Ci siamo abituati a sentirci chieder da Facebook "A cosa stai pensando?". Ma pare che il social network possa scoprire cosa ci passa per la testa, sfruttando quello che si comincia a scrivere nello status anche se poi non viene pubblicato. A rivelarlo è lo studio Self-Censorship on Facebook, ovvero auto-censura su Fb, condotto dal ricercatore della Carnegie Mellon University, Savik Das, e dal data scientist del colosso del web, Adam Kramer. Secondo la ricerca svolta su 5 milioni di utenti in lingua inglese, anche se il pensiero non diventa poi effettivamente post o commento il sito può inviare un codice al nostro server che analizza ciò che stiamo digitando. A quel punto i metadata sarebbero trasmessi all'azienda di Menlo Park. Ciò che stiamo scrivendo e decidiamo di non pubblicare, quindi, non è totalmente privato. E l'unico modo per mantenerlo davvero segreto è pensarlo e basta.
La rivelazione in realtà non dovrebbe stupire: la memorizzazione del testo, come ha sottolineato il sito Slate.com, non è una novità su internet. Su Gmail, per esempio, i messaggi di posta elettronica vengono automaticamente salvati in bozza anche se non si inviano. La politica sulla privacy di Menlo Park su questo punto resta vaga. Ma mettere a frutto quel che più di 1 miliardo di utenti pensano rappresenterebbe un business enorme. Oltre a conoscere l'età, il sesso, la localizzazione e le relazioni, Facebook potrebbe infatti usare le informazioni sui pensieri inespressi degli utenti per mostrare pubblicità collegate.
Mia osservazione: non è giusto che persone sconosciute sappiano cose personali sopratutto senza il nostro permesso, penso che questa cosa possa creare disagi e diminuire gli utenti di Facebook, e tu cosa ne pensi di questa scoperta?
La rivelazione in realtà non dovrebbe stupire: la memorizzazione del testo, come ha sottolineato il sito Slate.com, non è una novità su internet. Su Gmail, per esempio, i messaggi di posta elettronica vengono automaticamente salvati in bozza anche se non si inviano. La politica sulla privacy di Menlo Park su questo punto resta vaga. Ma mettere a frutto quel che più di 1 miliardo di utenti pensano rappresenterebbe un business enorme. Oltre a conoscere l'età, il sesso, la localizzazione e le relazioni, Facebook potrebbe infatti usare le informazioni sui pensieri inespressi degli utenti per mostrare pubblicità collegate.
Mia osservazione: non è giusto che persone sconosciute sappiano cose personali sopratutto senza il nostro permesso, penso che questa cosa possa creare disagi e diminuire gli utenti di Facebook, e tu cosa ne pensi di questa scoperta?