Dolore agli impianti robotici; dipendenza da realtà virtuale; disforia d’identità personale; setticemia cibernetica: sono alcune delle malattie legate allo sviluppo futuro delle nostre società, immaginati dal giornalista George Dvorskyer, specializzato in futurismo, scienza e bioetica. Ipotesi, speculazione, fantascienza... sta di fatto che al giorno d’oggi siamo vittime di tanti mali che fino a qualche decennio fa sarebbero stati considerati frutti, magari bacati, della fantasia, mentre oggi hanno il loro posto riservato sui manuali di medicina e di psichiatria.
Dipendenza dalla realtà virtuale: La realtà virtuale presenta una differenza sostanziale rispetto all’altra realtà: è molto più facile da vivere. Le regole sono chiare, l’ambiente è più controllabile, si può interagire con gli altri sempre mantenendo le dovute distanze. Infine, lì abbiamo una serie di strumenti e trucchi tecnologici a nostra disposizione per superare le difficoltà. Staccarsi da questa realtà, così coinvolgente e così strutturata, risulta via via più difficile man mano che ci lasciamo immergere e risucchiare da essa. Forme di questa malattia già esistono: la dipendenza da Internet, dai videogiochi, da abuso di Google Glass. In futuro, non possiamo che aspettarci una diffusione e un inasprimento di queste patologie, e riuscire a tirar fuori le persone dal tunnel della realtà virtuale sarà una delle sfide delle società future.
Disturbo da dissociazione della realtà: È una malattia correlata a quella precedente, dato che sempre riguarda la gestione del proprio rapporto con la realtà virtuale. Questa diventerà infatti così realistica, credibile e pervasiva che sarà quasi impossibile per una persona distinguere le esperienze virtuali da quelle reali. Come in sogno, dove a volte si fa molta fatica, o non si riesce proprio, a riconoscere ciò che è successo sul piano onirico o sul livello di realtà da veglia, lo stesso dubbio riguarderà il confine con la sofisticata copia della realtà che sarà quella virtuale.
Disforia d’identità personale: Chi sono io veramente? La domanda che turba cuori e menti dell’umanità da tempo immemorabile si caricherà di ulteriori perturbanti significati nella società del futuro. Le nostre identità verranno ulteriormente frammentate e suddivise tra gli assistenti artificiali a cui affideremo sempre compiti via via più sofisticati di svariate sfere della nostra esistenza, anche intima e personale. Questi nostri alter ego in proxy impareranno da noi e si comporteranno come noi, aumentando il rischio di crisi d’identità, perché ci sarà sempre più difficile capire quale parte della «nuvola» siamo veramente noi. Multipli pezzi di noi vivranno e interagiranno in multiple realtà più o meno reali; perdita d’individualità e confusione patologica sulla nostra vera identità e natura saranno in agguato.
Disturbo da integrazione post-crionica nella società: C’è forse chi già lo fa: ho un male per ora incurabile, tantissimi soldi, mi faccio congelare fino all’arrivo di tempi – e cure – migliori. Perfetto. E cosa succederà il giorno in cui verrai scongelato? Ti troverai solo in un mondo sconosciuto. Il mondo del futuro, magari secoli – se non millenni – dopo il tempo in cui avevi vissuto la prima parte della tua vita. Magari sarai un cyborg, e dovrai vivere con post-umani di tutti i tipi, oppure il tuo corpo sarà stato superato e ti troverai cosciente in una qualche specie di realtà simulata. In ogni caso, si tratterà senz’altro di un’esperienza carica di stress e turbamento. Uno shock da risveglio nel futuro. Chi ti ha svegliato, provvederà certo a un programma d’integrazione nella tua nuova realtà. Che non è affatto detto, però, che ti piacerà.
Setticemia cibernetica: Sostituire o integrare parti del nostro corpo con dispositivi artificiali: in questa strada siamo solo all’inizio, e potenzialmente potremo andare molto, molto in là. Se già la medicina oggi deve vedersela con gli effetti a lungo termine di tecnologie e sostanze usate sui nostri corpi , ancora meno sappiamo di come reagiremo agli impianti cibernetici nel corso del tempo. Come questi influiranno sulla nostra salute, fisica e mentale. Oltre al possibile rigetto iniziale, potranno sorgere varie sorte di complicazioni e dolori, e anche quando l’assimilazione è stata buona, questi impianti potrebbero ad un certo punto iniziare a degradarsi e decadere in modi inaspettati, con grave minaccia alla nostra salute e alla nostra stessa sopravvivenza.
Shock nanotossicologico: La nanotecnologia ha potenzialità immense di rimodellare noi e la nostra esistenza in tutti i campi, a partire da quello medico. La nanotossicologia si occupa dei potenziali effetti di nanoparticelle e nanomateriali sull’ambiente e sulla salute umana, e gli scienziati già oggi sono preoccupati e impegnati a inquadrare le possibili conseguenze. A livello ambientale le nanoparticelle inquinanti potranno causare ogni sorta di problema alla salute, anche danneggiando le nostre cellule e il nostro DNA. I dispositivi nanotecnologici inseriti nel corpo umano, come i nanobots che viaggiano nel nostro corpo per curarci – nuova frontiera della medicina oggi e routine di domani – potrebbero allo stesso modo distruggerci quando qualcosa va storto, magari nella programmazione.
