Riprendiamo un altro vincitore del Festival Internazionale di Habbo City che si rivelò, proprio alla sede dell’evento, l’amico di un gruppo e il pugnalatore dell’altro: Gabriele. Il giovane non si fece sentire da nessuno dopo il Festival, non commentò il successo che gli era piombato addosso, non mostrò nessun segno di stupore o felicità immensa, insomma, tutto l’opposto di quello che accadde ai membri del suo stesso gruppo ed a quelli avversari. Ritornato a casa, sicuramente pieno di gioia per la vincita del terzo premio, seppur una gioia incompleta, con un leggero e sottile filo di amarezza e rabbia a suo tempo, poiché aveva visto quanta sinergia e quanta complicità era trasparita dal duo di Vanessa e Kai, quanto amore proveniva dalle loro note, dalla loro canzone, dalla loro sola presenza sul palco come coppia: questo non faceva di certo bene all’animo di Gabriele, di certo non sapeva accontentarsi, il premio vinto non gli bastava, non lo faceva stare pienamente bene, non lo faceva sentire davvero vittorioso, sembrava, ai suoi occhi, come se avesse partecipato e basta. Ci fu una breve festicciola con la sua famiglia, un pieno di followers sui social, messaggi di apprezzamento, chiamate senza risposta da dover riprendere una ad una, insomma, il successo lo aveva raggiunto, Gabriele lo stava toccando con un dito eppure non gli sembrava abbastanza, sentiva come una mancanza, che non risiedeva soltanto nel premio più elevato, ma anche in quella che, in tutte le chiamate e i messaggi che esso aveva ricevuto, non ve ne era nemmeno uno di una casa discografica. Iniziava ad allarmarsi, vedeva come Zack e Kami scrivevano sul gruppo dei loro possibili contratti, di quale fosse quello più vantaggioso, quello che poteva offrire maggiori e più spiragli di influenza mondiale, mentre Gabriele poteva solo decidere cosa fare della sua vita senza una casa discografica pronta a supportarlo. Si vide come rifiutato da un mondo che non aveva neanche la voglia e la curiosità di scoprirlo, di scoprire la sua musica, un mondo che rifiutava di investire su di un cantante, giovane ed emergente, senza neanche offrirgli una sola occasione, assegnandogli un premio forse per pietà, forse perché gli altri due membri del trio lo meritavano più di lui, forse perché in quel trio lui non c’entrava nulla, non valeva nulla, né da un punto di vista puramente professionale né soprattutto da un punto di vista relazionale. Questa era l’idea che Gabriele si era fatto, l’idea che aveva plasmato nella sua mente e della quale se ne stava convincendo a pieni titoli. Arrivò in camera sua dopo i lunghi ringraziamenti e i doverosi saluti, si rinchiuse in camera sua con il pretesto di ottenere un minimo di privacy, un attimo di tranquillità, lontano dal tumulto del finto e momentaneo successo. Si distese sul letto, mise le mani dietro la nuca, incrociò le gambe e sbuffando ripetutamente, guardava il soffitto, uno sguardo perso nel vuoto della sua mente, uno sguardo che non volgeva all’esterno ma all’interno:
Gabriele: "..A cosa sono servito allora?" -questo è ciò che iniziava a pensare- "..A cosa sono servito se hanno fatto tutto loro? Forse non sono abbastanza bravo per stare al loro stesso passo? Mi rifiuto di accettarlo! Sono un cantante e mi merito di esserlo! Non ho mai chiesto nulla a nessuno, ho sempre ottenuto ciò che volevo anche se questo comportasse rischio e scavalcamenti! Però.. Questa volta non dipende solo da me.. Non sono io a chiamare le case discografiche come se fossi un mendicante qualunque.. Devono essere loro a chiamarmi, a volermi! E poi.. Sicuramente la stessa valanga di successo che sta travolgendo Kami e Zack, al 100% starà travolgendo anche quegli altri due.. Anche se non mi spiego come mai siano saliti solo loro sul palco e non anche James.. Beh questo spiega molte cose! Sicuramente avranno voluto tenersi tutto per loro il successo e la fama che ne sarebbe conseguita, sono stati avidi ed egoisti.. Ma cosa ci si poteva aspettare da una coppia come loro.. Dove la donna della