L'età media dei giocatori di Mazzarri e Conte è nettamente più bassa rispetto a quella dei protagonisti delle milanesi entrambe sconfitte. Una dimostrazione che qualcosa nel nostro campionato è cambiato: meglio affidarsi alla gioventù che all'esperienza
Ritrovandole entrambe lassù, a qualcuno sarà già tornata la nostalgia dei bei tempi, di quando a regalare lo scudetto a Napoli e Juve erano Maradona e Platini. protagonisti di ieri, di cui magari non avranno ricordi diretti tutti i protagonisti di oggi, visto che, 25 anni fa, hamsik e Cavani non erano nemmeno nati, e Marchisio e Vidal erano ancora due bebè, ma il nuovo che avanza in realtà è un deja vu, un revival di metà anni '80: il Napoli di Ferlaino, e non ancora di De Laurentiis, contro la Juve dell'Avvocato, ora tornata di un Agnelli. C'è qualcosa di nuovo, anzi d'antico, in quest'inizio di campionato: un duello che ha mantenuto il fascino del passato, ma pure una sfida, per ora lanciata e vinta, a quello che è stato il passato recente e vincente del nostro calcio. perché per ora, le prime 5 giornate hanno detto che questo non è, o forse non è più, uno scudetto per vecchi.
Perché le due milanesi sono innegabilmente invecchiate, come dimostra l'età media delle squadre abbattute da Napoli e Juve. di titolari sotto i 30 anni, sabato Ranieri ha mandato in campo solo Nagatomo, Obi, Alvarez e Pazzini. 4 su 11, la stessa proporzione fatale ad Allegri, che a parte Thiago Silva, Nocerino, Boateng e Cassano, ha puntato su 7 ultratrentenni proprio contro la Juve dei giovani, che sopra i 30 aveva appena Buffon, Barzagli e Pirlo, pur essendo già stato surclassato dalla freschezza dei ragazzi di Mazzarri. E' ancora presto per dire che per Juve e Napoli è iniziata una nuova età dell'oro, ma certo Milan e Inter forse possono già prendere esempio dai loro rivali: "Largo ai giovani", e non più "Giovani, alla larga".
Ritrovandole entrambe lassù, a qualcuno sarà già tornata la nostalgia dei bei tempi, di quando a regalare lo scudetto a Napoli e Juve erano Maradona e Platini. protagonisti di ieri, di cui magari non avranno ricordi diretti tutti i protagonisti di oggi, visto che, 25 anni fa, hamsik e Cavani non erano nemmeno nati, e Marchisio e Vidal erano ancora due bebè, ma il nuovo che avanza in realtà è un deja vu, un revival di metà anni '80: il Napoli di Ferlaino, e non ancora di De Laurentiis, contro la Juve dell'Avvocato, ora tornata di un Agnelli. C'è qualcosa di nuovo, anzi d'antico, in quest'inizio di campionato: un duello che ha mantenuto il fascino del passato, ma pure una sfida, per ora lanciata e vinta, a quello che è stato il passato recente e vincente del nostro calcio. perché per ora, le prime 5 giornate hanno detto che questo non è, o forse non è più, uno scudetto per vecchi.
Perché le due milanesi sono innegabilmente invecchiate, come dimostra l'età media delle squadre abbattute da Napoli e Juve. di titolari sotto i 30 anni, sabato Ranieri ha mandato in campo solo Nagatomo, Obi, Alvarez e Pazzini. 4 su 11, la stessa proporzione fatale ad Allegri, che a parte Thiago Silva, Nocerino, Boateng e Cassano, ha puntato su 7 ultratrentenni proprio contro la Juve dei giovani, che sopra i 30 aveva appena Buffon, Barzagli e Pirlo, pur essendo già stato surclassato dalla freschezza dei ragazzi di Mazzarri. E' ancora presto per dire che per Juve e Napoli è iniziata una nuova età dell'oro, ma certo Milan e Inter forse possono già prendere esempio dai loro rivali: "Largo ai giovani", e non più "Giovani, alla larga".