Sembra una data lontanissima. Ed invece, il quadro è già bello che pronto. Nel 2013 gli italiani torneranno alle urne per scegliere il prossimo capo di governo. La domanda, ovviamente, è una: chi sarà il candidato premier del centrodestra? Senza dubbio, ancora lui: Silvio Berlusconi. Una previsione precoce per l’opposizione, una mossa azzardata anche per certe fronde della maggioranza. Eppure è l’unico, in questi due anni, ad essere riuscito a raccogliere consensi, il solo ad essere stato in grado di ribaltare situazioni praticamente date per perse.
Il metodo usato dal Cavaliere è sempre lo stesso. Quello di scendere in campo personalmente, «metterci la faccia» e correre in prima persona. Basti pensare a cosa è successo alle ultime Regionali, con il caos liste nel Lazio e in Lombardia, e con tutte le inchieste giudiziarie piombatogli tra capo e collo nell'ultimo mese. Ma niente. «Mi hanno dato per spacciato», ha commentato con qualche fedelissimo subito dopo l'esito elettorale delle Regionali, «ed invece gli italiani sono con me».
Che Berlusconi sia il candidato naturale anche nel 2013, nel centrodestra lo sanno tutti. Gli amici alleati (i leghisti), i peones di via dell'Umiltà, gli esponenti più anziani, i colonnelli delle due anime del Pdl, Forza Italia e Alleanza nazionale. Sì, anche gli ex aennini ormai sono tutti (o quasi) dalla parte del premier. Basti pensare al caso più fresco, Renata Polverini. Candidata fortemente voluta da Gianfranco Fini per la guida del Lazio, e che alla fine si è ritrovata a vincere, come lei stessa ha ammesso, grazie al Presidente Berlusconi. Un feeling, quello scattato tra Renata e Silvio, che stando ai rumors di Palazzo, porterà la presidente della Regione ad entrare nel gruppo degli ex finiani, ora berluscones fedeli.
Qualcuno tra gli ex An, ascoltando il discorso di Fini dal palco del congresso fondativo del Pdl, un anno fa, pensava e sperava che fosse proprio Gianfranco il prossimo leader del centrodestra, «è la cosa più naturale», bisbigliavano in platea. E questo, non tra vent'anni, o in epoche remote. «Già dal 2013. Berlusconi andrà al Colle. Fini sarà premier». Ed invece, il quadro che si delinea sempre di più, in moto nitido e chiaro, è che il prossimo candidato sarà ancora lui, il Cavaliere. Al Colle? Probabile Gianni Letta. Il rapporto tra i due cofondatori del Pdl, in tutti questi mesi, è andato sempre più in salita. Tutte quelle esternazioni sul partito e sul governo «poco felici» fatte dal presidente della Camera in momenti magari già complicati, a Berlusconi non sono mai andate giù. Idem come sopra, allo stesso partito, compreso alcuni uomini un tempo molto vicini all'ex leader della Destra. Per non parlare poi, delle sue dichiarazioni su temi quali l'immigrazione o le questioni etiche: benzina sul fuoco. In tanti subito dopo il risultato delle ultime elezioni sono andati a «ringraziare il Presidente», per il lavoro fatto. Il coro unanime: «È stato solo merito suo, ha vinto lui. Senza di lui non ce l'avremmo fatta».
In effetti, alla vigilia del voto, le Regioni a rischio c'erano, eccome. In primis, il Lazio. A seguire il Piemonte, e la Campania. Capito il quadro, capita la strategia d'attacco, ecco la scelta del Cavaliere di virare, da una campagna elettorale low profile in una scesa in campo personale. Girando Regione per Regione, «spiegando agli italiani quello che sta succedendo». Come è andata è sotto gli occhi di tutti. Si parla sì di successione, di chi sarà l'erede di Berlusconi. Fino ad ora, tutte solo chiacchiere. La realtà è chiara e qualcuno la ammette senza problemi. «Sono abbastanza sicuro, che nel 2013 sarà di nuovo Silvio Berlusconi il candidato alla presidenza del Consiglio per il centrodestra», spiega Roberto Formigoni. Sulla stessa linea molti ministri, tra loro Gelmini e Rotondi. Certo, mancano ancora tre anni fino al 2013 (anche se Bersani un pensierino già lo sta facendo). Ma se lo scenario resterà invariato, invariato sarà pure il nome trainante, quello che da 20 anni è praticamente il protagonista della storia politica del centrodestra. Giancarla Rondinelli
A te la linea Fenice.
