Da una settimana a Parigi è in corso un’importante conferenza sul clima, “COP21″, cui partecipano oltre 190 paesi per cercare di definire nuove politiche e strategie per ridurre le emissioni nocive e rallentare il cambiamento climatico. Secondo ricercatori ed esperti, un ricorso massiccio alle fonti di energia rinnovabili sarebbe tra le soluzioni da adottare per mitigare il problema, ma finora tra qualche passo avanti quasi nessuno ci è riuscito davvero, per le poche risorse investite o per malcelati interessi legati al consumo dei combustibili fossili. Il Guardian segnala allora che la COP21 potrebbe trarre molta ispirazione dall’Uruguay, piccolo paese del Sudamerica che in una decina d’anni ha rivoluzionato il suo sistema energetico, rendendolo più pulito ed efficiente.
Secondo Méndez il successo del modello Uruguguaino dipende da tre fattori: la credibilità, grazie a una democrazia stabile ed economicamente sana (cosa non scontata per un paese sudamericano); favorevoli condizioni naturali come vento, sole e molte biomasse ricavate dall’agricoltura; aziende pubbliche molto forti, che hanno avviato accordi di vario tipo con i privati, coordinando su base statale gli interventi da eseguire. Tutto questo ha permesso di ottenere risultati importanti e senza avviare opere infrastrutturali particolarmente dispendiose: sono state installate diverse centrali eoliche, con centinaia di pale, ma non è stato necessario costruire infrastrutture più invasive come nuove centrali idroelettriche, che di solito richiedono la costruzione di un bacino artificiale e di una diga, con evidenti ripercussioni per l’ambiente.
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Secondo Méndez il successo del modello Uruguguaino dipende da tre fattori: la credibilità, grazie a una democrazia stabile ed economicamente sana (cosa non scontata per un paese sudamericano); favorevoli condizioni naturali come vento, sole e molte biomasse ricavate dall’agricoltura; aziende pubbliche molto forti, che hanno avviato accordi di vario tipo con i privati, coordinando su base statale gli interventi da eseguire. Tutto questo ha permesso di ottenere risultati importanti e senza avviare opere infrastrutturali particolarmente dispendiose: sono state installate diverse centrali eoliche, con centinaia di pale, ma non è stato necessario costruire infrastrutture più invasive come nuove centrali idroelettriche, che di solito richiedono la costruzione di un bacino artificiale e di una diga, con evidenti ripercussioni per l’ambiente.
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