sinceramente non so molto
però ho trovato queste informazioni:
Figlio del fiorentino
Giovanni de' Medici (detto
il Popolano) e di
Caterina Sforza, la signora guerriera di
Forlì e
Imola, una delle donne più famose del Rinascimento, che si era strenuamente difesa da
Cesare Borgia nella sua rocca forlivese. Venne chiamato Ludovico in onore dello zio
Ludovico il Moro, duca di Milano, ma alla morte del padre, avvenuta quando aveva pochi mesi d'età, la madre gli cambiò il nome in Giovanni.Fu ritenuto da
Niccolò Machiavelli come l'unica figura capace di difendere i regni italiani dalla discesa di CarloV. Giovanni passò la propria infanzia in un convento, poiché la madre era prigioniera di
Cesare Borgia.Nel
1509 Caterina Sforza morì, ed essendo morto anche
Luffo Numai, primo tutore di Giovanni, la tutela del giovane passò al canonico
Francesco Fortunati e al ricchissimo fiorentino
Jacopo Salviati, marito di
Lucrezia de' Medici, figlia di
Lorenzo il Magnifico.Jacopo Salviati dovette spesso rimediare con la propria autorità e fama alle numerose intemperanze del ragazzo, ma nel
1511 non poté evitargli il bando da Firenze, per l'uccisione di un suo coetaneo in una lite tra bande di ragazzi, bando ritirato l'anno successivo.Quando il Salviati fu nominato ambasciatore a
Roma nel
1513 Giovanni lo seguì, e qui fu iscritto nelle milizie pontificie grazie all'intercessione del Salviati presso
papa Leone X, fratello di
Lucrezia de' Medici.Il suo
battesimo del fuoco nel nuovo ruolo di soldato papale avvenne il
5 marzo 1516 nella guerra contro
Urbino al seguito di Lorenzo de' Medici. La guerra durò solo ventidue giorni, dopo i quali
Francesco Maria I della Rovere si arrese; nonostante la propria indole irrequieta, Giovanni riuscì a insegnare agli uomini della sua compagnia - indisciplinati, rozzi e individualisti - disciplina e obbedienza. Ebbe anche modo di osservare, con acume caratteristico, il declino della cavalleria pesante.Al momento di crearsi una propria compagnia Giovanni scelse perciò di impiegare
cavalli piccoli e leggeri, preferibilmente turchi o berberi, adatti a compiti tattici quali schermaglie d'avanguardia o imboscate; individuò nella mobilità l'arma più utile da usare. Un accento particolare fu messo sullo spirito di corpo, allora assai carente. I nuovi venuti ricevevano un addestramento particolare, spesso impartito da Giovanni personalmente; sovente i traditori erano condannati a morte.Sposò
Maria Salviati, figlia di
Jacopo, che gli diede un figlio,
Cosimo, destinato un giorno a diventare
Granduca di Toscana.Nel
1520 sconfisse diversi signorotti ribelli marchigiani, tra i quali
Ludovico Uffreducci che restò ucciso in battaglia presso
Falerone. Nel
1521 Leone X si allea con l'imperatore
Carlo V contro
Francesco I, per consentire agli
Sforza di tornare padroni di
Milano e per occupare le città perdute di
Parma e
Piacenza; Giovanni è assoldato e posto sotto il comando di
Prospero Colonna. Partecipa in novembre alla battaglia di Vaprio d'
Adda: oltrepassa il fiume controllato dai francesi e li mette in fuga, aprendo la strada per
Pavia, Milano, Parma e Piacenza.
