Trieste, la cucina montata male fece esplodere la casa: Ikea nel mirino
TRIESTE - Nuovi interrogativi spuntano sulla tragedia che è costata la vita, un anno e mezzo fa, al pordenonese di 76 anni Aldo Flego morto a causa dell'esplosione di una palazzina in via Baiamonti provocata da un montaggio sbagliato della cucina acquistata all'Ikea di Villesse (Gorizia).
Secondo Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, alla quale si sono rivolti i famigliari di Flego per ottenere giustizia, anche la multinazionale andrebbe coinvolta nell'inchiesta penale. Quattro le ditte esterne coinvolte «in un valzer di appalti e subappalti» nell'installazione del nuovo piano cottura e di lavoro nell'appartamento di Marcella Flego, sorella di Aldo, deceduta dopo qualche mese a causa delle lesioni gravi riportate: i periti nominati dalla Procura di Trieste hanno appurato che l'esplosione verificatasi nell'appartamento è stata dovuta a una fuoriuscita di gas dal terminale della tubazione flessibile di raccordo tra l'impianto interno e il piano cottura temporaneamente scollegato, e che le responsabilità sono da attribuirsi all'idraulico che ha agito con “gravissima negligenza, imprudenza e imperizia” ossia Davide Mozina, idraulico dipendente della Astec, impresa triestina.
«E' emerso - evidenzia in una nota lo Studio 3A - che la Astec non era in alcun modo abilitata a eseguire lavorazioni e installazioni sugli impianti a gas, non possedendo i requisiti professionali, le abilitazioni e le certificazioni stabilite dalle normative: il suo dipendente l'impianto a gas non avrebbe neanche dovuto toccarlo». Il Pm Pietro Montrone ha chiesto la pena di due anni e 4 mesi per Mozina, un anno e quattro mesi per il capo tecnico della stessa azienda, Dario Visentin e un anno e quattro mesi anche per il presidente della Astec, Giovanni Zoccarato ma tra gli imputati, che sono accusati di omicidio e disastro colposo, figura anche Enrico Rubiero, 46 anni, rappresentante della Installo «che evidentemente non ha ben verificato se la ditta a cui ha commissionato un'attività così delicata e pericolosa avesse i requisiti e le abilitazioni per poterla effettuare in sicurezza». La sentenza del giudice è attesa per il 14 novembre.
Studio 3A si è attivato per ottenere un congruo risarcimento per i familiari di Aldo Flego, chiedendo innanzitutto le coperture assicurative alle due imprese ritenute responsabili a vario titolo, Astec e Installo, ma «nonostante le ripetute richieste le due aziende non hanno mai dato alcun riscontro, insinuando così anche gravi dubbi sulla loro effettiva possibilità di far fronte in chiave risarcitoria a un danno così rilevante. Studio 3A ha quindi indirizzato i propri assistiti alla causa civile, ma neanche dopo la notifica dell'atto di citazione le due aziende chiamate in causa hanno dato notizie delle loro coperture». Ed è qui che si apre l'interrogativo di fondo della vicenda: «Possibile che un colosso come Ikea non verifichi prima se le imprese di cui si serve per le varie attività di trasporto, montaggio, “slacciamento” e allacciamento siano assicurate? E non controlli le loro credenziali tecniche, le loro abilitazioni e tutti i vari passaggi tra subappalti e subappalti dei subappalti?».
TRIESTE - Nuovi interrogativi spuntano sulla tragedia che è costata la vita, un anno e mezzo fa, al pordenonese di 76 anni Aldo Flego morto a causa dell'esplosione di una palazzina in via Baiamonti provocata da un montaggio sbagliato della cucina acquistata all'Ikea di Villesse (Gorizia).
Secondo Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, alla quale si sono rivolti i famigliari di Flego per ottenere giustizia, anche la multinazionale andrebbe coinvolta nell'inchiesta penale. Quattro le ditte esterne coinvolte «in un valzer di appalti e subappalti» nell'installazione del nuovo piano cottura e di lavoro nell'appartamento di Marcella Flego, sorella di Aldo, deceduta dopo qualche mese a causa delle lesioni gravi riportate: i periti nominati dalla Procura di Trieste hanno appurato che l'esplosione verificatasi nell'appartamento è stata dovuta a una fuoriuscita di gas dal terminale della tubazione flessibile di raccordo tra l'impianto interno e il piano cottura temporaneamente scollegato, e che le responsabilità sono da attribuirsi all'idraulico che ha agito con “gravissima negligenza, imprudenza e imperizia” ossia Davide Mozina, idraulico dipendente della Astec, impresa triestina.
«E' emerso - evidenzia in una nota lo Studio 3A - che la Astec non era in alcun modo abilitata a eseguire lavorazioni e installazioni sugli impianti a gas, non possedendo i requisiti professionali, le abilitazioni e le certificazioni stabilite dalle normative: il suo dipendente l'impianto a gas non avrebbe neanche dovuto toccarlo». Il Pm Pietro Montrone ha chiesto la pena di due anni e 4 mesi per Mozina, un anno e quattro mesi per il capo tecnico della stessa azienda, Dario Visentin e un anno e quattro mesi anche per il presidente della Astec, Giovanni Zoccarato ma tra gli imputati, che sono accusati di omicidio e disastro colposo, figura anche Enrico Rubiero, 46 anni, rappresentante della Installo «che evidentemente non ha ben verificato se la ditta a cui ha commissionato un'attività così delicata e pericolosa avesse i requisiti e le abilitazioni per poterla effettuare in sicurezza». La sentenza del giudice è attesa per il 14 novembre.
Studio 3A si è attivato per ottenere un congruo risarcimento per i familiari di Aldo Flego, chiedendo innanzitutto le coperture assicurative alle due imprese ritenute responsabili a vario titolo, Astec e Installo, ma «nonostante le ripetute richieste le due aziende non hanno mai dato alcun riscontro, insinuando così anche gravi dubbi sulla loro effettiva possibilità di far fronte in chiave risarcitoria a un danno così rilevante. Studio 3A ha quindi indirizzato i propri assistiti alla causa civile, ma neanche dopo la notifica dell'atto di citazione le due aziende chiamate in causa hanno dato notizie delle loro coperture». Ed è qui che si apre l'interrogativo di fondo della vicenda: «Possibile che un colosso come Ikea non verifichi prima se le imprese di cui si serve per le varie attività di trasporto, montaggio, “slacciamento” e allacciamento siano assicurate? E non controlli le loro credenziali tecniche, le loro abilitazioni e tutti i vari passaggi tra subappalti e subappalti dei subappalti?».
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