Nasce la polemica sulla presenza di un Mc Donald's ad Urbino, città simblo della cultura italiana. Un fast food Mc'Donald's nel centro di Urbino, a pochi metri dal Duomo e dal Palazzo ducale, nella 'città idealè patrimonio dell'umanità, candidata a diventare Città Europea della Cultura. Vera o meno, la voce che Palazzo Liera, in via Veneto, si appresti ad ospitare il simbolo della globalizzazione e dell'omologazione culturale a marchio Usa, tiene banco da giorni, fra smentite, mezze conferme e polemiche. Fino a poco tempo fa i 300 metri quadrati del palazzo, che è di proprietà dell'Ente Chiesa Cattedrale di Urbino, dunque controllato dall'Arcidiocesi, erano occupati da una filiale di Bnl-Paribas. Ora la banca ha traslocato, e i locali sono in attesa di un nuovo affittuario. Molti temono che presto, fra vicoli e piazze rinascimentali si sentirà odore di patatine fritte e hamburger, e fioccano proteste e distinguo: un copione già visto nelle città d'arte, da Roma, dove la M gialla campeggia in piazza di Spagna, a Firenze, che ha un Mc Donald nei pressi di Santa Maria Novella, ecc.
L'ALLARME DELLA CONFESERCENTI La Confesercenti di Urbino è stata fra i primi a lanciare l'allarme, l'Ente Cattedrale ha negato che ci siano trattative in corso, ma il tema è sul tavolo. Oggi a intervenire è il presidente della Commissione Cultura, Turismo e Attività produttive Federico Scaramucci: «È vero – afferma – che l'internazionalizzazione impone di guardare le cose a 360 gradi, e che la crisi occupazionale rende ogni proposta che potrebbe portare lavoro interessante. È anche vero però che Urbino è una cittàinternazionale, le cui caratteristiche architettoniche, culturali, artistiche hanno reso possibile annoverarla nella lista delle città patrimonio dell'umanità». Urbino, ricorda, riassume in sè «la cultura dell'Umanesimo e del Rinascimento», e, sebbene in epoca di liberalizzazioni il Comune non possa vincolare le scelte dei privati, «la presenza di un Mc'Donald's in centro storico non sarebbe opportuna. Ci sono tanti luoghi più adatti». Certo, osserva Scaramucci, «le amministrazioni devono dare pi— spazio all'iniziativa privata, soprattutto a Urbino, che Š stata da sempre legata al settore pubblico, ma i privati possono essere anche produttori artigianali, esercenti di prodotti tipici, settori che impattano diversamente sull'immagine di una citt… come la nostra».