Sono trascorsi esattamente due anni da quando abbiamo esplorato la seconda incarnazione dell’immaginario di Peter Molyneux e del team Lionhead, ma in quel di Albion, di anni, ne sono passati ben cinquanta. Nei panni del figlio dell’Eroe della precedente avventura vi troverete questa volta a guidare nientemeno che una rivoluzione: come da tradizione, Fable III si fa portatore di meccaniche di gameplay originali inserite in un contesto che eredita dal predecessore le basi portanti, cercando di limare i difetti, espandere i confini e reinterpretare a suo modo le tematiche alla base del gioco di ruolo.
I semi della rivoluzione
L’intenzione di dare a questo terzo capitolo un tono più maturo è evidente sin dal video introduttivo, un piccolo gioiello che esemplifica la capacità di Lionhead di tradurre in fiabesche metafore temi politici e sociali di grande spessore. Come da tradizione per la serie, l’introduzione sarà utile per familiarizzare con alcuni dei personaggi chiave della storia, tra cui Jarvis, il premuroso maggiordomo, e Sir Walter Beck, l’autorevole maestro d’armi del castello. Non passerà molto tempo prima che il vis major faccia puntualmente capolino: il regno dispotico di nostro fratello Logan sta portando il popolo alla disperazione, e sempre più insistenti si fanno i mormorii di rivolta. Quella che era cominciata come un’innocua giornata a palazzo si trasforma improvvisamente in un incubo, mettendo bruscamente fine agli spensierati giorni da principe (o da principessa) e facendo del nostro alter ego un aspirante leader della rivoluzione. Il tema delle scelte morali, già caro ai precedenti episodi, dimostra sin da questo incipit un’importanza ancor più determinante, ponendo il giocatore di fronte a decisioni difficilissime già a pochi minuti dall’introduzione.
La strada verso il trono
Terminato l’incipit si passa alla lunga strada che porterà il nostro alter ego a spodestare il fratello Logan. Riscoperto il tempio degli Eroi grazie all’intervento della veggente Theresa, il protagonista si troverà nella difficile condizione di dover ammassare un esercito. Se da una parte trovare popolazioni oppresse, scontente e pronte a ribellarsi non si rivelerà un compito difficile, dall’altra il sangue reale che scorre nelle nostre vene renderà necessario convincere i vari leader della buonafede che spinge la rivoluzione: questo darà naturalmente origine a diverse serie di quest che, sviluppandosi in maniera lineare, andranno a controbilanciare l’esperienza più libera offerta dalle missioni secondare, disponibili in buona quantità sulla mappa. Anche una volta convinti i leader delle popolazioni oppresse delle nostre buone intenzioni, ci troveremo spesso nella posizione di dover fare vere e proprie promesse per ottenere il loro appoggio, che si tratti di aprire una scuole dove sorge ora una fabbrica o garantire protezione militare; per quanto non sia possibile rifiutarsi di stringere questi patti, successivamente vi sarà data la possibilità di non mantenerli. Confermando che la metafora è una figura retorica molto cara ai Lionhead, scopriamo che la strada verso il trono è visualizzabile in qualunque momento in forma fisica: un lungo sentiero che si snoda nella nebbia, costellato di cancelli chiusi che portano al castello avvolto in lontananza dalla foschia. Al fine di sbloccare una alla volta tutte le porte che separano l’Eroe dal suo obbiettivo sarà necessario accumulare seguaci, i quali vanno a sostituire i punti esperienza tipici della grammatica del gioco di ruolo classico. Qualunque azione, dal completare una quest all’eliminare un nemico in combattimento, restituirà un certo numero di Sigilli della Gilda degli Eroi, che oltre a testimoniare il numero seguaci riuniti, potranno essere spesi per sbloccare i bauli posti nei pressi di ogni cancello della strada verso il trono. Ognuna di queste casse conterrà un potenziamento per il nostro personaggio, che si tratti di nuove magie, una maggiore efficienza nel corpo a corpo o un set di tinture per vestiti e capelli: una volta aperto un sufficiente numero di bauli il relativo cancello si aprirà, permettendoci di avanzare allo step successivo. La medesima rivisitazione grafica e metaforica va ad interessare anche i menu di gioco, interamente rimpiazzati dal Santuario: sotto forma di un rifugio sempre accessibile durante il gameplay, esso permetterà al giocatore di gestire ogni aspetto del gioco. Tra le sue stanze, abitate e rallegrate dal maggiordomo Jarvis, troveremo la Mappa di gioco, il Guardaroba, una Sala dei Trofei dove ammirare gli achievement e gli sbloccabili conquistati, l’Armeria e l’accesso rapido alla strada verso il trono. Questa rivisitazione visiva dei classici menu testuali risulta molto affascinante e funzionale, grazie al caricamento quasi istantaneo delle varie stanze ed alla possibilità di passare dall’una all’altra con le direzioni della croce direzionale. Interagire direttamente con gli oggetti, come l’abbigliamento e le armi, suscita un’immersività notevole ed un senso di possesso molto importanti per la natura ruolistica dell’esperienza.
