di Ferrara in quell'epoca, mi piacerebbe che si facessero ulteriori approfondimenti». [center]