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Non si deve fare allarmismo inutile ma neanche sottovalutare e pensare che sia tutto quasi finito! Le misure restrittive sono necessarie!
I nemici peggiori "in questa fase sono paura, voci senza fondamento e stigmatizzazioni. I nostri più grandi asset sono fatti, ragionevolezza e solidarietà".
La minaccia per l'epidemia di coronavirus al livello mondiale è stata elevata a livello "molto alto". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing a Ginevra sull'epidemia, sottolineando che "il continuo aumento di contagi e del numero di paesi coinvolti in pochi giorni è chiaramente motivo di preoccupazione". Tuttavia, come già ribadito più volte dall'oms, "c'è ancora possibilità di contenere il coronavirus se saranno varate misure aggressive, anche per rilevare in modo tempestivo i contagi, isolarli e identificare la rete di contatti".
La situazione in Italia: 28 febbraio 2020, ore 18.00
di questi:
La circolazione del nuovo coronavirus in Cina è cominciata diverso tempo prima rispetto ai primi casi di "polmonite misteriosa" individuati nel Paese asiatico. A ricostruire i primi mesi di vita della Covid-19 è uno studio italiano firmato da scienziati dell'università Statale di Milano. Un'indagine epidemiologico-molecolare effettuata su 52 genomi virali completi del patogeno, dalla quale emerge una stima chiave: "L'origine dell'epidemia da Sars-CoV-2 può essere collocata tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019, quindi alcune settimane prima rispetto ai primi casi di polmonite identificati".
Iss: cautela sulla riapertura delle scuole
La riapertura delle scuole rischia di far ripartire i contagi da coronavirus? "E' una discussione molto complessa - ha risposto il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro alla Protezione civile - vari gruppi stanno lavorando su dei modelli. Altri Paesi iniziano ad affrontare questa problematica, come Germania e Gran Bretagna. Stiamo valutando questo impatto e la riflessione verrà tradotta in provvedimento legislativo nei prossimi giorni".
"Non bisogna fare retorica, nessun Paese è responsabile di un'epidemia, nemmeno gli animali hanno colpa se diffondono un virus. Bisogna fare attenzione al linguaggio che usiamo in questo momento di difficoltà, perché lo stigma non sarebbe di alcun aiuto". Lo ha evidenziato Mike Ryan, a capo del Programma di emergenze sanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
CODOGNO
Il focolaio italiano del coronavirus covava sotto la cenere "almeno dalla metà di gennaio". Da questa conclusione si trova "ormai a un passo" la task force di epidemiologi, ricercatori, forze dell'ordine e inquirenti al lavoro a Milano e dentro la zona rossa del contagio. Grazie alla genetica, poche conferme separano ormai gli scienziati anche dalla ricostruzione del nesso tra "il principale epicentro dell'epidemia", individuato tra i dieci Comuni isolati nel Basso Lodigiano, e quello definito "secondario" di Vo', nel Padovano. A una settimana dalla prima diagnosi nell'ospedale di Codogno, l'individuazione del "paziente zero" resta incerta. A vacillare però è in particolare, secondo chi segue il dossier, anche l'ipotesi che il dipendente dell'Unilever di Casalpusterlengo sia il "paziente uno".
Dopo l'esplosione dell'emergenza tra Codogno, Castiglione d'Adda e Casalpusterlengo, i sanitari hanno ricollegato tra loro decine di pazienti, non solo anziani, che da metà gennaio "sono stati colpiti da strane polmoniti, febbri altissime e sindromi influenzali associate a inspiegabili complicanze". Fino al 20 febbraio, giorno in cui il primo caso è stato accertato nell'ospedale di Codogno grazie all'intuizione di una anestesista, nessun italiano privo di rapporti anche indiretti con la Cina, era risultato positivo ai test.
Non si deve fare allarmismo inutile ma neanche sottovalutare e pensare che sia tutto quasi finito! Le misure restrittive sono necessarie!
I nemici peggiori "in questa fase sono paura, voci senza fondamento e stigmatizzazioni. I nostri più grandi asset sono fatti, ragionevolezza e solidarietà".
