"Speriamo che si salvi, si perderebbe un grande atleta, una grande persona - queste le parole del ct della nazionale di paraciclismo Mario Valentini appena giunto all'ospedale Le Scotte di Siena, dove Alex Zanardi viene operato dopo un gravissimo incidente con la handbike - oggi speriamo in questa operazione, con tutto il cuore, per la famiglia e per suo figlio".
"Dopo l'incidente Alex parlava. Sull'ambulanza non lo so". A Radio Capital, Mario Valentini, commissario tecnico della nazionale di Paraciclismo, racconta così l'incidente ad Alex Zanardi. "C'è un rettilineo lungo, in lieve discesa. Dicono che Alex si sia imbarcato e abbia preso un autotreno sul montante davanti. Il mezzo si è spostato di un metro, ma l'ha preso uguale. Era una giornata di sole, eravamo tutti contenti, a 20 chilometri da Montalcino. Non ha sbagliato l'autotreno, ha sbagliato Alex".
Un amore quello per il paraciclismo scoperto sei anni dopo il terribile incidente del Lausitzring: oltre i 4 Giochi paralimpici vinti, anche 12 titoli mondiali.
Una vita al massimo, mille impegni, mille passioni. E uno sport, il paraciclismo, dal 2007 il suo impegno costante, totalizzante. Al momento dell’incidente Alex Zanardi era impegnato nella grande straffetta “Obiettivo tricolore”, in particolare nella tappa tra Sinalunga e Montalcino, nel senese. Fino al 28 giugno oltre cinquanta atleti paralimpici in handbike, carrozzina e bici si sarebbero passati il testimone lungo l’Italia per lanciare un messaggio di rinascita. Un viaggio a tappe con tre diverse partenze e due approdi certi, Firenze e Santa Maria di Leuca. Una festa itinerante che Zanardi non potrà concludere e che forse si conclude qui.
L’amore per il paraciclismo Zanardi l’aveva scoperto sei anni dopo il terribile incidente in Cart del Lausitzring. “Sono tagliato per questo sport”, scherzava lui, con il suo proverbiale sorriso. Quarto alla sua prima gara, la Maratona di New York, nel 2007. Nel 2011, esattamente dieci anni dopo l’incidente che gli aveva stravolto la vita, staccò il record sui 42 km nella Grande Mela. Altro record di maratona nel 2012, a Roma.
Quell’anno, a Londra, arrivano i primi ori paralimpici: nella gara allestita sul circuito di Brands Hatch, dove aveva già corso in auto nel corso della sua carriera automobilistica, Alex vince la cronometro e la gara in linea e finisce secondo in staffetta. Quattro anni più tardi, a Rio, arrivano altri due ori, nella cronometro e in staffetta con Luca Mazzone e Vittorio Podestà, e l’argento nella gara in linea. Tra il 2013 e il 2019 conquista anche 12 titoli mondiali, che ne fanno il più vincente di sempre nella storia del paraciclismo. Pochi giorni fa, il 2 giugno, aveva raccontato in “Storie tricolori – Non mollare mai”, la sua storia e quella di altri sportivi che avevano attraversato come lui la sofferenza ed erano infine approdati al successo.
"Dopo l'incidente Alex parlava. Sull'ambulanza non lo so". A Radio Capital, Mario Valentini, commissario tecnico della nazionale di Paraciclismo, racconta così l'incidente ad Alex Zanardi. "C'è un rettilineo lungo, in lieve discesa. Dicono che Alex si sia imbarcato e abbia preso un autotreno sul montante davanti. Il mezzo si è spostato di un metro, ma l'ha preso uguale. Era una giornata di sole, eravamo tutti contenti, a 20 chilometri da Montalcino. Non ha sbagliato l'autotreno, ha sbagliato Alex".
Un amore quello per il paraciclismo scoperto sei anni dopo il terribile incidente del Lausitzring: oltre i 4 Giochi paralimpici vinti, anche 12 titoli mondiali.
Una vita al massimo, mille impegni, mille passioni. E uno sport, il paraciclismo, dal 2007 il suo impegno costante, totalizzante. Al momento dell’incidente Alex Zanardi era impegnato nella grande straffetta “Obiettivo tricolore”, in particolare nella tappa tra Sinalunga e Montalcino, nel senese. Fino al 28 giugno oltre cinquanta atleti paralimpici in handbike, carrozzina e bici si sarebbero passati il testimone lungo l’Italia per lanciare un messaggio di rinascita. Un viaggio a tappe con tre diverse partenze e due approdi certi, Firenze e Santa Maria di Leuca. Una festa itinerante che Zanardi non potrà concludere e che forse si conclude qui.
L’amore per il paraciclismo Zanardi l’aveva scoperto sei anni dopo il terribile incidente in Cart del Lausitzring. “Sono tagliato per questo sport”, scherzava lui, con il suo proverbiale sorriso. Quarto alla sua prima gara, la Maratona di New York, nel 2007. Nel 2011, esattamente dieci anni dopo l’incidente che gli aveva stravolto la vita, staccò il record sui 42 km nella Grande Mela. Altro record di maratona nel 2012, a Roma.
Quell’anno, a Londra, arrivano i primi ori paralimpici: nella gara allestita sul circuito di Brands Hatch, dove aveva già corso in auto nel corso della sua carriera automobilistica, Alex vince la cronometro e la gara in linea e finisce secondo in staffetta. Quattro anni più tardi, a Rio, arrivano altri due ori, nella cronometro e in staffetta con Luca Mazzone e Vittorio Podestà, e l’argento nella gara in linea. Tra il 2013 e il 2019 conquista anche 12 titoli mondiali, che ne fanno il più vincente di sempre nella storia del paraciclismo. Pochi giorni fa, il 2 giugno, aveva raccontato in “Storie tricolori – Non mollare mai”, la sua storia e quella di altri sportivi che avevano attraversato come lui la sofferenza ed erano infine approdati al successo.