mia vita mi tradisce con il ragazzo che ho sempre odiato e disprezzato da lontano.. La donna che mai avrò, ecco, questo e un altro insuccesso! Ne sto collezionando troppi per i miei gusti e questo non va bene Gabriele! Non va bene! Ho sempre amato Vanessa da lontano ma non ho mai avuto occasione di dirglielo.. Ci sono stati altri che lo hanno prima e al posto mio, ma per loro non per me di certo. Zack è stato il primo, poi finita com’è finita; poi Kai, lui è stato davvero perfetto per lui, odio ammetterlo ma è così, l’ha trattata come davvero andava fatto, come avrei fatto anch’io, anche se qualcosa avrei evitato di farglielo fare.. Troppa sfrontatezza non mi piace.. Beh non siamo tutti perfetti!" -e continuò così con i suoi pensieri fino ad arrivare alla conclusione che in poco tempo aveva perso molto di più rispetto a ciò che aveva conquistato: aveva perso l’amore della sua vita, la quale non potrà mai conoscere quali siano stati i suoi veri sentimenti per lei; aveva perso l’occasione per emergere come cantante professionista e non più per semplice hobby; aveva perso l’amicizia, si era allontanato sia dal suo gruppo, formato da Kami e Zack ed ovviamente anche da Kai, Vanessa e James, quest’ultimo da ormai tempo si faceva più sentire, neanche una parola, una chiamata, un complimento, né verso la squadra avversaria né verso il suo stesso gruppo, seppur ormai ex membro; e cosa aveva conquistato? Un misero premio che aveva quasi lanciato sul letto, abbandonato come se fosse un qualsiasi oggetto, non tanto un rifiuto, sembrerebbe troppo eccessivo, ma sicuramente non venne trattato come se fosse una cosa preziosa-.
Gabriele non voleva piangere, non voleva dare a sé stesso tale delusione, non voleva sfogarsi con altri se non con sé stesso, non voleva far sapere le proprie intenzioni a nessuno, non voleva neanche lui, non voleva conoscere il suo futuro perché mirava a vivere il momento, a farsi condurre da un flusso che non aveva meta precisa e direzione fissa. Suo padre, la più importante persona che esso considerava nella sua vita come essenziale, entrò in camera sua perché aveva notato, prima che il giovane salisse, un certo malumore, un qualcosa che lo turbasse, lo leggeva nei suoi occhi, aveva ormai imparato a decifrare i comportamenti del figlio, sapeva come trattarlo nel bene e nel male. Silenziosamente, l’uomo, richiuse la porta, prese la sedia della scrivania e si sedette difronte al letto del figlio, quest’ultimo ancora disteso e senza rivolgere neanche uno sguardo al padre:
Paolo: "Cos’hai Gabry? Vedo che non sei davvero contento della vittoria di ieri e mi chiedo perché? Non era quello che sognavi da sempre? “Diventare cantante è il mio sogno”, questo mi hai sempre ripetuto quando ti proponevo delle possibili carriere future per te, carriere che hai sempre rifiutato perché non ti piace particolarmente studiare.." -Gabriele non rispose al contatto visivo ma con le sole parole-
Gabriele: "Papà mi conosci troppo bene e mentire con te non è possibile, mi scopriresti subito.." -aspettò un po’ per continuare la sua frase, sempre continuando a guardare il soffitto- "Penso che fino a questo momento il mio sogno non si sia ancora realizzato, non sono riuscito ad ottenere nulla, non ho vinto nulla ma ho perso tutto neanche il tempo di iniziare.." -ed il padre confuso rispose-
Paolo: "Perché dici così? Hai comunque vinto uno dei premi proposti al Festival e ti sembra poco? Non hai vinto il premio più ambito? Ma fregatene! Un premio non ti cambia la vita, sei tu a cambiarla con le tue sole forze e la tua volontà e null’altro!" -eppure queste parole, per quanto giuste sembrassero a Gabriele, non riuscivano a convincerlo del tutto, non riusciva a concepire le parole del padre come un qualcosa in cui credere e soprattutto per le quali convincersi, non ci riusciva, era più forte di lui, era come un’ideologia che non puoi seguire per principio e non per scelta coscienziosa-
Gabriele: "Tu cosa ne puoi sapere di ciò che davvero posso fare e di ciò che davvero voglio?"
