Genova - La vicenda di don Riccardo Seppia, parroco di Genova Sestri Ponente, arrestato ieri con un’accusa di pedofilia ai danni di un sedicenne, ma forse anche di altri ragazzi, apparentemente non molto diversa da altre simili, emerse negli ultimi anni, ha avuto un lato inedito: l’arresto improvviso del sacerdote, preceduto da intercettazioni telefoniche ritenute «inequivocabili» dagli inquirenti, ha indotto l’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, ad annullare tutti i suoi impegni, per raggiungere la comunità di Sestri e “tamponare” immediatamente la “ferita” con una messa, ribadendo la sua fiducia nella magistratura.
Prima ancora che si diffondesse la notizia, Bagnasco aveva deciso di andare di persona a comunicare alla comunità cattolica, e non solo, quanto avvenuto. Secondo quanto hanno raccontato i fedeli, il parroco della chiesa di Santo Spirito, in via Calda, era forse «troppo allegro» e «amava divertirsi». Ma anche vederlo in discoteca - come sembra che sia accaduto a qualcuno - poteva essere interpretata - osservano altri nella comunità - come una «moderna» versione dell’ apostolato: del resto, si può stare vicino ai giovani in molti modi, anche condividendo l’ambiente nel quale questi vivono. Ma le accuse di pedofilia ai danni di un sedicenne e quelle di cessione di droga non possono essere equivocate come esperienza spirituale.
«Sgomento, vergogna e totale disapprovazione, se le accuse dovessero dimostrarsi vere - ha detto l’arcivescovo nell’omelia di ieri pomeriggio nella stessa chiesa di Santo Spirito - Non è soltanto questa comunità a essere ferita, ma tutta la Chiesa a Genova. Ribadisco la mia fiducia nella magistratura. Questa santa messa è per voi e per le vostre famiglie e per chi è stato eventualmente colpito, affinché la ferita dello scandalo sia sanata».
Prima della messa delle 18, che ha richiamato tanti fedeli della zona, un altro sacerdote ha letto il messaggio del cardinale, in cui si denunciavano le accuse: «Comportamenti immorali su un minore e cessione di sostanze stupefacenti». E contestualmente si esprimevano - se confermate le accuse - «sgomento, vergogna e totale disapprovazione».
La chiesa di Genova Sestri Ponente dove lavorava don Riccardo Seppia
A don Riccardo, da ieri chiuso in isolamento nel carcere di Marassi, sono arrivati i carabinieri del Nas di Milano che, nell’ambito di un’altra inchiesta, seguendo un filone su un presunto traffico di cocaina nel capoluogo ligure con minorenni come protagonisti, sono incappati nel sedicenne che il sacerdote frequentava: quando sono stati sicuri che i rapporti tra i due (e forse anche del parroco con altri ragazzi) non potevano essere equivocati sono intervenuti. Trasmessi gli atti dalla Procura milanese a quella di Genova, il giudice per le indagini preliminari, Annalisa Giacalone, si è affrettata a emettere un’ordinanza di custodia cautelare, motivata dal pericolo della reiterazione del reato.