Ritratto ad opera di
Gian Paolo PaceIl
1º dicembre muore
Leone X, e Giovanni per manifestare il lutto fa annerire le insegne, che fino ad allora erano a righe bianche e viola, diventando così famoso presso i posteri come
Giovanni dalle Bande Nere.Nell'agosto
1523 Giovanni viene ingaggiato dagli imperiali, e nel gennaio del
1524 attacca di notte il campo del francese
Cavalier Baiardo, mentre questi dormiva e lo mette in fuga, facendo prigionieri oltre trecento soldati. Successivamente affronta gli
Svizzeri, la più temuta fanteria dell'epoca, che intanto sono calati dalla
Valtellina in aiuto dei Francesi; Giovanni li sconfigge a
Caprino Bergamasco, costringendo l'armata francese a lasciare l'Italia.Intanto a Roma diviene papa
Clemente VII, della famiglia
Medici, cugino della madre di Giovanni, Caterina; il nuovo pontefice paga tutti i debiti di Giovanni, chiedendogli, però, in cambio, di passare con i Francesi. Questo accade nel novembre-dicembre
1524 quando
Francesco I entra nuovamente in Italia per una campagna militare e ritorna in
Lombardia schierandosi sotto
Pavia, dove subirà la celebre cocente
sconfitta e la prigionia.La compagnia di Giovanni non partecipa alla battaglia: in una scaramuccia il
18 febbraio 1525 Giovanni "fu da uno archibuso in uno stinco di gamba gravemente ferito" (G. G. Rossi, Vita di Giovanni de' Medici). Spesso vengono confusi i fatti e gli "attrezzi" del febbraio 1525 con quelli del novembre 1526, quando, effettivamente, Giovanni verrà ferito ad una coscia da un colpo di falconetto. Anche
Pietro Aretino, nella famosissima e suggestiva lettera (la n. 4 del primo libro) dà la medesima versione" "... ecco (oimè) un moschetto che gli percuote quella gamba già ferita d'archibuso..."). Allo stesso modo, nel descrivere i momenti ed i luoghi delle cure la storiografia corrente pare non aver tenuto più di tanto in considerazione i documenti e le testimonianze ufficiali. In effetti Giovanni viene subito trasportato a Piacenza, come relaziona Maestro Abramo, il medico inviato dal marchese di Mantova. Ma il 7 di marzo (in M. Tabanelli, Giovanni de' Medici dalle Bande Nere) Giovanni arriva nel parmense: "... si fece portare nel parmigiano a i castelli della sorella" (G.G. Rossi, cit.). Solo nel mese di maggio Giovanni si recherà a
Venezia, dove potrà giovarsi, nell'ultima parte della convalescenza, dei benefici bagni termali della vicina Abano. Le sue Bande Nere in parte lo seguono, in parte si sciolgono.A Venezia Giovanni potrebbe mettersi al servizio della
Serenissima, ma è tipo troppo ribelle e declina con la frase: «Né a me si conviene per esser io troppo giovane, né ad essa perché troppo attempata».Nel
1526 re
Francesco I torna libero e in maggio, nasce la
lega di Cognac contro l'Impero; papa Clemente si schiera con il re Francesco ed a Giovanni è affidato il comando delle truppe pontificie. Il
6 luglio il capitano generale
Francesco Maria I della Rovere, di fronte alle soverchianti forze imperiali, abbandona Milano, ma Giovanni rifiuta l'ordine di fare la stessa cosa e attacca la retroguardia del nemico alla confluenza del
Mincio col
Po, sconfiggendo i
lanzichenecchi, mercenari tedeschi capeggiati da
Georg von Frundsberg. La sera del
25 novembre, nelle vicinanze di
Governolo, Giovanni viene colpito allo stinco da un colpo di
falconetto, (probabilmente fornito da
Alfonso I d'Este) che gli procura una gravissima ferita.
| « ... Giovanni de' Medici co' cavalli leggieri; e accostatosi più arditamente perché non sapeva che avessino avute artiglierie, avendo essi dato fuoco a uno de' falconetti, il secondo tiro roppe la gamba alquanto sopra al ginocchio a Giovanni de' Medici; del quale colpo, essendo stato portato a Mantova, morí pochi dí poi,... » |