Oms, il livello di minaccia mondiale del virus ora è molto alto
La minaccia per l'epidemia di coronavirus al livello mondiale è stata elevata a livello "molto alto". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing a Ginevra sull'epidemia, sottolineando che "il continuo aumento di contagi e del numero di paesi coinvolti in pochi giorni è chiaramente motivo di preoccupazione". Tuttavia, come già ribadito più volte dall'oms, "c'è ancora possibilità di contenere il coronavirus se saranno varate misure aggressive, anche per rilevare in modo tempestivo i contagi, isolarli e identificare la rete di contatti".
La situazione in Italia: 28 febbraio 2020, ore 18.00
POSITIVI 888 DECEDUTI 21 GUARITI 46
Conferenza stampa del Capo della protezione civile Angelo Borrelli alle ore 18 del 28 febbraio:
Conferenza stampa del Capo della protezione civile Angelo Borrelli alle ore 18 del 28 febbraio:
- 888 persone hanno contratto il virus in 13 Regioni e in una Provincia autonoma
di questi:
- 412 si trovano in isolamento domiciliare fiduciario perché senza sintomi
- 345 ricoverati con sintomi
- 64 in terapia intensiva
- 21 deceduti
- 46 guariti
La circolazione del nuovo coronavirus in Cina è cominciata diverso tempo prima rispetto ai primi casi di "polmonite misteriosa" individuati nel Paese asiatico. A ricostruire i primi mesi di vita della Covid-19 è uno studio italiano firmato da scienziati dell'università Statale di Milano. Un'indagine epidemiologico-molecolare effettuata su 52 genomi virali completi del patogeno, dalla quale emerge una stima chiave: "L'origine dell'epidemia da Sars-CoV-2 può essere collocata tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019, quindi alcune settimane prima rispetto ai primi casi di polmonite identificati".
Iss: cautela sulla riapertura delle scuole
La riapertura delle scuole rischia di far ripartire i contagi da coronavirus? "E' una discussione molto complessa - ha risposto il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro alla Protezione civile - vari gruppi stanno lavorando su dei modelli. Altri Paesi iniziano ad affrontare questa problematica, come Germania e Gran Bretagna. Stiamo valutando questo impatto e la riflessione verrà tradotta in provvedimento legislativo nei prossimi giorni".
Oms: nessun Paese è responsabile di un'epidemia
"Non bisogna fare retorica, nessun Paese è responsabile di un'epidemia, nemmeno gli animali hanno colpa se diffondono un virus. Bisogna fare attenzione al linguaggio che usiamo in questo momento di difficoltà, perché lo stigma non sarebbe di alcun aiuto". Lo ha evidenziato Mike Ryan, a capo del Programma di emergenze sanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
CODOGNO
Il focolaio italiano del coronavirus covava sotto la cenere "almeno dalla metà di gennaio". Da questa conclusione si trova "ormai a un passo" la task force di epidemiologi, ricercatori, forze dell'ordine e inquirenti al lavoro a Milano e dentro la zona rossa del contagio. Grazie alla genetica, poche conferme separano ormai gli scienziati anche dalla ricostruzione del nesso tra "il principale epicentro dell'epidemia", individuato tra i dieci Comuni isolati nel Basso Lodigiano, e quello definito "secondario" di Vo', nel Padovano. A una settimana dalla prima diagnosi nell'ospedale di Codogno, l'individuazione del "paziente zero" resta incerta. A vacillare però è in particolare, secondo chi segue il dossier, anche l'ipotesi che il dipendente dell'Unilever di Casalpusterlengo sia il "paziente uno".
Dopo l'esplosione dell'emergenza tra Codogno, Castiglione d'Adda e Casalpusterlengo, i sanitari hanno ricollegato tra loro decine di pazienti, non solo anziani, che da metà gennaio "sono stati colpiti da strane polmoniti, febbri altissime e sindromi influenzali associate a inspiegabili complicanze". Fino al 20 febbraio, giorno in cui il primo caso è stato accertato nell'ospedale di Codogno grazie all'intuizione di una anestesista, nessun italiano privo di rapporti anche indiretti con la Cina, era risultato positivo ai test.