La Rabbia è un film del 1963 scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini e Giovannino Guareschi
il film analizza, in modo fortemente critico e polemico, i fenomeni e i conflitti sociali e politici del mondo contemporaneo. Guareschi criticò con l'abituale sferzante umorismo lo svilimento dell'arte a fini commerciali, il consumismo, naturalmente il comunismo, la decolonizzazione, la cementificazione del paesaggio, la "corsa allo spazio" e più in generale il conformismo e la modernità "senz'anima" che elimina ogni prospettiva diversa dal materialismo e in ultima istanza porta alla sfiducia verso il futuro.
Nella sua parte di documentario, Pasolini parla della rivoluzione ungherese e di quella cubana, elogia il progressismo, la decolonizzazione e la lotta di classe, prende ad esempio la morte di Marilyn Monroe per parlare di morte della bellezza, lamenta la scomparsa del mondo contadino e rivolge aspre critiche all'industrializzazione, al conservatorismo, all'anticomunismo e alla borghesia.
Il film uscì nel 1963, ma trascorsero solo poche settimane prima che venisse ritirato dalle sale. Il motivo di questa scomparsa non è del tutto chiaro: si è ipotizzato il timore che la vittoria di Guareschi, visto come "reazionario", avrebbe causato uno scandalo tale da condurre Ferranti alla rovina. La parte di Pasolini ebbe negli anni a venire una limitata circolazione, mentre di quella di Guareschi si persero le tracce.
Si dovette attendere la 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2008) per vedere riemergere la pellicola
il film analizza, in modo fortemente critico e polemico, i fenomeni e i conflitti sociali e politici del mondo contemporaneo. Guareschi criticò con l'abituale sferzante umorismo lo svilimento dell'arte a fini commerciali, il consumismo, naturalmente il comunismo, la decolonizzazione, la cementificazione del paesaggio, la "corsa allo spazio" e più in generale il conformismo e la modernità "senz'anima" che elimina ogni prospettiva diversa dal materialismo e in ultima istanza porta alla sfiducia verso il futuro.
Nella sua parte di documentario, Pasolini parla della rivoluzione ungherese e di quella cubana, elogia il progressismo, la decolonizzazione e la lotta di classe, prende ad esempio la morte di Marilyn Monroe per parlare di morte della bellezza, lamenta la scomparsa del mondo contadino e rivolge aspre critiche all'industrializzazione, al conservatorismo, all'anticomunismo e alla borghesia.
Il film uscì nel 1963, ma trascorsero solo poche settimane prima che venisse ritirato dalle sale. Il motivo di questa scomparsa non è del tutto chiaro: si è ipotizzato il timore che la vittoria di Guareschi, visto come "reazionario", avrebbe causato uno scandalo tale da condurre Ferranti alla rovina. La parte di Pasolini ebbe negli anni a venire una limitata circolazione, mentre di quella di Guareschi si persero le tracce.
Si dovette attendere la 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2008) per vedere riemergere la pellicola