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È morto Carlo Flamigni, padre della fecondazione assistita

«Il mio lavoro consiste anche in questo, facilitare il passaggio della conoscenza scientifica, e forse è questo l’aspetto della mia professione di medico che mi piace di più e che ancora oggi mi appare di una certa utilità». Carlo Flamigni, grandissimo esperto di bioetica e di problemi legati alla procreazione morto a Forlì a 87 anni, scriveva così sul suo sito internet (carloflamigni.it). «La medicina che vedo intorno a noi, fatta di grandi organizzazioni specializzate e complesse e di poco tempo a disposizione, ha spinto medici e pazienti a costruire il loro rapporto basandosi molto di più sul contratto che sulla realizzazione di una alleanza per la cura e la salute — prosegue lo scritto —. Personalmente credo in una medicina diversa, in fondo più semplice, ma non meno impegnativa, basata su virtù piccole ma essenziali, come la capacità di ascoltare e la voglia di imparare. Questa è forse la sola lezione che, come insegnante, mi piacerebbe saper trasmettere e, come medico, cercare di realizzare».

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I diritti delle donne
Flamigni lottava per i diritti delle donne e aveva una mente molto aperta, in grado di accettare le opinioni altrui pur non retrocedendo mai sulle proprie. Così lo ricorda uno dei suoi più stretti collaboratori nonché amico di lunga data, Renato Seracchioli, direttore del reparto di Ginecologia e fisiopatologia della riproduzione umana dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. «È grazie a lui — dice Seracchioli — che sono arrivato alla clinica di Ginecologia di Bologna, nel 1983, quando si cominciava a lavorare sulla fecondazione assistita. Un incontro casuale il nostro, mi volle perché aveva bisogno di persone che lavorassero nel campo e mi chiese di fare lì la specializzazione». L’ultima volta che ha incontrato Flamigni è stato poco più di una settimana fa, nella sua casa di San Varano (Forlì). Il suo ultimo pensiero è stato un monito, spiega Seracchioli, «a non abbassare mai le difese sui diritti anche quando acquisiti. Sono acquisizioni che vanno difese coi denti». «Flamigni aveva una mente incredibilmente colta, aperta e brillante — conclude l’amico —. È una di quelle persone che ti segnano la vita perché hai sempre qualcosa da imparare».

Difesa delle libertà civili
«Un grande medico, sempre dalla parte delle donne. Figura di riferimento per la comunità scientifica regionale e nazionale — conferma il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini —. Ha saputo riunire in sé le caratteristiche che dovrebbe avere ogni medico: la profonda competenza scientifica e clinica, la sensibilità e lo spessore sul piano umano. Qualità queste ultime che lo hanno portato sempre dalla parte delle donne, per difenderne i diritti di libera scelta». Flamigni è stato anche consigliere generale e amico dell’Associazione Luca Coscioni. Ricorda Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione: «In questi anni, in particolare dalle audizioni sulla legge che poi divenne la Legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita, Carlo si è distinto per il suo impegno in ogni sede a tutela della salute della donna e della libertà di scelta, e nel fare emergere quanto quella norma non avesse alcuna base scientifica. Ma dal 2004 il legislatore ha inteso non modificare la legge 40 e le uniche modifiche sono avvenute solo tramite interventi della Corte Costituzionale, che ha cancellato i divieti, poi oggetto di quesiti referendari.

Re: È morto Carlo Flamigni, padre della fecondazione assistita

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Re: È morto Carlo Flamigni, padre della fecondazione assistita

Anche in questi tragici momenti in cui luminari della scienza vi lasciano, è bene tener tesoro dell'eredità che ci hanno lasciato e continuare a lottare per un mondo più equo.
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