Una prognosi di venti giorni per trauma cranico e ferite a viso, spalle e costole: sono stati pugni e schiaffi del padre e dei due fratelli a ridurre così una ragazzina di quindici anni di Forlì, originaria del Marocco, per aver fatto una passeggiata in un centro commerciale. La sua famiglia l'ha voluta punire picchiandola e chiudendola in casa.
La ragazzina, dopo essere stata medicata in ospedale, è stata allontanata da casa e affidata ad una struttura per minori seguita dai servizi sociali. Il padre e i due fratelli della ragazzina sono stati denunciati dalla squadra Mobile di Forlì per lesioni aggravate e maltrattamenti. Il padre è un operaio di 49 anni, incensurato e ora è a piede libero. "Non ci sono gli estremi per un arresto" spiega Claudio Cagnini, responsabile della mobile di Forlì, mentre le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Lucia Spirito. La ragazza infatti non è stata chiusa in camera sua, la famiglia aveva chiuso a chiave dall'interno la porta d'ingresso dell'appartamento. E la giovane si era chiusa nel bagno per fare la telefonata alla polizia. "Altre volte la ragazza è stata punita e forse percossa ma non a sangue come in questo episodio". E cerca anche di smorzare i toni. "Si tratta di una famiglia sicuramente conservatrice, visto che la madre, per esempio, porta ancora il velo e, dopo dieci ani che è in Italia non parla ancora italiano. Ma spiegare le botte con il comportamento troppo occidentale mi sembra fuorviante" continua.
Fra i comportamenti giudicati "troppo occidentali" anche un giro al centro commerciale con un coetaneo, anch'egli marocchino. Un amico dei fratelli avrebbe scattato una foto della ragazzina inviandola ai parenti: "Guardate cosa fa vostra sorella...". Al ritorno a casa sarebbe stata picchiata a sangue. La ragazzina, dopo essersi rifugiata nel bagno, ha chiamato il 113 per due volte: la prima dopo aver ricevuto le percosse, la seconda quando si è accorta che la madre aveva avvertito il padre della chiamata. "Siamo intervenuti prima che il padre rientrasse a casa ma eravamo già appostati sotto l'abitazione della 15enne" spiega Cagnini. La sua famiglia aveva già deciso di riportarla in Marocco, paese che aveva lasciato piccolissima grazie al ricongiungimento. La madre ha poi spiegato che non l'avrebbe mandata nel paese natìo da sola ma che vi si sarebbe ritrasferita lei stessa. La ragazza sarà ascoltata tra una decina di giorni dai pm. "Al momento è sotto protezione" conclude Cagnini - e gli psicologi sono nella cosiddetta fase di avvicinamento". (La Repubblica)
Fra i comportamenti giudicati "troppo occidentali" anche un giro al centro commerciale con un coetaneo, anch'egli marocchino. Un amico dei fratelli avrebbe scattato una foto della ragazzina inviandola ai parenti: "Guardate cosa fa vostra sorella...". Al ritorno a casa sarebbe stata picchiata a sangue. La ragazzina, dopo essersi rifugiata nel bagno, ha chiamato il 113 per due volte: la prima dopo aver ricevuto le percosse, la seconda quando si è accorta che la madre aveva avvertito il padre della chiamata. "Siamo intervenuti prima che il padre rientrasse a casa ma eravamo già appostati sotto l'abitazione della 15enne" spiega Cagnini. La sua famiglia aveva già deciso di riportarla in Marocco, paese che aveva lasciato piccolissima grazie al ricongiungimento. La madre ha poi spiegato che non l'avrebbe mandata nel paese natìo da sola ma che vi si sarebbe ritrasferita lei stessa. La ragazza sarà ascoltata tra una decina di giorni dai pm. "Al momento è sotto protezione" conclude Cagnini - e gli psicologi sono nella cosiddetta fase di avvicinamento". (La Repubblica)
Cosa ne pensi? Di' la tua!
