Stasera la sfida contro l’Olanda per il terzo posto. Continua il toto-ct per il dopo Scolari. E c’è chi pensa che bisognerebbe ripartire da uno straniero
Brasile ultimo atto, è la finale che nessuno voleva. E di cui in pochi parlano perché qui non hanno ancora digerito l’1-7 incassato contro i tedeschi. In ritiro è tornato Neymar per cercare di far forza ai compagni e cementare un gruppo che però si sente all’epilogo. Sono in pochi quelli che continueranno a far parte della Selecao, e comunque si sentiranno “marchiati” a vita anche se “O Ney” ha cancellato certi pensieri dicendo che «sarebbe ingiusto se facessero con noi quanto è successo a Barbosa. Dobbiamo tornare in cima e ricominciare a sorridere».
Per farlo ci vorrà sicuramente del tempo, intanto il Brasile gioca contro l’Olanda la partita che, nel Mondiale di casa, non avrebbe mai voluto disputare, quella per il terzo gradino del podio, che interessa a pochi anche se viene presentata come la rivincita del quarto di finale di Sudafrica 2010, quando vinsero gli arancioni.
A tenere banco è la questione dell’allenatore, fra accuse di codardia ai dirigenti e insulti all’allenatore, verso il quale i termini più benevoli sono «bollito» e «antiquato». Parte della stampa di qui è in rivolta perché gira voce che a Scolari potrebbe essere chiesto di rimanere almeno fino al termine dell’anno solare, per le amichevoli che rimangono da fare, ipotesi che manda su tutte le furie la maggioranza della stampa locale, anche perché il contratto di “Felipao” era in scadenza in concomitanza con la fine dei Mondiali.
Il toto-ct quindi continua, con Tite sempre in pole-position ma disposto ad aspettare poco: in via informale, l’ex del Corinthians ha fatto sapere che non intende rimanere senza panchina fino al termine del 2014, quindi aspetterà notizie dalla Cbf ma se non le avrà in tempi brevi potrebbe accettare una delle quattro offerte pervenutegli da club brasiliani (Palmeiras, Atletico Mineiro, Gremio e Flamengo).
Parte della dirigenza, in particolare quella che subentrerà dall’aprile dell’anno prossimo, pensa ad un tecnico straniero, intanto è tornato d’attualità il nome di un allenatore pluridecorato a livello di club (scudetti con San Paolo e Fluminense, Coppa del Brasile e Libertadores con il Santos), ovvero quel Muricy Ramalho che nel 2010 rifiutò la nazionale (avrebbe dovuto prendere il posto di Dunga) perché aveva dato la parola che non se ne sarebbe andato ai dirigenti del club dove lavorava in quel momento, il Fluminense con cui poi vinse il “Brasilerao”.
Interpellato su come reagirebbe adesso a una possibile proposta della Cbf, l’attuale tecnico del San Paolo, da cui il presidente “tricolor” Carlos Miguel Aidar non vorrebbe assolutamente separarsi, ha risposto così: «se ci fosse, mi siederei con loro per discuterne, perché ci sarebbero molti fattori da analizzare. Non sarebbe certo un problema di soldi, ma di prospettive: chiunque scelgano, comincia un nuovo ciclo e bisogna dare tempo e modo a questo tecnico di arrivare fino al Mondiale del 2018». E se arriva lo straniero? «Per la Selecao ci vorrebbe uno tra Guardiola o Mourinho, ma è difficile che arrivino adesso». Così vincerà ancora una volta il presidente in carica, l’ex politico legato alla dittatura militare José Maria Marin, secondo il quale «il Brasile non ha niente da imparare, abbiamo vinto cinque titoli mondiali e siamo i migliori, tecnici compresi». Allora forse è vero che l’1-7 di Belo Horizonte a qualcuno non ha insegnato niente, oppure è semplicemente un voler fare come le tre scimmiette cinesi. E intanto il calcio brasiliano scivola verso il basso.
Brasile ultimo atto, è la finale che nessuno voleva. E di cui in pochi parlano perché qui non hanno ancora digerito l’1-7 incassato contro i tedeschi. In ritiro è tornato Neymar per cercare di far forza ai compagni e cementare un gruppo che però si sente all’epilogo. Sono in pochi quelli che continueranno a far parte della Selecao, e comunque si sentiranno “marchiati” a vita anche se “O Ney” ha cancellato certi pensieri dicendo che «sarebbe ingiusto se facessero con noi quanto è successo a Barbosa. Dobbiamo tornare in cima e ricominciare a sorridere».
Per farlo ci vorrà sicuramente del tempo, intanto il Brasile gioca contro l’Olanda la partita che, nel Mondiale di casa, non avrebbe mai voluto disputare, quella per il terzo gradino del podio, che interessa a pochi anche se viene presentata come la rivincita del quarto di finale di Sudafrica 2010, quando vinsero gli arancioni.
A tenere banco è la questione dell’allenatore, fra accuse di codardia ai dirigenti e insulti all’allenatore, verso il quale i termini più benevoli sono «bollito» e «antiquato». Parte della stampa di qui è in rivolta perché gira voce che a Scolari potrebbe essere chiesto di rimanere almeno fino al termine dell’anno solare, per le amichevoli che rimangono da fare, ipotesi che manda su tutte le furie la maggioranza della stampa locale, anche perché il contratto di “Felipao” era in scadenza in concomitanza con la fine dei Mondiali.
Il toto-ct quindi continua, con Tite sempre in pole-position ma disposto ad aspettare poco: in via informale, l’ex del Corinthians ha fatto sapere che non intende rimanere senza panchina fino al termine del 2014, quindi aspetterà notizie dalla Cbf ma se non le avrà in tempi brevi potrebbe accettare una delle quattro offerte pervenutegli da club brasiliani (Palmeiras, Atletico Mineiro, Gremio e Flamengo).
Parte della dirigenza, in particolare quella che subentrerà dall’aprile dell’anno prossimo, pensa ad un tecnico straniero, intanto è tornato d’attualità il nome di un allenatore pluridecorato a livello di club (scudetti con San Paolo e Fluminense, Coppa del Brasile e Libertadores con il Santos), ovvero quel Muricy Ramalho che nel 2010 rifiutò la nazionale (avrebbe dovuto prendere il posto di Dunga) perché aveva dato la parola che non se ne sarebbe andato ai dirigenti del club dove lavorava in quel momento, il Fluminense con cui poi vinse il “Brasilerao”.
Interpellato su come reagirebbe adesso a una possibile proposta della Cbf, l’attuale tecnico del San Paolo, da cui il presidente “tricolor” Carlos Miguel Aidar non vorrebbe assolutamente separarsi, ha risposto così: «se ci fosse, mi siederei con loro per discuterne, perché ci sarebbero molti fattori da analizzare. Non sarebbe certo un problema di soldi, ma di prospettive: chiunque scelgano, comincia un nuovo ciclo e bisogna dare tempo e modo a questo tecnico di arrivare fino al Mondiale del 2018». E se arriva lo straniero? «Per la Selecao ci vorrebbe uno tra Guardiola o Mourinho, ma è difficile che arrivino adesso». Così vincerà ancora una volta il presidente in carica, l’ex politico legato alla dittatura militare José Maria Marin, secondo il quale «il Brasile non ha niente da imparare, abbiamo vinto cinque titoli mondiali e siamo i migliori, tecnici compresi». Allora forse è vero che l’1-7 di Belo Horizonte a qualcuno non ha insegnato niente, oppure è semplicemente un voler fare come le tre scimmiette cinesi. E intanto il calcio brasiliano scivola verso il basso.