Il presidente della Figc parla di riforme dei campionati: «Dal 2014-15 avremo 102 squadre professionistiche anzichè 132. Il dibattito è sul numero delle squadre di Serie A e poi della B»
FIRENZE - Giancarlo Abete ha chiuso il 6° seminario per i giornalisti sportivi organizzato a Coverciano. L’ha fatto parlando di un «rapporto positivo tra Ussi e Figc» e iniziando a trattare il tema della riforma dei campionati. «Dal 2014-15 avremo 102 squadre professionistiche anzichè 132. Il dibattito è sul numero delle squadre di Serie A e poi della B (in questo caso, l'assetto dei nuovi campionato non potrà partire prima della stagione 2015-2016, ndr) dove 22 è un numero eccessivo: oggi si arriva, con i play-off, a 46 partite. L’aspettativa è sul cambiamento della Serie A, ho sempre detto che 18 squadre è un numero corretto. La Germania ha un campionato a 18 squadre. Ma all’interno della Lega di A non c’è mai stata un’assemblea che abbia messo all'ordine del giorno la riforma dei campionati. Le medie e piccole squadre non hanno alcun interesse che il campionato passi da 20 a 18 squadre. Partire in Serie A significa avere 20-21 milioni solo di diritti tv. Il problema è il meccanismo delle retrocessioni. In B, se ci saranno società che non hanno i requisiti per iscriversi, si passerà subito a 20 squadre. Da questo discorso è esclusa l’eventuale penalizzazione per illecito sportivo. E sempre in B, Abodi ha fatto bene a introdure il salary cup. Con la riduzione a 102, solo Russia e Turchia ci supereranno come numero di società professionistiche, ma scendiamo anche come numero di categoria che passeranno da 4 a 3. In Prima Divisione non ci saranno retrocessioni, per questo abbiamo creato incentivi per l’anno prossimo e gli anni successivi. Promozioni e retrocessioni ci saranno invece in Seconda Divisione». Per la riforma di ogni campionato c'è bisogno di una decisione che va presa con due stagioni d'anticipo. Se la Lega di A decidesse (impossibile) di riformare il proprio campionato entro il 30 giugno di quest'anno il nuovo assetto partirebbe per la stagione 2015-2016, più probabilmente la discussione ci sarà entro il 2014 e la riforma partirà dal 2016.
ABETE SUL CAGLIARI - Abete ha risposto a una domanda sul caso del nuovo stadio del Cagliari. «Il problema è collegato allo sradicamento della società rispetto ai tifosi e al territorio. Il Cagliari non avrà nessun problema per l’iscrizione del campionato. La federazione e la Lega non può dare deroghe all’esterno delle aree di rispettiva competenza. Le deroghe possono essere collegate a problemi di capienza. In questo caso la federazione non ha nessun tipo di spazio per intervenire».
ABETE SULLA JUVE -Ad Abete hanno chiesto di nuovo del caso-29/31 scudetti della Juve. «Ho telefonato ad Agnelli per fargli i complimenti sinceri per lo scudetto, con l’auspicio che questa situazione abbia uno sbocco a livello internazionale. Qualcuno dice che non ho avuto il coraggio di fare il numero esatto? Io non voglio alimentare polemiche. Quando finirò la presidenza e diventerò opinionista potrò essere più caustico». Ha aggiunto: «Ognuno svolge il proprio ruolo, se c’è una posizione uno la mantiene. Andreotti diceva: “Non è importante solo avere ragione, è importante trovare uno che te la dia”. E’ una frase che non voglio che venga messa in realzione diretta al caso, ma rende l’idea. Come Giancarlo Abete anch’io posso aver avuto la sensazione che un giudizio poteva essere diverso, ma il problema è il rispetto dei ruoli del funzionamento di una democrazia. Si crea una grande confusione fra quello che è il sistema di giustizia ordinario e di giustizia sportiva. Sono due ordinamenti diversi, l’esemplificazione è dato dall’omessa denuncia: per la giustizia sportiva è un reato, per la giustizia ordinaria no».
