Washington boccia il piano di pace di Kofi Annan che prevede il coinvolgimento dell'Iran. Diserta un diplomatico siriano.
«Nel processo di transizione in Siria non ci può essere spazio per Assad»: lo ha ribadito la Casa Bianca, sottolineando come «Assad abbia oramai perso ogni credibilità». Gli Stati Uniti bocciano dunque il piano dell'inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba Kofi Annan. E insistono a non voler coinvolgere l'Iran negli sforzi per superare la crisi siriana. La Casa Bianca ritiene che il ruolo Teheran in Siria non sia stato produttivo, vantaggioso e che non possa essere costruttivo. Gli Usa, ha aggiunto il portavoce Jay Carney, intendono continuare a collaborare con le nazioni che vogliono un futuro democratico per il popolo siriano. Le dichiarazioni della Casa Bianca arrivano dopo che Kofi Annan, al rientro del suo viaggio a Teheran e a Damasco, annuncia che l'Iran sostiene il progetto di una transizione politica in Siria gestita direttamente dai siriani. E ribadiscono la posizione del segretario di Stato Hillary Clinton espressa durante l'incontro a Parigi per il summit «Amici della Siria».
ONU AL LAVORO - Nel frattempo il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sta discutendo le azioni da intraprendere prossimamente per risolvere la crisi in Siria. Lo ha annunciato l'inviato dell'Onu e della Lega araba per la Siria, Kofi Annan. «Il Consiglio sta discutendo attualmente quali debbano essere i prossimi passi e quali azioni possa intraprendere», ha detto l'ex segretario generale del Palazzo di Vetro, che ha aggiunto che se ne dovrebbe sapere qualcosa di più «nei prossimi giorni». Poi Annan ha anche fatto sapere che il presidente siriano Bashar Assad ha discusso della possibilità di un governo di transizione in Siria.
DIFESA ANTIAEREA - E se da un lato l'atteggiamento degli Stati Uniti si fa sempre più aggressivo nei confronti di Assad e del suo regime, sempre più tese sono le relazioni tra Washington e Mosca in relazione alla questione siriana. La Russia infatti ha fatto sapere di voler rispettare il contratto che prevede la fornitura alla Siria del sistema di difesa antiaerea. È quanto ha sottolineato Vyacheslav Dzirkaln, il vice direttore del Servizio federale di cooperazione militare russo, citato dall'agenzia d'informazione Interfax. «La Russia ha (con la Siria, ndr) degli obblighi relativi a vecchi contratti che sono stati siglati nel 2008 e a cui hanno fatto seguito altri contratti relativi al sistema di difesa antiaerea», ha dichiarato Dzirkaln, a margine del Farnborough Airshow vicino Londra. Questi contratti, ha spiegato il dirigente russo, «devono essere rispettati e lo saranno, ma noi non sigleremo in questa fase alcun nuovo accordo» sulla fornitura di armi. Due giorni fa tuttavia, lo stesso Dzirkaln aveva annunciato che la Russia non consegnerà alla Siria i 40 jet militari Yak-130, come da accordo siglato alla fine dello scorso anno, finchè la situazione nel Paese arabo rimarrà «irrisolta».
ALTRI MORTI - Nel frattempo non si fermano le violenze in Siria. La maggior parte delle vittime della giornata di mercoledì, 23, erano civili, mentre altre diciotto erano soldati e undici erano insorti. Martedì invece il totale delle persone uccise, sempre stando all'Osservatorio, era arrivato a 82 unità. Inoltre si è continuato a combattere a Damasco, dove gli scontri tra governativi e ribelli si sono concentrati nel sobborgo meridionale di al-Qadam. Nella stessa capitale centinaia di giovani si sono radunati nel quartiere commerciale di Mezzeh, situato nel settore orientale della città, e hanno intonato slogan di protesta contro il regime, sfidandone apertamente la repressione.
ALTRE DISERZIONI - E sempre nella giornata di mercoledì l'ambasciatore siriano in Iraq Nawaf al-Fares, ha annunciato che non appoggerà più il regime di Bashar al-Assad e di essersi unito all'opposizione. Lo hanno reso noto fonti dell'opposizione al regime. È la prima defezione di un rappresentante diplomatico, che arriva dopo quella di uno dei generali più vicini ad Assad. «E non sarà l'ultima», assicura il Consiglio nazionale siriano, «siamo in contatto con diversi ambasciatori».