«Noi stiamo dalla parte della famiglia di Pino, cioè le due mogli e i cinque figli, loro sono una parte fondamentale della vita di mio fratello: ho rispetto per Amanda, ma non possiamo paragonare un anno con i 23 anni passati con Fabiola e i 20 con Dorina (la prima moglie, ndr), non scherziamo».
Lo afferma Nello Daniele, fratello del musicista scomparso lo scorso 4 gennaio, in una intervista al settimanale Chi che l'ha resa nota. Nello Daniele parla dei dubbi che la moglie del cantante, Fabiola Sciabbarrasi, ha manifestato circa i soccorsi prestati dalla compagna del musicista, Amanda Bonini, che era con lui la sera della morte.
«Ragazzi, Fabiola è la moglie di Pino, Amanda era la sua compagna da un anno, mi risulta - afferma il fratello -. Fabiola è mamma di 3 figli e moglie da 23 anni, se ha dei dubbi ha il diritto di andare fino in fondo, anche noi fratelli vogliamo sapere la verità. Non accuso Amanda, ma non mi stupisco di Fabiola (...)».
«Pino Daniele si poteva salvare e vedo troppo sciacallaggio intorno alla sua morte - continua - Il suo cardiologo se ne è uscito fuori dicendo che Pino, quando si è sentito male, lo ha chiamato per dirgli che voleva andare a Roma a farsi vedere da lui. Ma erano 160 chilometri di distanza da percorrere in macchina in quelle condizioni. Penso che il dottore avrebbe dovuto dirgli: "Non ti muovere da lì, me la faccio io tutta quella strada". Quel viaggio gli andava evitato, era un rischio ulteriore. Non voglio che ora il dottore faccia il "cardiologo" sui giornali, perché per me ha sbagliato. A uno che si sente male e soffre di cuore non puoi dirgli "vieni a Roma", gli dici "vengo io da te", anche contro la sua volontà».
E tu cosa ne pensi? Di' la tua!
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«Ragazzi, Fabiola è la moglie di Pino, Amanda era la sua compagna da un anno, mi risulta - afferma il fratello -. Fabiola è mamma di 3 figli e moglie da 23 anni, se ha dei dubbi ha il diritto di andare fino in fondo, anche noi fratelli vogliamo sapere la verità. Non accuso Amanda, ma non mi stupisco di Fabiola (...)».
«Pino Daniele si poteva salvare e vedo troppo sciacallaggio intorno alla sua morte - continua - Il suo cardiologo se ne è uscito fuori dicendo che Pino, quando si è sentito male, lo ha chiamato per dirgli che voleva andare a Roma a farsi vedere da lui. Ma erano 160 chilometri di distanza da percorrere in macchina in quelle condizioni. Penso che il dottore avrebbe dovuto dirgli: "Non ti muovere da lì, me la faccio io tutta quella strada". Quel viaggio gli andava evitato, era un rischio ulteriore. Non voglio che ora il dottore faccia il "cardiologo" sui giornali, perché per me ha sbagliato. A uno che si sente male e soffre di cuore non puoi dirgli "vieni a Roma", gli dici "vengo io da te", anche contro la sua volontà».
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