“Quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango”. Sono queste le parole di Roberto Calderoli, illuminato leghista vicepresidente del Senato, già ben noto per le sue folli esternazioni (ricordate le magliette che prendevano in giro Maometto?) che tengono banco da ore e ore nel dibattito politico. Da quando cioè l’illuminato leghista, durante un comizio ha esternato quel suo rivoltante giudizio nei confronti del ministro delle pari opportunità Cecile Kyenge. Parole offensive, va da sé, accompagnate poi da varie riflessioni sulle origini congolesi del ministro del governo Letta.
Un dibattito che va avanti da ore fra indignazioni e ipocrisie, con prese di posizione dei leader più in vista (anche il presidente Napolitano ha voluto far conoscere la sua condanna per il fatto) e difese di ufficio sia da parte dello stesso Calderoli che da parte di alcuni esponenti (compreso il segretario della Lega Maroni) del suo partito.
Ma mi chiedo, c’è veramente da perdere tempo a commentare le esternazioni di un simile personaggio o c’è da chiedere immediatamente le sue dimissioni dalla carica prestigiosa che ricopre e mettere al suo posto qualcuno che abbia una visione meno razzista del mondo?
Il problema è questo: le dimissioni di Calderoli qualcuno le ha chieste ma sembra che lui non abbia nessuna intenzione di darle. Ma c’è di più: perché sembra proprio che il nostro ordinamento non preveda la rimozione d’autorità del presidente o vicepresidente del Senato. Per cui se l’ideatore del famigerato Porcellum (il sistema elettorale con il quale si va a votare da anni e che serve solamente a non far vincere nessuno) non decide spontaneamente di gettare la spugna e rimettere il mandato, nessuno può farci nulla.
All’italiano medio, quello che suda per lavorare, quello che cerca di sopravvivere alla crisi, quello che paga le tasse, quello rispettoso delle regole e della civile convivenza non resta altro da fare che tenersi come vicepresidente del Senato un personaggio che non solo non ama, ma neppure ha un briciolo di rispetto per persone che hanno un colore della pelle diverso dal bianco.
Tocca tutto questo all’italiano medio, quello stesso italiano che magari una domenica pomeriggio prossima ventura deciderà di andare allo stadio per vedere la squadra del cuore giocare contro il blasonatissimo Milan. E allora a quell’italiano che non è razzista, che non giudica un giocatore dal colore della pelle, che non giudica un giocatore da come tira un calcio di rigore, a quell’italiano-tifoso, dicevo, potrà anche capitare di vedersi sospendere una partita perché ha osato fischiare o inveire contro Balotelli.
Fischi contro Balotelli non per il fatto che ha la pelle nera e non bianca, non per una scelta razzista, non per astio contro qualcuno che è diverso da te, ma solo per il fatto (come sanno tutti i tifosi del mondo) che Balotelli è un avversario, un avversario fortissimo che fa paura, un avversario che cerca sempre lo scontro fisico, un avversario che spesso cerca la provocazione, un avversario che mena e viene menato, un avversario bravissimo che si cerca di frastornare con un po’ di fischi prima che ti affondi col suo genio pedatorio.
E allora può succedere questo: Calderoli, con quello che ha detto, magari resta a fare il vicepresidente del Senato con megastipendio, onori e scorte varie, il povero italiano-tifoso rischierà magari di andare a casa mogio mogio dopo la sospensione della partita decretata dall’arbitro (e da qualche autorità superiore) per aver fischiato il genio Balotelli che (magari) si è procurato un rigore che non c’era.
L’Italia delle ipocrisie. E’ questa l’Italia che si meritano gli italiani? Io dico di no. Vogliamo sospendere una partita per i fischi a Balotelli e non possiamo rimuovere un vicepresidente del Senato che definisce un ministro simile ad un orango? Signori politici, signori della Casta smettiamola con le ributtanti ipocrisie e cercate di rimettere le cose a posto. Il tempo della vostra credibilità sta per scadere. O forse è già scaduto.
Un dibattito che va avanti da ore fra indignazioni e ipocrisie, con prese di posizione dei leader più in vista (anche il presidente Napolitano ha voluto far conoscere la sua condanna per il fatto) e difese di ufficio sia da parte dello stesso Calderoli che da parte di alcuni esponenti (compreso il segretario della Lega Maroni) del suo partito.
Ma mi chiedo, c’è veramente da perdere tempo a commentare le esternazioni di un simile personaggio o c’è da chiedere immediatamente le sue dimissioni dalla carica prestigiosa che ricopre e mettere al suo posto qualcuno che abbia una visione meno razzista del mondo?
Il problema è questo: le dimissioni di Calderoli qualcuno le ha chieste ma sembra che lui non abbia nessuna intenzione di darle. Ma c’è di più: perché sembra proprio che il nostro ordinamento non preveda la rimozione d’autorità del presidente o vicepresidente del Senato. Per cui se l’ideatore del famigerato Porcellum (il sistema elettorale con il quale si va a votare da anni e che serve solamente a non far vincere nessuno) non decide spontaneamente di gettare la spugna e rimettere il mandato, nessuno può farci nulla.
All’italiano medio, quello che suda per lavorare, quello che cerca di sopravvivere alla crisi, quello che paga le tasse, quello rispettoso delle regole e della civile convivenza non resta altro da fare che tenersi come vicepresidente del Senato un personaggio che non solo non ama, ma neppure ha un briciolo di rispetto per persone che hanno un colore della pelle diverso dal bianco.
Tocca tutto questo all’italiano medio, quello stesso italiano che magari una domenica pomeriggio prossima ventura deciderà di andare allo stadio per vedere la squadra del cuore giocare contro il blasonatissimo Milan. E allora a quell’italiano che non è razzista, che non giudica un giocatore dal colore della pelle, che non giudica un giocatore da come tira un calcio di rigore, a quell’italiano-tifoso, dicevo, potrà anche capitare di vedersi sospendere una partita perché ha osato fischiare o inveire contro Balotelli.
Fischi contro Balotelli non per il fatto che ha la pelle nera e non bianca, non per una scelta razzista, non per astio contro qualcuno che è diverso da te, ma solo per il fatto (come sanno tutti i tifosi del mondo) che Balotelli è un avversario, un avversario fortissimo che fa paura, un avversario che cerca sempre lo scontro fisico, un avversario che spesso cerca la provocazione, un avversario che mena e viene menato, un avversario bravissimo che si cerca di frastornare con un po’ di fischi prima che ti affondi col suo genio pedatorio.
E allora può succedere questo: Calderoli, con quello che ha detto, magari resta a fare il vicepresidente del Senato con megastipendio, onori e scorte varie, il povero italiano-tifoso rischierà magari di andare a casa mogio mogio dopo la sospensione della partita decretata dall’arbitro (e da qualche autorità superiore) per aver fischiato il genio Balotelli che (magari) si è procurato un rigore che non c’era.
L’Italia delle ipocrisie. E’ questa l’Italia che si meritano gli italiani? Io dico di no. Vogliamo sospendere una partita per i fischi a Balotelli e non possiamo rimuovere un vicepresidente del Senato che definisce un ministro simile ad un orango? Signori politici, signori della Casta smettiamola con le ributtanti ipocrisie e cercate di rimettere le cose a posto. Il tempo della vostra credibilità sta per scadere. O forse è già scaduto.