Psicosi indotta da intelligenza avanzata: Intelligenza sempre più elevata, espansa, moltiplicata. Intelligenza a tutti i costi, che siano interventi di genomica, biotecnologia, farmacologia, cibernetica, l’importante è essere sempre più intelligenti. Intelligenti come, però? La nostra cultura è faziosa, perché l’intelligenza che adoriamo è un’intelligenza molto parziale, quella da QI, quella da gioco degli scacchi contro il super-computer. Aumentare il cervello, pompare sempre più una sola sua faccia, un aspetto parziale della nostra intelligenza, impoverisce gli altri e crea squilibri all’essere e al sistema. E i problemi che ne derivano possono spaziare dagli attacchi d’ansia alle manie dell’ego, dal disadattamento ai comportamenti antisociali, dall’alienazione al sovraccarico d’informazioni.
Fobia dei robot: I robot ci soppianteranno? Temeremo sempre più che lo facciano? Certo che nel futuro molti di noi potranno sviluppare una paura irrazionale nei confronti di queste macchine.E più i robot saranno integrati nelle nostre società, più diverranno potenti e simili agli esseri umani nei loro comportamenti, più potranno dar luogo a reazioni di panico, terrore e fobia.
Dipendenza da auto-stimolazione erotica: Stiamo parlando di sesso, anzi di un disturbo della sessualità. Potrà essere causato da un chip, che nel cervello stimola il senso del piacere erotico a richiesta. Già qualche anno fa alcuni neuroscienziati avevano annunciato di aver ottenuto un risultato simile impiantando un chip che invia stimoli di piacere alla corteccia orbitofrontale, l’area del cervello preposta a tale scopo. E già alcuni topi sono rimasti fregati: piuttosto rinunciavano a mangiare, ma non a quel piacere. Anche gli esseri umani non saranno bravissimi a darsi la misura: una volta che i chip del sesso saranno disponibili, possiamo aspettarci disturbi e dipendenze patologiche.
Tedio endemico da estensione della vita: Chi vuol essere immortale? O almeno campare qualche centinaia d’anni? Alcuni futuristi predicono che già alla fine di questo secolo saremo in grado di arrestare la vecchiaia. Eppure vivere a oltranza potrebbe non essere così piacevole. Per alcuni potrebbe essere causa di un male esistenziale: il mal di vivere – troppo a lungo. Una condizione psico-emotiva di noia e stanchezza di vivere, con nulla che, dall’alto della nostra lunghissima età, ci sembra nuovo ed eccitante abbastanza per valere la pena di essere vissuto. Potrebbe diventare una piaga sociale, sciami sociali di gente in vita che non vive più.
Dipendenza dalla realtà virtuale: La realtà virtuale presenta una differenza sostanziale rispetto all’altra realtà: è molto più facile da vivere. Le regole sono chiare, l’ambiente è più controllabile, si può interagire con gli altri sempre mantenendo le dovute distanze. Infine, lì abbiamo una serie di strumenti e trucchi tecnologici a nostra disposizione per superare le difficoltà. Staccarsi da questa realtà, così coinvolgente e così strutturata, risulta via via più difficile man mano che ci lasciamo immergere e risucchiare da essa. Forme di questa malattia già esistono: la dipendenza da Internet, dai videogiochi, da abuso di Google Glass. In futuro, non possiamo che aspettarci una diffusione e un inasprimento di queste patologie, e riuscire a tirar fuori le persone dal tunnel della realtà virtuale sarà una delle sfide delle società future.
Disturbo da dissociazione della realtà: È una malattia correlata a quella precedente, dato che sempre riguarda la gestione del proprio rapporto con la realtà virtuale. Questa diventerà infatti così realistica, credibile e pervasiva che sarà quasi impossibile per una persona distinguere le esperienze virtuali da quelle reali. Come in sogno, dove a volte si fa molta fatica, o non si riesce proprio, a riconoscere ciò che è successo sul piano onirico o sul livello di realtà da veglia, lo stesso dubbio riguarderà il confine con la sofisticata copia della realtà che sarà quella virtuale.
Disforia d’identità personale: Chi sono io veramente? La domanda che turba cuori e menti dell’umanità da tempo immemorabile si caricherà di ulteriori perturbanti significati nella società del futuro. Le nostre identità verranno ulteriormente frammentate e suddivise tra gli assistenti artificiali a cui affideremo sempre compiti via via più sofisticati di svariate sfere della nostra esistenza, anche intima e personale. Questi nostri alter ego in proxy impareranno da noi e si comporteranno come noi, aumentando il rischio di crisi d’identità, perché ci sarà sempre più difficile capire quale parte della «nuvola» siamo veramente noi. Multipli pezzi di noi vivranno e interagiranno in multiple realtà più o meno reali; perdita d’individualità e confusione patologica sulla nostra vera identità e natura saranno in agguato.
