Voglia di cambiamento per il Komandante in gran forma
Quando dal mega palco esplodono le note de "Gli spari sopra" si capisce subito che Vasco è stato di parola: lui ha parlato di svolta metal e di scaletta e ritmica spietate e così è. Qui, musicalmente parlando, non si fanno prigionieri. Nessun facile intento celebrativo, piuttosto voglia di cambiare e di ribadire, per usare le sue parole, che "Vasco è un duro che dura". E può anche esibire la testa rasata. Lo stadio Olimpico è pieno all'inverosimile di un popolo adorante che si lascia ben volentieri sbatacchiare dalla furia metallara del concerto. Domani e domenica l'Olimpico si riempirà di nuovo per le repliche del "Live Kom 014", prima dei quattro sold out di San Siro, a Milano, il quattro, il cinque, il nove e il 10 luglio.
Il Komandante è in gran forma, di ottimo umore, l'impianto di amplificazione sofisticato e potentissimo, il palco uno spettacolare mostro tecnologico di 800 mq con due megaschermi laterali e uno centrale. L'elemento centrale è la "V": sulla "V" è costruita la scenografia centrale e a "V" è la passerella che si protende tra la folla. Questo ennesimo "cambiamento" nasce dalla voglia di nuovo e da un desiderio di precisione nella musica: ecco il motivo della scelta di un chitarrista ritmico come il giovane e promettentissimo Vince Pastano e di un batterista come Will Hunt, preso in prestito dagli Evanescence, un picchiatore biondo che, secondo le regole del metal, non dà tregua, dispensa sessanquattresimi con la doppia cassa e cambia radicalmente il sound complessivo. Steff Burns, il chitarrista divo, ora che non c'è più Solieri, è libero di spadroneggiare sulla scena. La svolta è addirittura radicale, forse, insieme a quello di rinnovarsi, c'è anche il desiderio di aprirsi verso un pubblico nuovo: fatto sta che Vasco canta in un contesto dove di solito i cantanti usano il sovra acuto o il growl cavernoso. Non c'è traccia del Vasco più ironico o intimista: questo è il Vasco di oggi, "un duro che dura", circondato da gente che picchia di brutto.
Quando dal mega palco esplodono le note de "Gli spari sopra" si capisce subito che Vasco è stato di parola: lui ha parlato di svolta metal e di scaletta e ritmica spietate e così è. Qui, musicalmente parlando, non si fanno prigionieri. Nessun facile intento celebrativo, piuttosto voglia di cambiare e di ribadire, per usare le sue parole, che "Vasco è un duro che dura". E può anche esibire la testa rasata. Lo stadio Olimpico è pieno all'inverosimile di un popolo adorante che si lascia ben volentieri sbatacchiare dalla furia metallara del concerto. Domani e domenica l'Olimpico si riempirà di nuovo per le repliche del "Live Kom 014", prima dei quattro sold out di San Siro, a Milano, il quattro, il cinque, il nove e il 10 luglio.
Il Komandante è in gran forma, di ottimo umore, l'impianto di amplificazione sofisticato e potentissimo, il palco uno spettacolare mostro tecnologico di 800 mq con due megaschermi laterali e uno centrale. L'elemento centrale è la "V": sulla "V" è costruita la scenografia centrale e a "V" è la passerella che si protende tra la folla. Questo ennesimo "cambiamento" nasce dalla voglia di nuovo e da un desiderio di precisione nella musica: ecco il motivo della scelta di un chitarrista ritmico come il giovane e promettentissimo Vince Pastano e di un batterista come Will Hunt, preso in prestito dagli Evanescence, un picchiatore biondo che, secondo le regole del metal, non dà tregua, dispensa sessanquattresimi con la doppia cassa e cambia radicalmente il sound complessivo. Steff Burns, il chitarrista divo, ora che non c'è più Solieri, è libero di spadroneggiare sulla scena. La svolta è addirittura radicale, forse, insieme a quello di rinnovarsi, c'è anche il desiderio di aprirsi verso un pubblico nuovo: fatto sta che Vasco canta in un contesto dove di solito i cantanti usano il sovra acuto o il growl cavernoso. Non c'è traccia del Vasco più ironico o intimista: questo è il Vasco di oggi, "un duro che dura", circondato da gente che picchia di brutto.