I diabetici italiani sono circa 3 milioni, ma solo uno su due si cura davvero. A circa 2 milioni sono prescritti gli ipoglicemizzanti orali, ma 1,3 milioni abbandonano le cure, spesso complesse, terapie entro breve tempo; circa 800mila italiani con diabete di tipo due hanno bisogno dell'insulina, ma in 200mila smettono di curarsi.
Una scarsa aderenza alla cura implica però un maggior rischio di complicanze, dalla retinopatia all'insufficienza renale, cin un aumento sensibile dei costi sociali per il servizio sanitario. Per ridurre il problema pazienti e medici chiedono poche cure, semplici da utilizzare ed efficaci. Non basta che sia efficace e sicura. Serve anche che abbia pochi effetti collaterali, che sia comoda e da somministrare poche volte al mese, in modo semplice, sempre pronta all'uso, invisibile, indolore. Un click silenzioso, anonimo, che tolga dall'imbarazzo chi si trova costretto ad iniziare la cura e che aiuti colui che sta seguendo, spesso male, da anni, a gestirla al meglio.
Questa è la richiesta e la speranza dei tre milioni di malati di diabete di tipo 2 ma anche dalle migliaia di medici specialisti che in questo modo potrebbero gestirli ancora meglio, certi di una maggiore probabilità di successo terapeutico e di una piena accettazione di una cura per una malattia che resta comunque cronica. Di queste problematiche, che non riguardano solo l'Italia, se ne sta parlando al congresso dell'American diabets association in corso a Boston.
«Le cure per il diabete - spiega Francesco Giorgino ordinario di Endocrinologia e malattie metaboliche dell'università di Bari - sono spesso complesse, richiedono nella fase avanzata anche tre farmaci giornalieri, dopo i quali si passa all'insulina per via iniettiva. Questo percorso costituisce una grande barriera, psicologica e pratica per i pazienti. Come risultato, molti dimenticano e poi abbandonano le cure. Situazioni che comportano costi sanitari ed economici molto più elevati della terapia stessa»
Una scarsa aderenza alla cura implica però un maggior rischio di complicanze, dalla retinopatia all'insufficienza renale, cin un aumento sensibile dei costi sociali per il servizio sanitario. Per ridurre il problema pazienti e medici chiedono poche cure, semplici da utilizzare ed efficaci. Non basta che sia efficace e sicura. Serve anche che abbia pochi effetti collaterali, che sia comoda e da somministrare poche volte al mese, in modo semplice, sempre pronta all'uso, invisibile, indolore. Un click silenzioso, anonimo, che tolga dall'imbarazzo chi si trova costretto ad iniziare la cura e che aiuti colui che sta seguendo, spesso male, da anni, a gestirla al meglio.
Questa è la richiesta e la speranza dei tre milioni di malati di diabete di tipo 2 ma anche dalle migliaia di medici specialisti che in questo modo potrebbero gestirli ancora meglio, certi di una maggiore probabilità di successo terapeutico e di una piena accettazione di una cura per una malattia che resta comunque cronica. Di queste problematiche, che non riguardano solo l'Italia, se ne sta parlando al congresso dell'American diabets association in corso a Boston.
«Le cure per il diabete - spiega Francesco Giorgino ordinario di Endocrinologia e malattie metaboliche dell'università di Bari - sono spesso complesse, richiedono nella fase avanzata anche tre farmaci giornalieri, dopo i quali si passa all'insulina per via iniettiva. Questo percorso costituisce una grande barriera, psicologica e pratica per i pazienti. Come risultato, molti dimenticano e poi abbandonano le cure. Situazioni che comportano costi sanitari ed economici molto più elevati della terapia stessa»
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