Tante sono le personalità che convivono dentro Kevin, uomo dilaniato da un disturbo dissociativo dell'identità. Perché Kevin è anche Dennis, Hedwig, Jade, Barry, Patricia; conviventi tenuti insieme da un unico corpo cangiante, persone imprigionate che riemergono all'improvviso assieme alle proprie passioni, emozioni, vizi, frustrazioni. Condannato al dolore, Kevin decide di punire la purezza altrui, di macchiare altre esistenze, così in un giorno qualsiasi, dentro un parcheggio qualsiasi, decide di irrompere nella vita di tre ragazze. Le rapisce, le segrega, le prepara a conoscere la 24esima personalità che gli scalpita dentro.
Ispirato alla tragica e incredibile storia vera del criminale americano Billy Milligan, Split ha fretta di partire per portarci al chiuso e nel buio delle stanze e delle persone. Senza inutili preamboli, Shyamalan (il regista) torna a fare quello che gli riesce meglio, ovvero arginare personaggi e spettatori in spazi angusti. Tagliente, spietato, violento, asfissiante, Split è un film senza ossigeno, senza aria. Shyamalan preferisce stare addosso ai suoi personaggi con una regia asciutta ed efficace, abile nel carpire i respiri famelici di uno straordinario James McAvoy e a rubare ogni battito di ciglio della "preda" Anya Taylor-Joy, perfettamente in bilico tra fragilità e robustezza. Split si specchia nella natura frammentata di Kevin e si infrange in più generi; solida base da thriller con venature horror e toni drammatici, anche grazie al grande desiderio di verosimiglianza voluto da Shyamalan.
Infatti, il disturbo psicologico di Kevin viene trattato con moltissimi particolari, supportato da tesi a cui è difficile credere. Tessendo attorno al pubblico una tela che lo angoscia con sussurri, espressioni malate, persone traviate da un passato oscuro. Che dire non ci si poteva aspettare di meglio dal nostro Shyamalan! Anche se ha un tono cupo, consiglio vivamente questo film poichè a tratti può dimostrarsi anche divertente e istruttivo.
Ispirato alla tragica e incredibile storia vera del criminale americano Billy Milligan, Split ha fretta di partire per portarci al chiuso e nel buio delle stanze e delle persone. Senza inutili preamboli, Shyamalan (il regista) torna a fare quello che gli riesce meglio, ovvero arginare personaggi e spettatori in spazi angusti. Tagliente, spietato, violento, asfissiante, Split è un film senza ossigeno, senza aria. Shyamalan preferisce stare addosso ai suoi personaggi con una regia asciutta ed efficace, abile nel carpire i respiri famelici di uno straordinario James McAvoy e a rubare ogni battito di ciglio della "preda" Anya Taylor-Joy, perfettamente in bilico tra fragilità e robustezza. Split si specchia nella natura frammentata di Kevin e si infrange in più generi; solida base da thriller con venature horror e toni drammatici, anche grazie al grande desiderio di verosimiglianza voluto da Shyamalan.
Infatti, il disturbo psicologico di Kevin viene trattato con moltissimi particolari, supportato da tesi a cui è difficile credere. Tessendo attorno al pubblico una tela che lo angoscia con sussurri, espressioni malate, persone traviate da un passato oscuro. Che dire non ci si poteva aspettare di meglio dal nostro Shyamalan! Anche se ha un tono cupo, consiglio vivamente questo film poichè a tratti può dimostrarsi anche divertente e istruttivo.