Paolo: "Sei tu che decidi cosa volere e cosa rifiutare ma non puoi venirmi a dire che il successo, la carriera, i tuoi sogni, possano avverarsi stando qui, in camera tua, disteso sul tuo letto, aspettando un qualche miracolo da cielo! Nulla è mai stato meritato ed ottenuto così: hai vinto un premio, seppur tu lo consideri banale o inadatto a te, è pur sempre un premio ambito.." -il ragazzo si alterò per un momento-
Gabriele: "Ma sai almeno per quale motivo io sto così? Credi che sia solo per il premio? No! Non è per quello! O meglio, non solo per quello! Tu non sai come io mi senta nel vedere gli altri ricevere chiamate e messaggi dalle più importanti case discografiche della città e fuori, mentre io ricevo chiamate solo dalle mie zie che mi fanno i complimenti solo perché mie parenti e perché mi voglio bene! Ma ti rendi conto in che stato sono?! Questo mi fa capire che io ho vinto quel maledettissimo premio semplicemente perché avevo accanto Kami e Zack e non per merito esclusivamente mio!" -il padre stava iniziando a comprendere quale fosse lo stato emotivo del figlio, iniziava a capire quanto si sentisse impotente difronte non solo alla non attenzione da parte delle case discografiche, ma soprattutto anche difronte quello che era il talento degli altri due non paragonabile al suo medesimo, era come sentirsi più debole ed indifeso degli altri o meglio è come se lui avesse la necessità di essere protetto seppur esso non volesse ma non ne poteva fare a meno-
Paolo: "Ora so quali sono davvero i tuoi timori Gabriele.. Non potevo mai immaginare che.." -lo interruppe bruscamente il figlio-
Gabriele: "È ovvio che non potevi immaginarlo! Nessuno mi chiede mai nulla, non ho mai sentito un filo di preoccupazione nelle parole di nessuno, vedo solo ammirazione e felicità quando faccio le cose bene come voglio io e come volete voi ma appena metto un piede sbagliato e cado tutti fanno finta di non accorgersene e io rimango a terra e se mi alzo è bene altrimenti amen!" -sembrava quasi distaccarsi da quella che fosse la matrice del discorso e delle sue apprensioni, sembrava venir fuori una rabbia repressa o forse esagerata a livelli estremi semplicemente perché quello che era stato detto dalla famiglia fosse stato solo “complimenti” e tanto altro, ma nessuna parola di curiosità o interessamento puro, né da parenti lontani né da quelli ristretti nell’ambito casalingo. Forse era stata questa la più grande mancanza del ragazzo, il non sentire nemmeno una persona interessarsi di ciò che stesse provando o pensando in quei momenti, non aver trovato nessuno che potesse aiutarlo seppur paradossalmente voglia fare tutto da sé: Gabriele è un tipo che vuole ma non chiede seppur allora stesso tempo pretende di ricevere, questa è la considerazione di Paolo che ha di suo figlio, una descrizione più azzeccata non può esserci-
Paolo: "Penso che tu abbia bisogno di riflettere ancora un po’.. Tornerò quando ti sarai liberato di tutta questa rabbia e malumore represso.." -si alzò dalla sedia, senza che il figlio gli rivolgesse lo sguardo, la rimise al suo posto perché a Gabriele piaceva che le sue cose fossero nell’esatto punto in cui esse erano posizionate ed uscì dalla camera, lasciando nuovamente solo il figlio intrinseco nei suoi pensieri più contorti-.