Per Albion!
Come nei due precedenti capitoli, il combattimento rappresenta una componente fondamentale nella particolare formula di gameplay proposta: la maggior parte delle quest, principali e secondarie, si risolveranno in lunghe sequenze di scontri di difficoltà crescente. Ripescando abbondantemente dal predecessore, Fable III ripropone il sistema a tre pulsanti: X, Y e B saranno dedicati rispettivamente agli attacchi all’arma bianca, a distanza e magici, mentre A sarà dedicato alla schivata ed all’interazione con gli oggetti del mondo di gioco. Velocizzato rispetto al passato e graziato da un comparto animazioni davvero spettacolare, il combattimento si rivela ancora una volta divertente e visivamente appagante. Grazie all’eliminazione dell’esperienza divisa per i diversi attacchi, sarà possibile mescolare a piacere le diverse arti offensive. Molte attenzioni sono state dedicate all’utilizzo della magia: per quanto la maggior parte degli incantesimi disponibili nel predecessore facciano ritorno, se ne potrà portare in combattimento solo uno per volta, rendendo necessaria una visita al Santuario per passare ad un altro. Da un certo punto in avanti inoltre, si guadagnerà l’abilità di mescolare due incantesimi, ottenendo effetti davvero devastanti sui nemici: fuoco e schegge di ghiaccio, tempesta e spade incantate sono solo alcuni esempi della rovina che potrete far piovere sulle teste dei malcapitati. Al fine di rendere questa novità più snella e gestibile, alcuni incantesimi tipici del predecessore (come il rallentamento temporale e l'evocazione di creature) sono stati sostituiti da apposite pozioni monouso. Per quanto esistano ancora all’interno del mondo di gioco diverse tipologie di armi, alcune dotate anche di nomi e caratteristiche distintive, la nuova natura evolutiva dei ferri del mestiere farà sì che possiate mantenere lo stesso dall’inizio alla fine dell’avventura, vedendolo crescere insieme al vostro eroe. Ad ogni aumento della vostra efficacia nel combattimento corpo a corpo le armi in vostro possesso, comprese quelle nell’Armeria, evolveranno anche nell’aspetto, diventando sempre più grosse ed eleganti. Nella seconda metà di gioco inoltre, ovvero quando gli esiti delle vostre azioni cominceranno a dare i loro frutti, l’aspetto delle armi andrà efficacemente a rispecchiare anche il vostro allineamento, presentandosi come avvolte da una luce angelica in caso abbiate dimostrato saggezza e compassione, oppure grondanti sangue qualora vi siate dati alle peggiori malefatte.
Invariato rispetto al predecessore è il basso livello di sfida offerto dai combattimenti: per quanto i nemici si facciano via via più ostici da affrontare, le forze del nostro Eroe saranno sempre incommensurabili. Anche nel malaugurato caso in cui doveste perire sotto i colpi nemici, vi troverete in piedi in un istante, con l’unica controindicazione costituita dalla perdita del progresso verso il successivo Sigillo della Gilda, recuperabile in pochi istanti: ancora una volta, Fable si concentra sull’immersività nel mondo di gioco e sull’interazione con esso, facendo dei combattimenti una questione più grafica e spettacolare che un momento di sfida. In questo senso l'utilizzo delle pozioni, le quali compaiono sul D-Pad ogniqualvolta vi avvicinate alla sconfitta, è del tutto pretestuoso.