FIRENZE - Giancarlo Abete ha chiuso il 6° seminario per i giornalisti sportivi organizzato a Coverciano. L’ha fatto parlando di un «rapporto positivo tra Ussi e Figc» e iniziando a trattare il tema della riforma dei campionati. «Dal 2014-15 avremo 102 squadre professionistiche anzichè 132. Il dibattito è sul numero delle squadre di Serie A e poi della B (in questo caso, l'assetto dei nuovi campionato non potrà partire prima della stagione 2015-2016, ndr) dove 22 è un numero eccessivo: oggi si arriva, con i play-off, a 46 partite. L’aspettativa è sul cambiamento della Serie A, ho sempre detto che 18 squadre è un numero corretto. La Germania ha un campionato a 18 squadre. Ma all’interno della Lega di A non c’è mai stata un’assemblea che abbia messo all'ordine del giorno la riforma dei campionati. Le medie e piccole squadre non hanno alcun interesse che il campionato passi da 20 a 18 squadre. Partire in Serie A significa avere 20-21 milioni solo di diritti tv. Il problema è il meccanismo delle retrocessioni. In B, se ci saranno società che non hanno i requisiti per iscriversi, si passerà subito a 20 squadre. Da questo discorso è esclusa l’eventuale penalizzazione per illecito sportivo. E sempre in B, Abodi ha fatto bene a introdure il salary cup. Con la riduzione a 102, solo Russia e Turchia ci supereranno come numero di società professionistiche, ma scendiamo anche come numero di categoria che passeranno da 4 a 3. In Prima Divisione non ci saranno retrocessioni, per questo abbiamo creato incentivi per l’anno prossimo e gli anni successivi. Promozioni e retrocessioni ci saranno invece in Seconda Divisione». Per la riforma di ogni campionato c'è bisogno di una decisione che va presa con due stagioni d'anticipo. Se la Lega di A decidesse (impossibile) di riformare il proprio campionato entro il 30 giugno di quest'anno il nuovo assetto partirebbe per la stagione 2015-2016, più probabilmente la discussione ci sarà entro il 2014 e la riforma partirà dal 2016.
ABETE SUL CAGLIARI - Abete ha risposto a una domanda sul caso del nuovo stadio del Cagliari. «Il problema è collegato allo sradicamento della società rispetto ai tifosi e al territorio. Il Cagliari non avrà nessun problema per l’iscrizione del campionato. La federazione e la Lega non può dare deroghe all’esterno delle aree di rispettiva competenza. Le deroghe possono essere collegate a problemi di capienza. In questo caso la federazione non ha nessun tipo di spazio per intervenire».
ABETE SULLA JUVE -Ad Abete hanno chiesto di nuovo del caso-29/31 scudetti della Juve. «Ho telefonato ad Agnelli per fargli i complimenti sinceri per lo scudetto, con l’auspicio che questa situazione abbia uno sbocco a livello internazionale. Qualcuno dice che non ho avuto il coraggio di fare il numero esatto? Io non voglio alimentare polemiche. Quando finirò la presidenza e diventerò opinionista potrò essere più caustico». Ha aggiunto: «Ognuno svolge il proprio ruolo, se c’è una posizione uno la mantiene. Andreotti diceva: “Non è importante solo avere ragione, è importante trovare uno che te la dia”. E’ una frase che non voglio che venga messa in realzione diretta al caso, ma rende l’idea. Come Giancarlo Abete anch’io posso aver avuto la sensazione che un giudizio poteva essere diverso, ma il problema è il rispetto dei ruoli del funzionamento di una democrazia. Si crea una grande confusione fra quello che è il sistema di giustizia ordinario e di giustizia sportiva. Sono due ordinamenti diversi, l’esemplificazione è dato dall’omessa denuncia: per la giustizia sportiva è un reato, per la giustizia ordinaria no».