Lasciamo andare per qualche momento Gabriele e la sua moltitudine di pensieri ed affacciamoci ad un altro personaggio, ad una ragazza che sembra avere un ruolo marginale in questa storia eppure è una dei cardini basilari, ovvero Kami. La ragazza appena ritornata a casa, al contrario dell’iracondo altro membro del suo gruppo Gabriele, si è dimostrata super felice e soddisfatta del traguardo raggiunto, ha perciò festeggiato con grande gioia con tutti i membri della sua famiglia bevendo e ridendo com’è giusto che sia per festeggiare l’inizio di un nuovo percorso tutto in salita, proprio come gli fu detto dal padre nel pieno della grande festicciola, con aria severa ma non troppo, giusta nei limiti e con un filo trasparente di orgoglio, orgoglio per la figlia, per ciò che era stata riuscita a fare con le sue sole forze, con la sua meravigliosa e candida voce, armata solo dei suoi sogni. Kami aveva ricevuto fin da subito chiamate e messaggi da importanti case discografiche, prima fra tutte la Habbo Sluke Corporation, una delle più importanti di tutta Habbo City, o per meglio dire di tutta la nazione. Dalle sue ricerche notò come tale casa discografica si scopre aver sfornato cantanti tra i più noti e vanta splendide collaborazioni con la famosissima Penelope Kantao. Tutto ciò la convinse ad accettare la proposta che le è stata fatta dalla Habbo Sluke Corporation e quindi, oltre alla vittoria della sera prima, aggiungere anche il primo contratto discografico non aveva paragoni, era un sogno che prendeva vita, una battaglia durata molti anni, anche contro i suoi stessi genitori in quanto inizialmente, com’è giusto che sia, si dimostravano abbastanza scettici nei riguardi di tale carriera, del suo sogno, preoccupati per quello che sarebbe stato il suo futuro, incerto più che mai. Durante i festeggiamenti i parenti e gli amici indussero la ragazza a fare un discorso, come goliardicamente si fa alle feste, il festeggiato appunto è indotto a parlare, a fare dei ringraziamenti, a dire tutto ciò che vuole davanti agli invitati. Forzata per forzata, Kami, accompagnata dalla sua stessa risata e da quelle di chi la circondava, prese una sedia, si sedette al centro del grande salotto, ponendosi difronte alla lunga tavolata allestita dalla madre, con l’aiuto dell’amata zia e nonna, ed iniziò a parlare:
Kami: "Okok!" -ridendo pubblicamente- "Allora, vediamo cosa posso inventarmi.." -e subito rispose il cugino-
Luigi: "Nono! Non iniziare con le balle! Devi parlare seriamente e dire cose sensate, altrimenti mi alzo e me ne vado eh!" -provocando una risata generale da parte di tutti-
Kami: "Okok, ci sono ahah! Allora.. vediamo un po’ da dove iniziare.." -nel mentre riceveva suggerimenti da alcuni parenti che le consigliavano di partire da quando ha iniziato a covare il suo sogno, quando ha pensato alla sua carriera, insomma partire dagli antipodi- "Sisi, giusto! Quando ho iniziato a pensare di diventare una cantante? Allora, avevo, se non sbaglio, 15 anni, sì, 15 anni. Vedendo le performances di cantanti internazionali come Beyoncé, Shakira, Jennifer Lopez ecc.. ho iniziato ad amare quel tipo di spettacolo, quella grinta, quell’energia che traspariva dalla loro voce e dai loro passi di danza.. Perfetti! Adoravo gli stacchetti di Beyoncé, per non parlare della danza del ventre di Shakira o la forza di J.Lo.. Un qualcosa di indescrivibile, un qualcosa che mi ha indotto a credere che io potessi fare lo stesso.." -commentò un altro cugino goliardicamente-
Damiano: "Se certo aspetta e spera!" -e risero tutti per poi riprendere il filo del discorso-