Revolutiòn e dintorni
La quest principale di Fable III vi porterà ad esplorare in lungo ed in largo i lidi di Albion, che trova finalmente in questo terzo capitolo una forma compiuta, comprensibile e navigabile con piacere. Gran parte di questo merito va alla mappa tridimensionale accessibile dal Santuario, la quale permetterà di zoomare su ogni agglomerato urbano, analizzare e gestire ogni possedimento e soprattutto viaggiare rapidamente in qualunque punto. Molto utile per tenere d’occhio la disponibilità di quest secondarie e di sbloccabili (Porte del Demonio, chiavi d’oro e d’argento fanno naturalmente il loro ritorno), la mappa si rivela una delle aggiunte più funzionali e gradite a questo terzo capitolo, in grado di dare finalmente ad Albion un’identità comprensibile. Audace nel design e molto bella da scoprire è anche Aurora, il nuovo desertico continente che avrete occasione di esplorare: senza rovinarvi la sorpresa, possiamo garantirvi che difficilmente ne rimarrete delusi, non foss’altro che per il deciso cambio di design ed atmosfere. Per quanto la missione principale abbia i suoi momenti interessanti ed emozionali, alcune delle quest migliori si nascondono nell’elenco delle secondarie: che si tratti di vestirsi da gallina o finire risucchiati in una delirante opera teatrale, sembra che gli sceneggiatori abbiano dato il meglio di sé nelle brevi storie di contorno, assolutamente da non perdere. Non è stata naturalmente dimenticata la sfera economica, ancora una volta caratterizzata dalla possibilità di acquistare negozi ed appartamenti e gestirne prezzi al pubblico ed affitti, percependo così un reddito regolare. Un altro modo per accumulare denaro velocemente sarà darsi alle varie professioni disponibili nelle città, che in questo terzo capitolo si limitano a fabbro, pasticciere o suonatore di liuto, presentando nuovi Quick Time Event per essere completati. La longevità si attesta come per il predecessore sulla decina di ore nel caso si vada dritti per la quest principale, ma come è noto il bello di Fable è “vivere” Albion in tutti i suoi molti aspetti, cosa che vi offrirà almeno altrettante ore di divertimento.
Toccato da un Eroe
L’espressione di sé all’interno del mondo di gioco è da sempre uno degli elementi portanti del gameplay sin dai tempi di Fable e di fatto l’unico aspetto oltre ai clichè narrativi che mantiene il brand ancora legato alla ruolistica. In questo campo, Fable III non presenta grandissime novità rispetto al passato. Fanno naturalmente il loro ritorno le Espressioni, con qualche semplificazione: invece della ruota dei comandi vista nel predecessore, avremo a disposizione solo due possibilità per volta, una positiva e l’altra negativa: una volta completata un’Espressione se ne renderanno disponibili altre due e così via, con modifiche immediate sul gradimento che l’interlocutore prova nei nostri confronti. La possibilità di eseguire un’Espressione bene o male (concretizzata nel precedente capitolo con dei minigiochi) è stata completamente eliminata: la pressione mantenuta di un tasto sarà più che sufficiente ad eseguire perfettamente ogni azione, una semplificazione non propriamente necessaria, che va purtroppo a rimuovere gli esilaranti effetti di un’Espressione andata male, che i fan del predecessore senza dubbio ricorderanno. Non tutte le Espressioni saranno disponibili sin da subito, ma la strada verso il trono vi permetterà di sbloccare diversi bauli contenenti tutto ciò di cui avrete bisogno per rapportarvi con le genti di Albion. Interessante è anche notare che i rapporti sociali avvengono ora in una schermata dedicata, attivabile premendo un tasto in prossimità di qualunque abitante di Albion: in questo modo non sarà più possibile affascinare intere folle grazie ad un’Espressione ben riuscita, rendendo i progressi in tal senso più lenti e mirati. Pochi minuti dedicati a queste interazioni sociali saranno comunque sufficienti ad intensificare il vostro rapporto con le persone al punto da sbloccare possibilità di matrimonio o semplice amore fisico, i quali come in passato potranno dare i loro frutti sotto forma di marmocchi da allevare a piacimento.
La grossa novità introdotta da Fable III è la dinamica del tocco: alla semplice pressione del grilletto sinistro sarà possibile prendere per mano qualunque abitante di Albion e condurlo al nostro fianco. Affascinante nelle premesse e talvolta emozionante nella quest principale, questo espediente risulta perlopiù sprecato: del tutto inutile durante la libera esplorazione e poco sfruttato nelle missioni, rimane purtroppo un’idea interessante ma fine a sé stessa.
