Un’operazione che resterà alla storia: l’Italia celebra in queste ore il rientro di un tesoro archeologico di ben 782 pezzi.
Si tratta del più importante recupero di sempre per la Puglia e uno dei più rilevanti a livello nazionale.
Dopo lunghe e articolate indagini a livello internazionale, un’intera raccolta archeologica con reperti di eccezionale rarità e inestimabile valore è stata riportata dal Belgio in Italia dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Bari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia e con il determinante contributo di EUROJUST.
Le indagini, avviate nel 2017 a seguito di una segnalazione del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta, Trani e Foggia, hanno consentito di individuare nella disponibilità di un facoltoso collezionista belga, una stele daunia dalle peculiarità decorative tipiche dell’area archeologica di Salapia, agro del Comune di Cerignola (FG).
Il reperto appariva incompleto nella parte centrale, mancante in particolare di un’iscrizione decorativa corrispondente a un frammento custodito presso il Museo Archeologico di Trinitapoli (BAT) che, secondo l’intuizione di un funzionario del Laboratorio di Restauro, completava il disegno del margine inferiore dello scudo e la parte superiore del guerriero a cavallo, raffigurati nell’antico manufatto.
I successivi accertamenti effettuati in Svizzera tramite il servizio INTERPOL, finalizzati all’identificazione del detentore del bene d’arte di provenienza pugliese, hanno portato i Carabinieri del Nucleo di Bari ad avanzare la richiesta di emissione di un Ordine Europeo di Indagine per la ricerca e il sequestro di ulteriori beni archeologici di provenienza italiana potenzialmente nella disponibilità del collezionista in Belgio.
Egli risultava tra l’altro fra i partecipanti ad alcuni convegni sulla Magna Grecia nell’ambito di una rassegna annuale che si svolge a Taranto e alla quale partecipano numerosi collezionisti e studiosi. Nel dicembre 2018 la Polizia Federale belga con la partecipazione di militari del Nucleo TPC di Bari, che hanno individuato la stele daunia presso l’abitazione del collezionista in un comune della provincia di Anversa, hanno verificato che il frammento conservato presso il Museo di Trinitapoli era perfettamente sovrapponibile e completava la parte mancante del disegno della stele.
Nel corso della perquisizione è stato recuperato un vero e proprio “tesoro archeologico”, costituito da centinaia di reperti in ceramica figurata apula e altre stele daunie, tutte illecitamente esportate dall’Italia, che sono state quindi sottoposte a sequestro in Belgio.
L’esame tecnico effettuato in Belgio dal consulente archeologo italiano ha evidenziato l’autenticità e il valore storico-culturale dei 782 reperti archeologici trovati nella disponibilità dell’indagato, tutti provenienti dalla Puglia.
Figurano fra questi un numero elevato di vasi apuli a figure rosse, anfore, ceramiche a vernice nera, ceramiche indigene e attiche, a decorazione dipinta geometrica e figurata, stele figurate in pietra calcarea dell’antica Daunia, oltre a numerosissime terrecotte figurate, testine fittili, statuette alate, ecc.
Tutti beni nazionali databili tra il VI e il III sec. a.C., tutelati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di valore commerciale pari a circa 11 milioni di euro, depredati e smembrati dai contesti originari e ora finalmente rimpatriati.
Si tratta del più importante recupero di sempre per la Puglia e uno dei più rilevanti a livello nazionale.
Dopo lunghe e articolate indagini a livello internazionale, un’intera raccolta archeologica con reperti di eccezionale rarità e inestimabile valore è stata riportata dal Belgio in Italia dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Bari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia e con il determinante contributo di EUROJUST.
Le indagini, avviate nel 2017 a seguito di una segnalazione del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta, Trani e Foggia, hanno consentito di individuare nella disponibilità di un facoltoso collezionista belga, una stele daunia dalle peculiarità decorative tipiche dell’area archeologica di Salapia, agro del Comune di Cerignola (FG).
Il reperto appariva incompleto nella parte centrale, mancante in particolare di un’iscrizione decorativa corrispondente a un frammento custodito presso il Museo Archeologico di Trinitapoli (BAT) che, secondo l’intuizione di un funzionario del Laboratorio di Restauro, completava il disegno del margine inferiore dello scudo e la parte superiore del guerriero a cavallo, raffigurati nell’antico manufatto.
I successivi accertamenti effettuati in Svizzera tramite il servizio INTERPOL, finalizzati all’identificazione del detentore del bene d’arte di provenienza pugliese, hanno portato i Carabinieri del Nucleo di Bari ad avanzare la richiesta di emissione di un Ordine Europeo di Indagine per la ricerca e il sequestro di ulteriori beni archeologici di provenienza italiana potenzialmente nella disponibilità del collezionista in Belgio.
Egli risultava tra l’altro fra i partecipanti ad alcuni convegni sulla Magna Grecia nell’ambito di una rassegna annuale che si svolge a Taranto e alla quale partecipano numerosi collezionisti e studiosi. Nel dicembre 2018 la Polizia Federale belga con la partecipazione di militari del Nucleo TPC di Bari, che hanno individuato la stele daunia presso l’abitazione del collezionista in un comune della provincia di Anversa, hanno verificato che il frammento conservato presso il Museo di Trinitapoli era perfettamente sovrapponibile e completava la parte mancante del disegno della stele.
Nel corso della perquisizione è stato recuperato un vero e proprio “tesoro archeologico”, costituito da centinaia di reperti in ceramica figurata apula e altre stele daunie, tutte illecitamente esportate dall’Italia, che sono state quindi sottoposte a sequestro in Belgio.
L’esame tecnico effettuato in Belgio dal consulente archeologo italiano ha evidenziato l’autenticità e il valore storico-culturale dei 782 reperti archeologici trovati nella disponibilità dell’indagato, tutti provenienti dalla Puglia.
Figurano fra questi un numero elevato di vasi apuli a figure rosse, anfore, ceramiche a vernice nera, ceramiche indigene e attiche, a decorazione dipinta geometrica e figurata, stele figurate in pietra calcarea dell’antica Daunia, oltre a numerosissime terrecotte figurate, testine fittili, statuette alate, ecc.
Tutti beni nazionali databili tra il VI e il III sec. a.C., tutelati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di valore commerciale pari a circa 11 milioni di euro, depredati e smembrati dai contesti originari e ora finalmente rimpatriati.