Kami: "A parte gli scherzi! Penso che il talento non sia solo avere una bella voce o saper cantare, perché se vogliamo possiamo farlo tutti, possiamo tutti imparare a fare una nota intonata, un qualcosa di orecchiabile o scrivere una sola strofa di una canzone! Il vero talento è saper rapire il pubblico, saperlo attrarre a sé come se fossi una qualche divinità, il vero talento è avere gli occhi di tutti puntati su te stesso non perché sei bello o perché hai delle belle gambe, ma perché sai parlare con il pubblico, sai interagire con loro, sai intrattenerli, sai farti piacere.. Secondo me questo è il talento ed era questo a cui io ho sempre puntato e sempre punterò!" -concludendo qui la sua prima parte del discorso aprendo una nuova parentesi- "Per quanto invece riguarda il mio percorso, beh, non è stato sicuramente facile.. Ho da subito incontrato la disapprovazione da parte dei miei genitori, ma che non condanno assolutamente perché è totalmente comprensibile! Forse anch’io avrei fatto lo stesso con mio figlio o mia figlia, perché si sa che non è facile emergere in mezzo a tante persone, non è facile affrontare un percorso difficile come questo ma non per la complessità di ciò che si fa, ma per i numerosi muri che ci si ritrova davanti a sbaragliarti la strada.." -guardò teneramente i suoi genitori negli occhi lucidi di entrambi, perché ciò che stesse dicendo risultasse essere la verità e non solo una frase fatta come tante- ...
Gabriele: "..A cosa sono servito allora?" -questo è ciò che iniziava a pensare- "..A cosa sono servito se hanno fatto tutto loro? Forse non sono abbastanza bravo per stare al loro stesso passo? Mi rifiuto di accettarlo! Sono un cantante e mi merito di esserlo! Non ho mai chiesto nulla a nessuno, ho sempre ottenuto ciò che volevo anche se questo comportasse rischio e scavalcamenti! Però.. Questa volta non dipende solo da me.. Non sono io a chiamare le case discografiche come se fossi un mendicante qualunque.. Devono essere loro a chiamarmi, a volermi! E poi.. Sicuramente la stessa valanga di successo che sta travolgendo Kami e Zack, al 100% starà travolgendo anche quegli altri due.. Anche se non mi spiego come mai siano saliti solo loro sul palco e non anche James.. Beh questo spiega molte cose! Sicuramente avranno voluto tenersi tutto per loro il successo e la fama che ne sarebbe conseguita, sono stati avidi ed egoisti.. Ma cosa ci si poteva aspettare da una coppia come loro.. Dove la donna della mia vita mi tradisce con il ragazzo che ho sempre odiato e disprezzato da lontano.. La donna che mai avrò, ecco, questo e un altro insuccesso! Ne sto collezionando troppi per i miei gusti e questo non va bene Gabriele! Non va bene! Ho sempre amato Vanessa da lontano ma non ho mai avuto occasione di dirglielo.. Ci sono stati altri che lo hanno prima e al posto mio, ma per loro non per me di certo. Zack è stato il primo, poi finita com’è finita; poi Kai, lui è stato davvero perfetto per lui, odio ammetterlo ma è così, l’ha trattata come davvero andava fatto, come avrei fatto anch’io, anche se qualcosa avrei evitato di farglielo fare.. Troppa sfrontatezza non mi piace.. Beh non siamo tutti perfetti!" -e continuò così con i suoi pensieri fino ad arrivare alla conclusione che in poco tempo aveva perso molto di più rispetto a ciò che aveva conquistato: aveva perso l’amore della sua vita, la quale non potrà mai conoscere quali siano stati i suoi veri sentimenti per lei; aveva perso l’occasione per emergere come cantante professionista e non più per semplice hobby; aveva perso l’amicizia, si era allontanato sia dal suo gruppo, formato da Kami e Zack ed ovviamente anche da Kai, Vanessa e James, quest’ultimo da ormai tempo si faceva più sentire, neanche una parola, una chiamata, un complimento, né verso la squadra avversaria né verso il suo stesso gruppo, seppur ormai ex membro; e cosa aveva conquistato? Un misero premio che aveva quasi lanciato sul letto, abbandonato come se fosse un qualsiasi oggetto, non tanto un rifiuto, sembrerebbe troppo eccessivo, ma sicuramente non venne trattato come se fosse una cosa preziosa-.