Vita da re
E’ noto sin dalle prime indiscrezioni rilasciate da Lionhead: a poco più di metà dell’avventura proposta da Fable III vi troverete ad occupare il trono, con tutte le pesanti conseguenze che questo porterà. Vista dal palazzo reale, Albion vi sembrerà meno familiare di quanto non pensiate, e divisi dal popolo dalla cortina di nobiltà e potere rischierete di essere incompresi, forse addirittura odiati. Possibile che vostro fratello non fosse il mostro che sembrava, oppure un modo per essere un re buono e giusto esiste davvero? Domande a cui vi troverete a dare una risposta grazie al potere decisionale che eserciterete ogni giorno nella sala del trono: oltre a dover accontentare una popolazione logorata da anni di oppressione ed a dover mantenere le promesse fatte durante la rivoluzione, vi troverete a fronteggiare una preoccupazione ben più grande. Un oscuro potere minaccia Albion, ed avrete solo un anno per preparare fortificazioni ed eserciti: il vostro assistente reale preparerà per voi delle agende che indicheranno diversi punti da discutere durante la giornata, i quali riguarderanno solitamente la ricostruzione ed il risanamento contro l’oppressione e lo sfruttamento. I primi renderanno la popolazione felice, i secondi vi permetteranno invece di accumulare l’enorme quantità di denaro di cui avrete bisogno per fronteggiare la minaccia che incombe. Per quanto le decisioni siano sinceramente difficili da prendere e ricoprire il ruolo del sovrano abbia un indubbio fascino, questa seconda metà dell’avventura risulta inevitabilmente più statica della precedente, rallentando molto il ritmo. L’introduzione di una meccanica decisionale di questa portata non ha precedenti nel genere, ma nonostante il coraggio i ragazzi di Lionhead non sono riusciti ad integrare del tutto questa soluzione di gameplay, appesantendo eccessivamente il giocato. Lo spazio per imbracciare ancora le armi occasionalmente ci sarà, ma la maggior parte del tempo la spenderete tra il trono e la sala del tesoro, osservando con preoccupazione le risicate finanze dello stato e attendendo la prossima difficile decisione. Quello proposto nella seconda metà di Fable III è dunque un interessante esperimento sia dal punto di vista narrativo che del gameplay, che tuttavia risulta poco diluito nelle tradizionali meccaniche da action GDR: le quest secondarie e la libera esplorazione della mappa potranno naturalmente aiutare in questo senso, ma questo non toglie che la quest principale non sia in grado di mantenere un’offerta di gameplay costante dalla conquista del trono in avanti, rovinando in parte l’effetto novità costituito dalle interessanti meccaniche decisionali. In questo, nonostante i toni più drammatici, Fable III non riesce ad eguagliare il predecessore quanto a coinvolgimento emotivo del giocatore (chi si ricorda della Malatorre, capirà perfettamente di cosa parliamo).
Comparto tecnico
Due anni di lavori sul motore grafico che già muoveva Fable II hanno dato risultati molto positivi: questo terzo capitolo si presenta graziato da una mole poligonale decisamente aumentata per personaggi e strutture, texture di qualità e soprattutto una profondità di campo notevole, in grado di restituire visuali di Albion ancor più ispirate che in passato. I caricamenti notevolmente velocizzati ed il frame rate migliorato confermano quest’impressione, laddove l’unico difetto degno di nota rimane un vistoso caricamento delle texture all’apertura di ogni nuova ambientazione, simile a quanto sperimentato con le prime versioni dell’Unreal Engine 3. Davvero ottime le animazioni, con particolare merito per quelle che caratterizzano le spettacolari finishing move. A reggere con la consueta grazia il tutto c’è come sempre l’eccezionale design ad opera degli artisti di Lionhead: temi come l’industrializzazione e l’oppressione sono stati tradotti in immagini con maestria, ed i personaggi sono tutti caratterizzati a dovere. Il comparto musiche non tradisce, grazie ad un nuovo ottimo lavoro ad opera di Russel Shaw. Per quanto di fronte al notevole cast hollywoodiano messo insieme per la versione anglosassone del prodotto la localizzazione italiana rischiasse di impallidire, il lavoro svolto è di tutto rispetto: nonostante qualche piccola incertezza la recitazione è perlopiù convincente.