Gli avvocati di Salah Abdeslam, l’unico terrorista ancora vivo protagonista degli attentati del 13 novembre scorso a Parigi in cui morirono 130 persone, hanno annunciato che rinunceranno al mandato. Abdselam si avvarrà della facoltà di non rispondere, ha detto alla BFM TV uno dei legali, il celebre principe del foro di Lille, Frank Berton, secondo quanto riporta la Bbc online. «Abbiamo detto fin dall’inizio... che se il nostro cliente fosse rimasto in silenzio noi avremmo abbandonato la sua difesa». Nei mesi scorsi Berton aveva parlato in tv di «un uomo molto abbattuto, fiaccato, pronto a collaborare, che non può portare il peso di atti che non ha commesso».
Il legale è convinto che la decisione di porre il detenuto sotto sorveglianza in carcere 24h su 24 abbia giocato un ruolo nella sua scelta di non collaborare. Della stessa opinione anche l’avvocato belga di Abdeslam, Sven Mary. «Il carcere sta trasformando Salah Abdeslam in una bestia selvaggia. La sua finestra è chiusa dalla plastica, non entra aria. Vede i familiari attraverso un vetro, non ha contatti fisici con nessuno, al di là dei carcerieri. È degradante. In 25 anni di carriera non ho mai visto una cosa così». ha detto Berton. Mary che ha confermato che è l’isolamento a spingere il jihadista a non collaborare e che questo è «la conseguenza di una scelta politica, quella di mantenerlo sotto sorveglianza costante». «Le vere vittime di tutto questo sono le vittime degli attacchi di Parigi, perché hanno il diritto di sapere la verità ed hanno il diritto di cercare di comprendere l’incomprensibile», ha concluso Mary.
Il legale è convinto che la decisione di porre il detenuto sotto sorveglianza in carcere 24h su 24 abbia giocato un ruolo nella sua scelta di non collaborare. Della stessa opinione anche l’avvocato belga di Abdeslam, Sven Mary. «Il carcere sta trasformando Salah Abdeslam in una bestia selvaggia. La sua finestra è chiusa dalla plastica, non entra aria. Vede i familiari attraverso un vetro, non ha contatti fisici con nessuno, al di là dei carcerieri. È degradante. In 25 anni di carriera non ho mai visto una cosa così». ha detto Berton. Mary che ha confermato che è l’isolamento a spingere il jihadista a non collaborare e che questo è «la conseguenza di una scelta politica, quella di mantenerlo sotto sorveglianza costante». «Le vere vittime di tutto questo sono le vittime degli attacchi di Parigi, perché hanno il diritto di sapere la verità ed hanno il diritto di cercare di comprendere l’incomprensibile», ha concluso Mary.