Le grandi squadre, o almeno quelle capaci di giocare partite che segnano la storia di un club, piaccia o meno sono quelle che incantano in campo internazionale. Le sfide nazionali, e anche i campionati vinti a raffica, finiscono con l’assumere contorni sfuocati se non sono corroborati da vittorie nei confronti diretti con i migliori degli altri Paesi.
Basta pensare al Celtic di Glasgow che ha vinto 45 campionati, 36 Coppe di Scozia e 15 Coppe di Lega, ma è noto ancora oggi per una sola partita giocata nel 1967: la finale (vinta contro l’Inter di Herrera) di Coppa dei Campioni. Rafa Benitez conosce benissimo questo aspetto del calcio e quando disegna una squadra non lo fa per arrivare al terzo posto in campionato o per conquistare qualificazioni a vario titolo per la Champions League. Sceglie sempre la strada più impervia, la via delle sfide internazionali: perchè sono quelle che fanno la storia di un club.
Ieri sera il Napoli, opposto al Wolfsburg, ha giocato una di queste gare. Non importa come andrà il prosieguo dell’Europa League. E non importa nemmeno in che posizione i partenopei chiuderanno nella classifica del campionato italiano. Domani, tra un anno o tra cinquanta, tutti parleranno di come il Napoli di Rafa Benitez sia andato in Germania a insegnare calcio. A imporre il proprio gioco alla squadra seconda in Bundesliga, ben altro rispetto al Borussia Dortmund di quest’anno dominato con pieno merito dalla Juventus in Champions. Ad asfaltare lo squadrone che si è permesso, nel campionato tedesco, di asfaltare il Bayern Monaco con un pesante 4-1.
Altro quarto di finale, altra trasferta, altra squadra italiana impegnata per raggiungere il traguardo delle semifinali. Cambia il risultato (1-1) ma non la sostanza. Perchè la Fiorentina di Montella impartisce una lezione di calcio alla Dinamo Kiev, giocando come se fosse al Franchi e non a migliaia di chilometri di distanza. Cambia il risultato perchè gli attaccanti viola sono meno precisi di quelli del Napoli, ma soprattutto perchè in Ucraina il piede di Tomovic devia involontariamente un tiro di Lens quel tanto che basta per finire in porta invece che tra le mani sicure del portiere Neto. Gollonzo, con tanta fortuna per la Dinamo. Nelle altre due gare dei quarti vittoria di misura del Siviglia contro lo Zenit e pareggio a reti inviolate tra Dnipro e Bruges. (Il Sole 24 Ore)
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