Gabriele non voleva piangere, non voleva dare a sé stesso tale delusione, non voleva sfogarsi con altri se non con sé stesso, non voleva far sapere le proprie intenzioni a nessuno, non voleva neanche lui, non voleva conoscere il suo futuro perché mirava a vivere il momento, a farsi condurre da un flusso che non aveva meta precisa e direzione fissa. Suo padre, la più importante persona che esso considerava nella sua vita come essenziale, entrò in camera sua perché aveva notato, prima che il giovane salisse, un certo malumore, un qualcosa che lo turbasse, lo leggeva nei suoi occhi, aveva ormai imparato a decifrare i comportamenti del figlio, sapeva come trattarlo nel bene e nel male. Silenziosamente, l’uomo, richiuse la porta, prese la sedia della scrivania e si sedette difronte al letto del figlio, quest’ultimo ancora disteso e senza rivolgere neanche uno sguardo al padre:
Paolo: "Cos’hai Gabry? Vedo che non sei davvero contento della vittoria di ieri e mi chiedo perché? Non era quello che sognavi da sempre? “Diventare cantante è il mio sogno”, questo mi hai sempre ripetuto quando ti proponevo delle possibili carriere future per te, carriere che hai sempre rifiutato perché non ti piace particolarmente studiare.." -Gabriele non rispose al contatto visivo ma con le sole parole-
Gabriele: "Papà mi conosci troppo bene e mentire con te non è possibile, mi scopriresti subito.." -aspettò un po’ per continuare la sua frase, sempre continuando a guardare il soffitto- "Penso che fino a questo momento il mio sogno non si sia ancora realizzato, non sono riuscito ad ottenere nulla, non ho vinto nulla ma ho perso tutto neanche il tempo di iniziare.." -ed il padre confuso rispose-
Paolo: "Perché dici così? Hai comunque vinto uno dei premi proposti al Festival e ti sembra poco? Non hai vinto il premio più ambito? Ma fregatene! Un premio non ti cambia la vita, sei tu a cambiarla con le tue sole forze e la tua volontà e null’altro!" -eppure queste parole, per quanto giuste sembrassero a Gabriele, non riuscivano a convincerlo del tutto, non riusciva a concepire le parole del padre come un qualcosa in cui credere e soprattutto per le quali convincersi, non ci riusciva, era più forte di lui, era come un’ideologia che non puoi seguire per principio e non per scelta coscienziosa-
Gabriele: "Tu cosa ne puoi sapere di ciò che davvero posso fare e di ciò che davvero voglio?"