(Immagine che viene e che va con rumore elettrico
Il metodo usato dal Cavaliere è sempre lo stesso. Quello di scendere in campo personalmente, «metterci la faccia» e correre in prima persona. Basti pensare a cosa è successo alle ultime Regionali, con il caos liste nel Lazio e in Lombardia, e con tutte le inchieste giudiziarie piombatogli tra capo e collo nell'ultimo mese. Ma niente. «Mi hanno dato per spacciato», ha commentato con qualche fedelissimo subito dopo l'esito elettorale delle Regionali, «ed invece gli italiani sono con me».
Che Berlusconi sia il candidato naturale anche nel 2013, nel centrodestra lo sanno tutti. Gli amici alleati (i leghisti), i peones di via dell'Umiltà, gli esponenti più anziani, i colonnelli delle due anime del Pdl, Forza Italia e Alleanza nazionale. Sì, anche gli ex aennini ormai sono tutti (o quasi) dalla parte del premier. Basti pensare al caso più fresco, Renata Polverini. Candidata fortemente voluta da Gianfranco Fini per la guida del Lazio, e che alla fine si è ritrovata a vincere, come lei stessa ha ammesso, grazie al Presidente Berlusconi. Un feeling, quello scattato tra Renata e Silvio, che stando ai rumors di Palazzo, porterà la presidente della Regione ad entrare nel gruppo degli ex finiani, ora berluscones fedeli.
Qualcuno tra gli ex An, ascoltando il discorso di Fini dal palco del congresso fondativo del Pdl, un anno fa, pensava e sperava che fosse proprio Gianfranco il prossimo leader del centrodestra, «è la cosa più naturale», bisbigliavano in platea. E questo, non tra vent'anni, o in epoche remote. «Già dal 2013. Berlusconi andrà al Colle. Fini sarà premier». Ed invece, il quadro che si delinea sempre di più, in moto nitido e chiaro, è che il prossimo candidato sarà ancora lui, il Cavaliere. Al Colle? Probabile Gianni Letta. Il rapporto tra i due cofondatori del Pdl, in tutti questi mesi, è andato sempre più in salita. Tutte quelle esternazioni sul partito e sul governo «poco felici» fatte dal presidente della Camera in momenti magari già complicati, a Berlusconi non sono mai andate giù. Idem come sopra, allo stesso partito, compreso alcuni uomini un tempo molto vicini all'ex leader della Destra. Per non parlare poi, delle sue dichiarazioni su temi quali l'immigrazione o le questioni etiche: benzina sul fuoco. In tanti subito dopo il risultato delle ultime elezioni sono andati a «ringraziare il Presidente», per il lavoro fatto. Il coro unanime: «È stato solo merito suo, ha vinto lui. Senza di lui non ce l'avremmo fatta».
In effetti, alla vigilia del voto, le Regioni a rischio c'erano, eccome. In primis, il Lazio. A seguire il Piemonte, e la Campania. Capito il quadro, capita la strategia d'attacco, ecco la scelta del Cavaliere di virare, da una campagna elettorale low profile in una scesa in campo personale. Girando Regione per Regione, «spiegando agli italiani quello che sta succedendo». Come è andata è sotto gli occhi di tutti. Si parla sì di successione, di chi sarà l'erede di Berlusconi. Fino ad ora, tutte solo chiacchiere. La realtà è chiara e qualcuno la ammette senza problemi. «Sono abbastanza sicuro, che nel 2013 sarà di nuovo Silvio Berlusconi il candidato alla presidenza del Consiglio per il centrodestra», spiega Roberto Formigoni. Sulla stessa linea molti ministri, tra loro Gelmini e Rotondi. Certo, mancano ancora tre anni fino al 2013 (anche se Bersani un pensierino già lo sta facendo). Ma se lo scenario resterà invariato, invariato sarà pure il nome trainante, quello che da 20 anni è praticamente il protagonista della storia politica del centrodestra. Giancarla Rondinelli
A te la linea Fenice.
(Immagine che viene e che va con rumore elettrico