Disturbo da integrazione post-crionica nella società: C’è forse chi già lo fa: ho un male per ora incurabile, tantissimi soldi, mi faccio congelare fino all’arrivo di tempi – e cure – migliori. Perfetto. E cosa succederà il giorno in cui verrai scongelato? Ti troverai solo in un mondo sconosciuto. Il mondo del futuro, magari secoli – se non millenni – dopo il tempo in cui avevi vissuto la prima parte della tua vita. Magari sarai un cyborg, e dovrai vivere con post-umani di tutti i tipi, oppure il tuo corpo sarà stato superato e ti troverai cosciente in una qualche specie di realtà simulata. In ogni caso, si tratterà senz’altro di un’esperienza carica di stress e turbamento. Uno shock da risveglio nel futuro. Chi ti ha svegliato, provvederà certo a un programma d’integrazione nella tua nuova realtà. Che non è affatto detto, però, che ti piacerà.
Setticemia cibernetica: Sostituire o integrare parti del nostro corpo con dispositivi artificiali: in questa strada siamo solo all’inizio, e potenzialmente potremo andare molto, molto in là. Se già la medicina oggi deve vedersela con gli effetti a lungo termine di tecnologie e sostanze usate sui nostri corpi , ancora meno sappiamo di come reagiremo agli impianti cibernetici nel corso del tempo. Come questi influiranno sulla nostra salute, fisica e mentale. Oltre al possibile rigetto iniziale, potranno sorgere varie sorte di complicazioni e dolori, e anche quando l’assimilazione è stata buona, questi impianti potrebbero ad un certo punto iniziare a degradarsi e decadere in modi inaspettati, con grave minaccia alla nostra salute e alla nostra stessa sopravvivenza.
Shock nanotossicologico: La nanotecnologia ha potenzialità immense di rimodellare noi e la nostra esistenza in tutti i campi, a partire da quello medico. La nanotossicologia si occupa dei potenziali effetti di nanoparticelle e nanomateriali sull’ambiente e sulla salute umana, e gli scienziati già oggi sono preoccupati e impegnati a inquadrare le possibili conseguenze. A livello ambientale le nanoparticelle inquinanti potranno causare ogni sorta di problema alla salute, anche danneggiando le nostre cellule e il nostro DNA. I dispositivi nanotecnologici inseriti nel corpo umano, come i nanobots che viaggiano nel nostro corpo per curarci – nuova frontiera della medicina oggi e routine di domani – potrebbero allo stesso modo distruggerci quando qualcosa va storto, magari nella programmazione.
Psicosi indotta da intelligenza avanzata: Intelligenza sempre più elevata, espansa, moltiplicata. Intelligenza a tutti i costi, che siano interventi di genomica, biotecnologia, farmacologia, cibernetica, l’importante è essere sempre più intelligenti. Intelligenti come, però? La nostra cultura è faziosa, perché l’intelligenza che adoriamo è un’intelligenza molto parziale, quella da QI, quella da gioco degli scacchi contro il super-computer. Aumentare il cervello, pompare sempre più una sola sua faccia, un aspetto parziale della nostra intelligenza, impoverisce gli altri e crea squilibri all’essere e al sistema. E i problemi che ne derivano possono spaziare dagli attacchi d’ansia alle manie dell’ego, dal disadattamento ai comportamenti antisociali, dall’alienazione al sovraccarico d’informazioni.
Fobia dei robot: I robot ci soppianteranno? Temeremo sempre più che lo facciano? Certo che nel futuro molti di noi potranno sviluppare una paura irrazionale nei confronti di queste macchine.E più i robot saranno integrati nelle nostre società, più diverranno potenti e simili agli esseri umani nei loro comportamenti, più potranno dar luogo a reazioni di panico, terrore e fobia.
Dipendenza da auto-stimolazione erotica: Stiamo parlando di sesso, anzi di un disturbo della sessualità. Potrà essere causato da un chip, che nel cervello stimola il senso del piacere erotico a richiesta. Già qualche anno fa alcuni neuroscienziati avevano annunciato di aver ottenuto un risultato simile impiantando un chip che invia stimoli di piacere alla corteccia orbitofrontale, l’area del cervello preposta a tale scopo. E già alcuni topi sono rimasti fregati: piuttosto rinunciavano a mangiare, ma non a quel piacere. Anche gli esseri umani non saranno bravissimi a darsi la misura: una volta che i chip del sesso saranno disponibili, possiamo aspettarci disturbi e dipendenze patologiche.
Tedio endemico da estensione della vita: Chi vuol essere immortale? O almeno campare qualche centinaia d’anni? Alcuni futuristi predicono che già alla fine di questo secolo saremo in grado di arrestare la vecchiaia. Eppure vivere a oltranza potrebbe non essere così piacevole. Per alcuni potrebbe essere causa di un male esistenziale: il mal di vivere – troppo a lungo. Una condizione psico-emotiva di noia e stanchezza di vivere, con nulla che, dall’alto della nostra lunghissima età, ci sembra nuovo ed eccitante abbastanza per valere la pena di essere vissuto. Potrebbe diventare una piaga sociale, sciami sociali di gente in vita che non vive più.