Paolo: "Sei tu che decidi cosa volere e cosa rifiutare ma non puoi venirmi a dire che il successo, la carriera, i tuoi sogni, possano avverarsi stando qui, in camera tua, disteso sul tuo letto, aspettando un qualche miracolo da cielo! Nulla è mai stato meritato ed ottenuto così: hai vinto un premio, seppur tu lo consideri banale o inadatto a te, è pur sempre un premio ambito.." -il ragazzo si alterò per un momento-
Gabriele: "Ma sai almeno per quale motivo io sto così? Credi che sia solo per il premio? No! Non è per quello! O meglio, non solo per quello! Tu non sai come io mi senta nel vedere gli altri ricevere chiamate e messaggi dalle più importanti case discografiche della città e fuori, mentre io ricevo chiamate solo dalle mie zie che mi fanno i complimenti solo perché mie parenti e perché mi voglio bene! Ma ti rendi conto in che stato sono?! Questo mi fa capire che io ho vinto quel maledettissimo premio semplicemente perché avevo accanto Kami e Zack e non per merito esclusivamente mio!" -il padre stava iniziando a comprendere quale fosse lo stato emotivo del figlio, iniziava a capire quanto si sentisse impotente difronte non solo alla non attenzione da parte delle case discografiche, ma soprattutto anche difronte quello che era il talento degli altri due non paragonabile al suo medesimo, era come sentirsi più debole ed indifeso degli altri o meglio è come se lui avesse la necessità di essere protetto seppur esso non volesse ma non ne poteva fare a meno-
Paolo: "Ora so quali sono davvero i tuoi timori Gabriele.. Non potevo mai immaginare che.." -lo interruppe bruscamente il figlio-
Gabriele: "È ovvio che non potevi immaginarlo! Nessuno mi chiede mai nulla, non ho mai sentito un filo di preoccupazione nelle parole di nessuno, vedo solo ammirazione e felicità quando faccio le cose bene come voglio io e come volete voi ma appena metto un piede sbagliato e cado tutti fanno finta di non accorgersene e io rimango a terra e se mi alzo è bene altrimenti amen!" -sembrava quasi distaccarsi da quella che fosse la matrice del discorso e delle sue apprensioni, sembrava venir fuori una rabbia repressa o forse esagerata a livelli estremi semplicemente perché quello che era stato detto dalla famiglia fosse stato solo “complimenti” e tanto altro, ma nessuna parola di curiosità o interessamento puro, né da parenti lontani né da quelli ristretti nell’ambito casalingo. Forse era stata questa la più grande mancanza del ragazzo, il non sentire nemmeno una persona interessarsi di ciò che stesse provando o pensando in quei momenti, non aver trovato nessuno che potesse aiutarlo seppur paradossalmente voglia fare tutto da sé: Gabriele è un tipo che vuole ma non chiede seppur allora stesso tempo pretende di ricevere, questa è la considerazione di Paolo che ha di suo figlio, una descrizione più azzeccata non può esserci-
Paolo: "Penso che tu abbia bisogno di riflettere ancora un po’.. Tornerò quando ti sarai liberato di tutta questa rabbia e malumore represso.." -si alzò dalla sedia, senza che il figlio gli rivolgesse lo sguardo, la rimise al suo posto perché a Gabriele piaceva che le sue cose fossero nell’esatto punto in cui esse erano posizionate ed uscì dalla camera, lasciando nuovamente solo il figlio intrinseco nei suoi pensieri più contorti-.
Lasciamo andare per qualche momento Gabriele e la sua moltitudine di pensieri ed affacciamoci ad un altro personaggio, ad una ragazza che sembra avere un ruolo marginale in questa storia eppure è una dei cardini basilari, ovvero Kami. La ragazza appena ritornata a casa, al contrario dell’iracondo altro membro del suo gruppo Gabriele, si è dimostrata super felice e soddisfatta del traguardo raggiunto, ha perciò festeggiato con grande gioia con tutti i membri della sua famiglia bevendo e ridendo com’è giusto che sia per festeggiare l’inizio di un nuovo percorso tutto in salita, proprio come gli fu detto dal padre nel pieno della grande festicciola, con aria severa ma non troppo, giusta nei limiti e con un filo trasparente di orgoglio, orgoglio per la figlia, per ciò che era stata riuscita a fare con le sue sole forze, con la sua meravigliosa e candida voce, armata solo