La tragedia a Collemarino: Luca Giustini, macchinista delle ferrovie, resta piantonato in ospedale. Secretato l’interrogatorio della moglie. Trenitalia: “Dipendente irreprensibile”
«Stava male da tempo, era depresso e piangeva»: Brunella Michelini è la madre di Luca Giustini, il ferroviere di 34 anni che ieri ad Ancona ha ucciso con un coltello la figlia Alessia, 18 mesi. La donna, chiusa nel suo appartamento di Collemarino in via Patrizi, la stessa strada in cui abita il figlio, fa capire che alla base del malessere del trentaquattrenne, fermato per omicidio volontario e ora ricoverato nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Torrette di Ancona, ci potrebbero essere anche difficoltà familiari, «anche se quello che è successo non è giustificabile».
Ha incontrato il figlio ieri mattina, poche ore prima della tragedia, su cui ancora indagano i carabinieri: «Era come se fosse venuto a dirmi addio, abbiamo pregato insieme. Gli ho detto “Luca, che hai? Devi farti vedere da un dottore”. Avevo paura che potesse tentare il suicidio, mai avrei immaginato cosa sarebbe successo». Si sarebbe sfogato anche con un amico: «Aveva provato a risollevarlo, ricordandogli che aveva una bella famiglia, un lavoro. “Mi manca l’amore” aveva risposto lui, spiegando che non ce la faceva più a stare a casa. L’amico ha suggerito la separazione, “non posso” era stata la replica».
Quando ha sentito le urla in strada, ieri pomeriggio, anche Brunella Michelini è scesa: «Sono stata scacciata dai parenti di Sara, la moglie, mi hanno detto che ero “la madre del mostro”, come se non fossi anche io una persona che ha sofferto la perdita di una nipote. E sono dovuta tornare a casa sotto scorta dei carabinieri». Ora la donna attende di potere vedere il figlio («non mi hanno neanche fatto entrare in reparto») o di avere notizie da Nicoletta Pelinga, avvocato di Giustini, che lo incontrerà domani.
Le indagini sono in corso: è «quasi scontata» secondo gli inquirenti la necessità di disporre una perizia psichiatrica sull’uomo, che ieri prima davanti ai carabinieri e poi davanti al magistrato non sarebbe riuscito a dare spiegazioni. Era solo, in casa, al momento dell’omicidio: la moglie Sara Bedini, insieme alla seconda figlia di 4 anni e mezzo, erano in spiaggia insieme ai nonni. Sarebbe stato lo stesso Giustini ad avvertire la moglie al telefono, «E’ successa una tragedia», chiedendole di rientrare velocemente a casa. L’interrogatorio della moglie, infermiera di 32 anni, è stato secretato su disposizione del pm Andrea Laurino, che coordina le indagini.
Dopo i vari accertamenti di polizia scientifica nell’appartamento di via Patrizi 1 a Collemarino e proseguiti oggi, i carabinieri hanno sequestrato uno zaino nell’auto del giovane padre, contenente un bloc notes di lavoro e due quaderni di appunti personali. Forse pensieri e riflessioni che potrebbero fare luce sul suo stato mentale in questo ultimo periodo. Nel giro di qualche giorno dovrebbe essere celebrata l’udienza per la convalida della misura cautelare.
Per Trenitalia, Giustini era un dipendente «irreprensibile»: lo comunica la direzione regionale dell’azienda ferroviaria che aveva assunto l’uomo nel 2004. «I controlli che l’azienda opera periodicamente sui dipendenti per accertare l’uso di droghe o alcol avevano sempre dato esito negativo, ottimi anche i suoi test psicoattitudinali» spiega l’azienda. Ieri Giustini aveva finito il suo turno alle 9 e dai controlli eseguiti su quell’ultimo viaggio non sono emerse irregolarità.
«Stava male da tempo, era depresso e piangeva»: Brunella Michelini è la madre di Luca Giustini, il ferroviere di 34 anni che ieri ad Ancona ha ucciso con un coltello la figlia Alessia, 18 mesi. La donna, chiusa nel suo appartamento di Collemarino in via Patrizi, la stessa strada in cui abita il figlio, fa capire che alla base del malessere del trentaquattrenne, fermato per omicidio volontario e ora ricoverato nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Torrette di Ancona, ci potrebbero essere anche difficoltà familiari, «anche se quello che è successo non è giustificabile».
Ha incontrato il figlio ieri mattina, poche ore prima della tragedia, su cui ancora indagano i carabinieri: «Era come se fosse venuto a dirmi addio, abbiamo pregato insieme. Gli ho detto “Luca, che hai? Devi farti vedere da un dottore”. Avevo paura che potesse tentare il suicidio, mai avrei immaginato cosa sarebbe successo». Si sarebbe sfogato anche con un amico: «Aveva provato a risollevarlo, ricordandogli che aveva una bella famiglia, un lavoro. “Mi manca l’amore” aveva risposto lui, spiegando che non ce la faceva più a stare a casa. L’amico ha suggerito la separazione, “non posso” era stata la replica».
Quando ha sentito le urla in strada, ieri pomeriggio, anche Brunella Michelini è scesa: «Sono stata scacciata dai parenti di Sara, la moglie, mi hanno detto che ero “la madre del mostro”, come se non fossi anche io una persona che ha sofferto la perdita di una nipote. E sono dovuta tornare a casa sotto scorta dei carabinieri». Ora la donna attende di potere vedere il figlio («non mi hanno neanche fatto entrare in reparto») o di avere notizie da Nicoletta Pelinga, avvocato di Giustini, che lo incontrerà domani.
Le indagini sono in corso: è «quasi scontata» secondo gli inquirenti la necessità di disporre una perizia psichiatrica sull’uomo, che ieri prima davanti ai carabinieri e poi davanti al magistrato non sarebbe riuscito a dare spiegazioni. Era solo, in casa, al momento dell’omicidio: la moglie Sara Bedini, insieme alla seconda figlia di 4 anni e mezzo, erano in spiaggia insieme ai nonni. Sarebbe stato lo stesso Giustini ad avvertire la moglie al telefono, «E’ successa una tragedia», chiedendole di rientrare velocemente a casa. L’interrogatorio della moglie, infermiera di 32 anni, è stato secretato su disposizione del pm Andrea Laurino, che coordina le indagini.
Dopo i vari accertamenti di polizia scientifica nell’appartamento di via Patrizi 1 a Collemarino e proseguiti oggi, i carabinieri hanno sequestrato uno zaino nell’auto del giovane padre, contenente un bloc notes di lavoro e due quaderni di appunti personali. Forse pensieri e riflessioni che potrebbero fare luce sul suo stato mentale in questo ultimo periodo. Nel giro di qualche giorno dovrebbe essere celebrata l’udienza per la convalida della misura cautelare.
Per Trenitalia, Giustini era un dipendente «irreprensibile»: lo comunica la direzione regionale dell’azienda ferroviaria che aveva assunto l’uomo nel 2004. «I controlli che l’azienda opera periodicamente sui dipendenti per accertare l’uso di droghe o alcol avevano sempre dato esito negativo, ottimi anche i suoi test psicoattitudinali» spiega l’azienda. Ieri Giustini aveva finito il suo turno alle 9 e dai controlli eseguiti su quell’ultimo viaggio non sono emerse irregolarità.