"E' stato lui", il 33enne del Bangladesh non ha avuto dubbi nel riconoscere le foto del 'comandante' tunisino e del suo 'assistente' siriano scattate a bordo della nave Gregoretti che ieri ha fatto la spola tra Malta, dove ha trasbordato i morti, e Catania per dare assistenza ai 28 sopravvissuti al naufragio di sabato notte a 50 miglia dalle coste libiche e costato la vita a centinaia di persone.
Il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, ha spiegato che entrambi sono stati riconosciuti anche dai superstiti che erano a bordo della nave della Guardia costiera. Salvi ha anche aggiunto che la procura sta indagando sull'ipotesi di una collisione con il mercantile King Jacob, che ha avvicinato il barcone al largo della Libia: un incidente che potrebbe essere avvenuto per una manovra azzardata dello scafista, considerato che il King Jacob è stato impiegato con successo altre quattro volte per operazioni di salvataggio coordinate dalla guardia costiera.
Gli scafisti sono già stati portati nel carcere di piazza Lanza a Catania mentre i superstiti sono stati trasferiti al cara di Mineo, l'ex base militare americana da anni trasformata nel più grande centro di accoglienza d'Europa: 5 mila appartamenti in villette a schiera dove vivono persone in attesa, alcuni da anni, di un permesso di soggiorno. E che incredibilmente, come ha dimostrato l'ultima operazione del Servizio centrale operativo della polizia, era diventata la base operativa per un colossale traffico di esseri umani tra le coste africane e l'Italia. (La Repubblica)
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