MISTERBIANCO.
Lo hanno cercato dappertutto, tranne che a poche centinaia di metri da casa. Samuele era lì, sfracellato sotto il viadotto «Quartararo» sulla strada che collega Misterbianco a San Giovanni Galermo. Un ponte di cemento chiaro sotto il quale c’è chi si è messo a coltivare abusivamente uva e ortaggi.
Nessuno degli investigatori ha pensato di gettare lo sguardo oltre quelle ringhiere (o, se l’hanno fatto, non se ne sono accorti) nonostante il ragazzo fosse stato ripreso da una telecamera privata mentre camminava come uno zombie lì vicino, un’ora dopo la sua scomparsa. Ieri, quando i suoi amici di facebook si stavano già radunando in piazza Pertini per organizzare una battuta, la notizia shock.
Samuele Pappalardo è stato trovato morto da uno che era lì sotto per raccoglitore verdura selvatica, proprio nel grande appezzamento di terreno incolto punteggiato dall’euphorbia e dalle margherite. Il ragazzo era riverso su un fianco, con la testa fracassata contro delle grosse pietre e lì stava, molto probabilmente, da martedì scorso, quando dopo un litigio con la fidanzata e un battibecco con la mamma, aveva lasciato la casa dei genitori, in via Guglielmo Marconi, per non farvi più ritorno.
Il luogo del ritrovamento è appena fuori dal paese, poco distante dal cimitero. Il ragazzo, secondo la più ovvia della ricostruzioni in base al luogo in cui è stato ritrovato il cadavere, si sarebbe facilmente arrampicato sul guardrail che costeggia la strada per lanciarsi nel vuoto da un’altezza di quasi 10 metri. A casa aveva lasciato un biglietto «Scusate per tutte le bugie, addio», alla fidanzata aveva inviato un messaggio sul cellulare: «Addio».
Adesso sembra facile leggere in quelle parole l’intento di farla finita ma, forse, quei messaggi si sarebbero potuti valutare diversamente. Così come le tante, troppe segnalazioni sui social network che in questi giorni d’angoscia davano Samuele alla spiaggia libera n. 1 della Plaia, oppure a Paternò, vicino la stazione di Misterbianco della ferrovia Circumetnea. Tutte false piste che hanno spiazzato i carabinieri. La più attendibile, alla fine, è stata quella che, dal primo momento, aveva mostrato il ragazzo in via Verga, non lontano dal luogo del ritrovamento.
Forse quei biglietti d’addio, avrebbero potuto far pensare che, a piedi, un potenziale suicida avrebbe scelto proprio quel cavalcavia - a mezz’ora da casa - per uccidersi, ma così non è stato. Ieri sera il tratto di strada lungo il viadotto era pieno di persone, per la maggior parte curiosi, arrivati lì anche con i bambini in braccio, non si sa bene per far vedere loro cosa se non le luci dei negozi della zona commerciale e i lampeggianti della polizia municipale in una triste domenica di primavera. Il “ponte” è rimasto chiuso al traffico per un paio d’ore con i vigili urbani di Misterbianco che hanno fatto del loro meglio per evitare che si formassero code, ma erano tutti lì.
A guardare, chiacchierare, commentare, su come e perché un ragazzo di 15 anni si butti da un viadotto. Gli addetti alle pompe funebri sono stati costretti a scendere dalla scarpata per andare a recuperare il corpo di Samuele con un telone a maniglie, ma poi, per evitare sguardi indiscreti, è stato deciso di posizionare il corpo già nella bara. A dare ai genitori l’unica notizia che non avrebbero mai voluto avere ci hanno pensato i carabinieri di Misterbianco. Per loro è finita l’angoscia ma sono iniziati i giorni del dolore resi ancora più insopportabili dal ricordo di quella porta chiusa che Samuele si era lasciato alle spalle il 29 marzo.
Cosa abbia fatto scattare nella sua mente questa reazione ormai, è poco importante. Se la difficile “gestione” dell’amicizia con un’altra ragazza, oppure il fatto di non saper incassare un banale rimprovero in famiglia o, ancora, le due cose sommate assieme. Tutte cose che, a 15 anni, gli saranno sembrate insopportabili e insormontabili, tanto da fuggire prima da casa e, poi, dalla vita. Ma ancora più insopportabili suoneranno alla mamma di Samuele quelle parole che aveva affidato a facebook nei giorni scorsi: «Mi manchi, abbiamo sempre parlato, sistemeremo tutto».
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