dei suoi sogni. Kami aveva ricevuto fin da subito chiamate e messaggi da importanti case discografiche, prima fra tutte la Habbo Sluke Corporation, una delle più importanti di tutta Habbo City, o per meglio dire di tutta la nazione. Dalle sue ricerche notò come tale casa discografica si scopre aver sfornato cantanti tra i più noti e vanta splendide collaborazioni con la famosissima Penelope Kantao. Tutto ciò la convinse ad accettare la proposta che le è stata fatta dalla Habbo Sluke Corporation e quindi, oltre alla vittoria della sera prima, aggiungere anche il primo contratto discografico non aveva paragoni, era un sogno che prendeva vita, una battaglia durata molti anni, anche contro i suoi stessi genitori in quanto inizialmente, com’è giusto che sia, si dimostravano abbastanza scettici nei riguardi di tale carriera, del suo sogno, preoccupati per quello che sarebbe stato il suo futuro, incerto più che mai. Durante i festeggiamenti i parenti e gli amici indussero la ragazza a fare un discorso, come goliardicamente si fa alle feste, il festeggiato appunto è indotto a parlare, a fare dei ringraziamenti, a dire tutto ciò che vuole davanti agli invitati. Forzata per forzata, Kami, accompagnata dalla sua stessa risata e da quelle di chi la circondava, prese una sedia, si sedette al centro del grande salotto, ponendosi difronte alla lunga tavolata allestita dalla madre, con l’aiuto dell’amata zia e nonna, ed iniziò a parlare:
Kami: "Okok!" -ridendo pubblicamente- "Allora, vediamo cosa posso inventarmi.." -e subito rispose il cugino-
Luigi: "Nono! Non iniziare con le balle! Devi parlare seriamente e dire cose sensate, altrimenti mi alzo e me ne vado eh!" -provocando una risata generale da parte di tutti-
Kami: "Okok, ci sono ahah! Allora.. vediamo un po’ da dove iniziare.." -nel mentre riceveva suggerimenti da alcuni parenti che le consigliavano di partire da quando ha iniziato a covare il suo sogno, quando ha pensato alla sua carriera, insomma partire dagli antipodi- "Sisi, giusto! Quando ho iniziato a pensare di diventare una cantante? Allora, avevo, se non sbaglio, 15 anni, sì, 15 anni. Vedendo le performances di cantanti internazionali come Beyoncé, Shakira, Jennifer Lopez ecc.. ho iniziato ad amare quel tipo di spettacolo, quella grinta, quell’energia che traspariva dalla loro voce e dai loro passi di danza.. Perfetti! Adoravo gli stacchetti di Beyoncé, per non parlare della danza del ventre di Shakira o la forza di J.Lo.. Un qualcosa di indescrivibile, un qualcosa che mi ha indotto a credere che io potessi fare lo stesso.." -commentò un altro cugino goliardicamente-
Damiano: "Se certo aspetta e spera!" -e risero tutti per poi riprendere il filo del discorso-
Kami: "A parte gli scherzi! Penso che il talento non sia solo avere una bella voce o saper cantare, perché se vogliamo possiamo farlo tutti, possiamo tutti imparare a fare una nota intonata, un qualcosa di orecchiabile o scrivere una sola strofa di una canzone! Il vero talento è saper rapire il pubblico, saperlo attrarre a sé come se fossi una qualche divinità, il vero talento è avere gli occhi di tutti puntati su te stesso non perché sei bello o perché hai delle belle gambe, ma perché sai parlare con il pubblico, sai interagire con loro, sai intrattenerli, sai farti piacere.. Secondo me questo è il talento ed era questo a cui io ho sempre puntato e sempre punterò!" -concludendo qui la sua prima parte del discorso aprendo una nuova parentesi- "Per quanto invece riguarda il mio percorso, beh, non è stato sicuramente facile.. Ho da subito incontrato la disapprovazione da parte dei miei genitori, ma che non condanno assolutamente perché è totalmente comprensibile! Forse anch’io avrei fatto lo stesso con mio figlio o mia figlia, perché si sa che non è facile emergere in mezzo a tante persone, non è facile affrontare un percorso difficile come questo ma non per la complessità di ciò che si fa, ma per i numerosi muri che ci si ritrova davanti a sbaragliarti la strada.." -guardò teneramente i suoi genitori negli occhi lucidi di entrambi, perché ciò che stesse dicendo risultasse essere la verità e non solo una frase fatta come tante- ...