La cucina italiana è universalmente nota come una delle migliori al mondo, e la qualità dei prodotti in campo alimentare che finiscono nelle nostre tavole invidiata ovunque. Questo però non significa che non ci siano crepe in questo mondo delle meraviglie, anzi. Il crescendo di scandali alimentari che vengono portati alla luce ormai quotidianamente nel mondo non ha lasciato indenne la cucina del Bel Paese, ma è nella fitta rete dei numeri “poco noti” che si nascondono molte altre scomode verità.
A portarle alla luce ci ha pensato il Sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rasff), che consente di notificare i rischi diretti e indiretti per la salute pubblica connessi ad alimenti, mangimi e tutto ciò che ruota attorno ai generi alimentari. Nell’ultimo dossier diffuso dal ministero della Salute sono raccolte tutte le segnalazioni giunte al Rasff nel corso dell’ultimo anno: complessivamente sono state ben 3.136 le notifiche. In particolare, si legge nel rapporto, 2649 notifiche hanno riguardato l’alimentazione umana, 262 l’alimentazione animale e 225 la migrazione di materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti.
La tipologia del rischio è risultata essere abbastanza eterogenea: le maggiori irregolarità erano «dovute a contaminazioni microbiologiche, tra le quali si segnalano le 20 notifiche per presenza di Salmonella, Listeria (11 notifiche), E. Coli (11 segnalazioni) seguite dalla presenza del Virus dell’epatite A in mix di frutti di bosco (8) preparati con materie prime extranazionali. Inoltre, sono state riscontrate irregolarità per presenza di DNA equino in prodotti alimentari (8), seguiti da biocontaminanti, micotossine e metalli pesanti. Tra le altre irregolarità si segnalano la presenza di allergeni non dichiarati in etichetta (4) e il riscontro di corpi estranei (7)».
Per quanto riguarda l’origine, i prodotti nazionali risultati irregolari sono stati 97, pertanto «l’Italia risulta il quarto Paese Comunitario per numero di notifiche ricevute, dopo la Spagna, la Polonia e la Francia. Considerando, invece, anche i paesi terzi, l’Italia risulta ottava. Lo Stato che ha ricevuto il maggior numero di notifiche per prodotti non regolari è la Cina (446) seguita dall’India e dalla Turchia, rispettivamente con 250 e 218 segnalazioni».
Ma guardando alla speciale classifica delle notifiche trasmesse al Rasff da parte dei paesi europei aderenti, l’Italia si guadagna un posto di primo piano. Il nostro è infatti il primo Paese membro nel numero di segnalazioni inviate con un totale di 534 notifiche (pari al 17%). Dopo l’Italia vi è il Regno Unito (332), la Germania (330), seguite da Paesi Bassi, Francia, Spagna, Belgio e Polonia.
Si tratta di numeri da record per il Bel Paese, che da una parte dimostrano quanto l’attenzione sul sistema di controllo sia elevata all’interno dei confini nazionali per quanto riguarda la qualità della nostra cucina; dall’altra, testimonia l’esistenza di gran numero di casi di allerta cui ancora oggi è necessario far fronte, e che non possiamo ignorare. (Greenreport)
A portarle alla luce ci ha pensato il Sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rasff), che consente di notificare i rischi diretti e indiretti per la salute pubblica connessi ad alimenti, mangimi e tutto ciò che ruota attorno ai generi alimentari. Nell’ultimo dossier diffuso dal ministero della Salute sono raccolte tutte le segnalazioni giunte al Rasff nel corso dell’ultimo anno: complessivamente sono state ben 3.136 le notifiche. In particolare, si legge nel rapporto, 2649 notifiche hanno riguardato l’alimentazione umana, 262 l’alimentazione animale e 225 la migrazione di materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti.
La tipologia del rischio è risultata essere abbastanza eterogenea: le maggiori irregolarità erano «dovute a contaminazioni microbiologiche, tra le quali si segnalano le 20 notifiche per presenza di Salmonella, Listeria (11 notifiche), E. Coli (11 segnalazioni) seguite dalla presenza del Virus dell’epatite A in mix di frutti di bosco (8) preparati con materie prime extranazionali. Inoltre, sono state riscontrate irregolarità per presenza di DNA equino in prodotti alimentari (8), seguiti da biocontaminanti, micotossine e metalli pesanti. Tra le altre irregolarità si segnalano la presenza di allergeni non dichiarati in etichetta (4) e il riscontro di corpi estranei (7)».
Per quanto riguarda l’origine, i prodotti nazionali risultati irregolari sono stati 97, pertanto «l’Italia risulta il quarto Paese Comunitario per numero di notifiche ricevute, dopo la Spagna, la Polonia e la Francia. Considerando, invece, anche i paesi terzi, l’Italia risulta ottava. Lo Stato che ha ricevuto il maggior numero di notifiche per prodotti non regolari è la Cina (446) seguita dall’India e dalla Turchia, rispettivamente con 250 e 218 segnalazioni».
Ma guardando alla speciale classifica delle notifiche trasmesse al Rasff da parte dei paesi europei aderenti, l’Italia si guadagna un posto di primo piano. Il nostro è infatti il primo Paese membro nel numero di segnalazioni inviate con un totale di 534 notifiche (pari al 17%). Dopo l’Italia vi è il Regno Unito (332), la Germania (330), seguite da Paesi Bassi, Francia, Spagna, Belgio e Polonia.
Si tratta di numeri da record per il Bel Paese, che da una parte dimostrano quanto l’attenzione sul sistema di controllo sia elevata all’interno dei confini nazionali per quanto riguarda la qualità della nostra cucina; dall’altra, testimonia l’esistenza di gran numero di casi di allerta cui ancora oggi è necessario far fronte, e che non possiamo ignorare. (Greenreport)