Sono più di vent’anni che in Italia i videogiochi finiscono sistematicamente nell’occhio del ciclone, spesso criticati per i contenuti violenti o per una fantomatica capacità di influenzare le menti dei più giovani, trasformandoli in killer assetati di sangue. La realtà però è un’altra cosa, come dimostrano gli ultimi dati rilasciati da Aesvi, l’associazione italiana degli editori e sviluppatori di settore, e GfK Italia.
Dopo un 2014 che ha fatto registrare un giro d’affari di quasi 900 milioni di euro, a inizio 2015 il mercato italiano ha già registrato un +3,8% a fine maggio. A trainare le vendite sono soprattutto i giochi, con quelli disponibili in download digitale (20% del mercato) che stanno rapidamente erodendo il primato di quelli venduti fisicamente all’interno dei negozi (39% del mercato). Ma anche l’hardware fa la sua parte, grazie all’arrivo delle console di nuova generazione e ai nuovi accessori ‘toys to life’, ovvero le statuine interattive rese famose dalla saga Skylanders e poi imitate anche dalla Disney e da Nintendo.
Secondo i dati, inoltre, quasi un italiano su tre di età superiore ai 14 anni possiede almeno una console. E chi crede ancora che i videgiochi siano roba per bambini, dovrà cambiare idea: nel 2015 i videogiocatori del Belpaese hanno raggiunto quota 29,3 milioni, praticamente un italiano su due. Cambia d’altronde anche la composizione di questo ‘popolo’, visto che dal 2011 a oggi sono diminuiti i giocatori maschili, mentre sono in aumento le donne, che oggi rappresentano il 49% del totale. (La Stampa)
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